Atlete cinesi premiate con spilla di Mao Zedong sulla tuta. Cio valuta violazione Carta Olimpica
Bao Shanju e Zhong Tianshi hanno conquistato l'oro nel ciclismo su pista. Durante la premiazione hanno sfoggiato la spilla raffigurante l'ex Presidente della Repubblica popolare cinese Mao Zedong
Nuovo episodio ha fatto scattare la richiesta di chiarimenti da parte del Comitato olimpico internazionale (Cio). Così le atlete cinesi Bao Shanju e Zhong Tianshi, oro nel ciclismo su pista, stanno facendo parlare di loro - all'estero - non tanto per l'ottima performance ottenuta quanto per aver indossato durante la premiazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020 la spilla raffigurante Mao Zeodong, ex Presidente della Repubblica popolare cinese.
Le due sono finte sotto inchiesta da parte del Comitato olimpico internazionale per presunta violazione dell'articolo 50 della Carta olimpica, che vieta agli atleti gesti politici. Il mese scorso, il Cio aveva in parte allentato le restrizioni, permettendo per esempio di inginocchiarsi, gesto diventato il simbolo della lotta contro il razzismo.
Un tema caldo anche in Cina che, in vista dell'apertura delle Olimpiadi di Pechino a febbraio, gli attivisti per i diritti umani hanno cercato nei mesi scorsi di etichettare l'evento olimpico come "Giochi del genocidio" a causa del trattamento riservato dal governo alla minoranza musulmana uigura nel nord-ovest del Paese. Alle Olimpiadi di Tokyo, dove ci si aspettava che gli atleti attivisti attirassero l'attenzione, la statunitense Raven Saunders si è spinta ai limiti della Regola 50 incrociando i polsi per creare una X in segno di protesta contro le discriminazioni. "È l'intersezione di tutte le persone oppresse che si incontrano", ha detto Saunders quando gli è stato chiesto di spiegarlo. L'atleta statunitense si è voltata verso i fotografi allo Stadio Olimpico per fare il gesto, pochi secondi dopo la conclusione dell'inno nazionale cinese suonato per celebrare l'oro della Gong Lijiao. L'organismo olimpico degli Stati Uniti non ha intrapreso alcuna azione contro Saunders (tra l'altro sostenitrice dei diritti LGBTQ+), giustificando il suo gesto come "rispettoso dei suoi concorrenti e privo di violazioni". Il Cio, invece, ha chiesto maggiori dettagli ai funzionari del team Usa.
Le due sono finte sotto inchiesta da parte del Comitato olimpico internazionale per presunta violazione dell'articolo 50 della Carta olimpica, che vieta agli atleti gesti politici. Il mese scorso, il Cio aveva in parte allentato le restrizioni, permettendo per esempio di inginocchiarsi, gesto diventato il simbolo della lotta contro il razzismo.
Un tema caldo anche in Cina che, in vista dell'apertura delle Olimpiadi di Pechino a febbraio, gli attivisti per i diritti umani hanno cercato nei mesi scorsi di etichettare l'evento olimpico come "Giochi del genocidio" a causa del trattamento riservato dal governo alla minoranza musulmana uigura nel nord-ovest del Paese. Alle Olimpiadi di Tokyo, dove ci si aspettava che gli atleti attivisti attirassero l'attenzione, la statunitense Raven Saunders si è spinta ai limiti della Regola 50 incrociando i polsi per creare una X in segno di protesta contro le discriminazioni. "È l'intersezione di tutte le persone oppresse che si incontrano", ha detto Saunders quando gli è stato chiesto di spiegarlo. L'atleta statunitense si è voltata verso i fotografi allo Stadio Olimpico per fare il gesto, pochi secondi dopo la conclusione dell'inno nazionale cinese suonato per celebrare l'oro della Gong Lijiao. L'organismo olimpico degli Stati Uniti non ha intrapreso alcuna azione contro Saunders (tra l'altro sostenitrice dei diritti LGBTQ+), giustificando il suo gesto come "rispettoso dei suoi concorrenti e privo di violazioni". Il Cio, invece, ha chiesto maggiori dettagli ai funzionari del team Usa.