Golpe in Myanmar. Partito Aung San Suu Kyi chiede liberazione. Festa nei campi profughi Rohingya
Centinaia di parlamentari 'confinati' negli alloggi governativi nella capitale Naypyidaw all'indomani del colpo di Stato. Il partito della Lega Nazionale per la Democrazia di Suu Kyi chiede ai militari di onorare i risultati delle elezioni dello scorso novembre e di rilasciare tutte le persone detenute. Biden condanna il golpe e minaccia sanzioni. Festa nei campi profughi Rohingya in Bangladesh
Il partito di Aung San Suu Kyi ha chiesto l'immediato rilascio della Premio Nobel per la Pace, arrestata dopo le notizie di un golpe militare nel Myanmar. Aung San Suu Kyi si troverebbe agli arresti domiciliari nella sua casa nella capitale Naypyidaw, secondo quanto riferito da un suo collaboratore.
Il Consigliere di Stato ha rivolto un appello alla popolazione a ''non arrendersi'' e a "protestare con tutto il cuore contro il colpo di Stato militare''. "Chiediamo - si legge nell'appello sul social della Lega nazionale per la democrazia - l'immediata scarcerazione di tutti i detenuti, compreso il presidente (Win Myint) e il consigliere di Stato (Suu Kyi). Questo golpe è una macchia nella storia dello Stato e dell'esercito birmano".
Una voce anonima dal Parlamento
Uno dei parlamentari detenuti chiedendo l'anonimato ha detto ad AP che lui e centinaia di parlamentari, circa 400, sono stati arrestati e portati nel complesso residenziale a Naypyitaw. Lì sono in grado di parlare tra loro e di comunicare tramite telefono con i collegi elettorali, ma non gli è permesso di uscire. Suu Kyi non è con loro e la polizia è a presidio del residence. "Abbiamo dovuto stare svegli e all'erta", ha detto il deputato. I militari hanno affermato che l'atto di forza era necessario perché il governo non aveva agito dopo le denunce di frode fatte dai militari stessi nelle elezioni di novembre - in cui il partito al potere di Suu Kyi ha conquistato la maggioranza dei seggi. Elezioni avvenute nonostante la pandemia di coronavirus.
Tutto nelle mani del gen. Min Aung Hlaing
In un comunicato a Myawaddy TV, di proprietà dei militari, si è sentito che il gen. Min Aung Hlaing, sarebbe destinato al comando del Paese per un anno. Secondo il generale Hlaing il colpo di Stato era "inevitabile". "Questa via era inevitabile per il Paese ed è per questo che abbiamo dovuto sceglierla" ha affermato. Annunciati i nomi dei nuovi ministri, 11 membri comporranno il gabinetto fatto da generali militari, ex generali militari ed ex consiglieri di un precedente governo guidato dall'ex generale Thein Sein.
Biden minaccia sanzioni e tagli agli aiuti
Il presidente Joe Biden condanna il colpo di Stato militare in Myanmar e chiede il rilascio della leader Aung San Suu Kyi e degli altri membri di governo e attivisti. "Chiediamo ai militari di lasciare immediatamente il potere, di rilasciare gli attivisti e i funzionari arrestati, di togliere tutte le restrizioni sulle telecomunicazioni e di astenersi dalla violenza contro i civili", dichiara Biden in una nota diffusa dalla Casa Bianca. L'amministrazione Usa è pronta ad un drastico taglio degli aiuti al paese. Lo rende noto il Dipartimento di Stato Usa. E ancora "Gli Stati Uniti hanno rimosso le sanzioni contro il Myanmar nell'ultimo decennio per i progressi fatti verso la democrazia, ma l'inversione di questi progressi imporrà un'immediata revisione delle nostre legge sulle sanzioni seguita da un'azione appropriata".
Londra convoca l'ambasciatore birmano nel Regno Unito
Anche il governo britannico condanna il "colpo di Stato" e chiede il "rilascio immediato" del capo del governo, Aung San Suu Kyi, e dei civili arrestati "illegalmente". Lo ha annunciato la diplomazia britannica. L'ambasciatore birmano Kyaw Zwar Minn è stato convocato al ministero degli Esteri e il sottosegretario britannico per l'Asia Nigel Adams "ha condannato il colpo di Stato militare e la detenzione illegale di civili, compresa Aung San Suu Kyi", ha riferito un portavoce del ministero. Il sottosegretario ha chiesto "garanzie sulla sicurezza di tutti i detenuti e ha chiesto il loro rilascio immediato".
Riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza Onu
Il Consiglio di sicurezza dell'Onu terrà questa mattina una riunione di emergenza sulla situazione in Birmania, dopo il colpo di Stato militare. Lo indica un programma di lavoro dell'attuale presidenza britannica di questo organismo, approvato oggi dai suoi membri.
Festa dei Rohingya per l'arresto del Nobel per la Pace
I Rohingya costretti a fuggire dalla ex Birmania in Bangladesh a causa della sanguinosa repressione militare di tre anni fa, hanno esultato per l'arresto da parte dell'esercito birmano di Aung San Suu Kyi. La notizia della sua detenzione si è diffusa rapidamente nei campi profughi sovraffollati del Bangladesh, dove vivono un milione di Rohingya. "Lei è la ragione di tutte le nostre sofferenze. Perché non dovremmo rallegrarci?", ha detto il leader della comunità Farid Ullah a Kutupalong, il più grande campo profughi del mondo. Per Mohammad Yusuf, un funzionario del vicino campo di Balukhali, "era la nostra ultima speranza, ma ha ignorato la nostra angoscia e ha sostenuto il genocidio contro i Rohingya".
Alcuni Rohingya hanno organizzato preghiere speciali per salutare la "giustizia". "Se le autorità del campo lo avessero permesso, avresti visto migliaia di Rohingya marciare per festeggiare", ha commentato. Maung Kyaw Miun, portavoce dell'influente Unione degli Studenti Rohingya, ha detto che "ora c'è speranza che la minoranza possa tornare nei propri villaggi. "A differenza di un governo eletto, questo governo militare avrà bisogno del sostegno internazionale per resistere. Quindi speriamo che esaminino il problema dei Rohingya per alleviare la pressione internazionale", ha spiegato. Funzionari del Bangladesh hanno fatto sapere che stanno "monitorando" i 270 km di confine con il Myanmar in caso di ulteriore afflusso di profughi Rohingya.
Circa 740.000 Rohingya, una minoranza perseguitata nel Myanmar prevalentemente buddista, sono fuggiti dallo Stato birmano di Rakhine dopo gli attacchi del 2017, compiuti dall'esercito e dalle milizie buddiste e definiti come genocidio dalle Nazioni Unite. Rovesciata oggi da un golpe militare, Aung San Suu Kyi era l'allora capo del governo e nel 2019 ha difeso l'esercito nelle udienze presso la Corte penale internazionale sulle atrocità denunciate dai Rohingya, inclusi stupri e omicidi.