La maschera di Anonymous e i selfie dell'Isis
Dalla maschera di Anonymous ai selfie del terrore degli assassini dell'Isis. Nel cyberspazio cambiano anche i punti di riferimento del politicamente corretto e della morale comune. Reportage di Martino Seniga
Le fake news, il terrorismo in rete, la cybersicurezza. Sono rischi globali che segnano il tempo in cui viviamo. Un segnale di speranza arriva dalla rete stessa, alcune comunità di hacker, tra queste la più importante Anonymus, hanno scelto di combattere questi fenomeni. Il loro ruolo è controverso così come la loro stessa pretesa di anonimato.
L'antropologa canadese Gabriella Coleman, autrice di "I mille volti di Anonymous", pubblicato in Italia da Stampa Alternativa, ha seguito per anni le attività in rete degli Anon: gli attivisti che si riconoscono in Anonymous e pianificano le sue campagne nelle chat del movimento. Il suo racconto ci parla di vari gruppi di attivisti senza capi e organizzatori ma in grado di ativarsi per realizzare campagne di grande impatto sociale e mediatico come quella contro il terrorismo iniziata dopo la strage di Charlie Hebdo a Parigi.
Geert Lovink animatore dell' Institute of Network Cultures ragiona sul rapporto tra il selfie e la maschera: ai terroristi suicidi, che prima di compiere i loro crimini, registrano un video di rivendicazione della propria follia omicida, i militanti 'mascherati' di Anonymous rispondono mettendo in opera una contro-campagna di disturbo e controinformazione.
Su questi temi si è discusso anche a Roma presso l'università di Roma Tre e la John Cabbot University nel corso dell'incontro internazionale "Fear and Loathing of the Online Self" organizzato da Teresa Numerico, Donatella della Ratta e Peter Sarram.
L'antropologa canadese Gabriella Coleman, autrice di "I mille volti di Anonymous", pubblicato in Italia da Stampa Alternativa, ha seguito per anni le attività in rete degli Anon: gli attivisti che si riconoscono in Anonymous e pianificano le sue campagne nelle chat del movimento. Il suo racconto ci parla di vari gruppi di attivisti senza capi e organizzatori ma in grado di ativarsi per realizzare campagne di grande impatto sociale e mediatico come quella contro il terrorismo iniziata dopo la strage di Charlie Hebdo a Parigi.
Geert Lovink animatore dell' Institute of Network Cultures ragiona sul rapporto tra il selfie e la maschera: ai terroristi suicidi, che prima di compiere i loro crimini, registrano un video di rivendicazione della propria follia omicida, i militanti 'mascherati' di Anonymous rispondono mettendo in opera una contro-campagna di disturbo e controinformazione.
Su questi temi si è discusso anche a Roma presso l'università di Roma Tre e la John Cabbot University nel corso dell'incontro internazionale "Fear and Loathing of the Online Self" organizzato da Teresa Numerico, Donatella della Ratta e Peter Sarram.