Amatrice: non si arrende e aspetta suo fratello Sayed, l'ultimo disperso del terremoto
"L'ultima cosa che ricordo di lui - dice Zia, arrivato dall'Austria una settimana fa, - era l'impegno con nostro padre quando era malato, in Iran".
Si chiama Zia, sta in silenzio e guarda attento il lavoro dei soccorritori. Sotto le macerie ci potrebbe essere suo fratello, di cui si sono perse le tracce dal giorno della scossa più forte. Si chiama Sayed, afghano, in fuga dalla guerra, l'ultimo disperso del terremoto di Amatrice. Una volta in Italia, il ragazzo era stato collocato nel paese abruzzese insieme ad altri connazionali e, da poco, aveva trovato lavoro come pizzaiolo a Torino. Sarebbe dovuto partire qualche giorno prima, ma è stato trattenuto dal desiderio di partecipare alla festa degli spaghetti all'amatriciana.
"Era un ragazzo stupendo, solare, di una simpatia unica" dicono i ragazzi della cooperativa che si occupava di lui e degli altri afghani. Perché in quella casa vivevano in 5, anche se alle 3.36 della notte maledetta erano in 4: Adil s'è salvato buttandosi dal balcone, Sultan, un altro ragazzo che fa l'interprete, è riuscito ad uscire da solo dalle macerie ed è ora ricoverato al San Camillo di Roma, Whaid è stato sbalzato fuori di casa dalla scossa e i soccorritori l'hanno recuperato in mezzo al prato. Di Sayed, il quarto, ancora non c'è traccia.
"Era un ragazzo stupendo, solare, di una simpatia unica" dicono i ragazzi della cooperativa che si occupava di lui e degli altri afghani. Perché in quella casa vivevano in 5, anche se alle 3.36 della notte maledetta erano in 4: Adil s'è salvato buttandosi dal balcone, Sultan, un altro ragazzo che fa l'interprete, è riuscito ad uscire da solo dalle macerie ed è ora ricoverato al San Camillo di Roma, Whaid è stato sbalzato fuori di casa dalla scossa e i soccorritori l'hanno recuperato in mezzo al prato. Di Sayed, il quarto, ancora non c'è traccia.