Roma, a Villa Ada le riproduzioni del murale cancellato di Zaky e Regeni. In piazza per Patrick
L'opera della street artist Laika era stata rimossa. Mobilitazioni per la liberazione dello studente arrestato e detenuto in Egitto
Ritraeva Giulio Regeni stretto in un abbraccio a Patrick Zaky. Davanti alle due figure campeggiava la parola "Libertà" scritta in lingua araba. Nell'opera, Regeni rassicurava Zaky, dicendogli:"Stavolta andrà tutto bene". Un'immagine potente diventata virale nei giorni scorsi, prima di essere rimossa dal muro. "Faceva così tanta paura?", si chiede l'artista Laika che aveva realizzato il murale.
Intanto, dopo un'udienza-lampo, Zaky resta in cella di sicurezza nonostante l'immediato rilascio chiesto giovedì anche dal presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli. Ma l'Europa, e Roma, vigilano. Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha preannunciato "una campagna ancora più forte" in vista dell'udienza di sabato 22 febbraio in cui si deciderà se rinnovare la detenzione cautelare di altri 15 giorni. Un nuovo ricorso non è previsto prima di un mese da quella data. Nel centro di Bologna è previsto un corteo di solidarietà lunedì 17 febbraio e giovedì ci sarà una fiaccolata al Pantheon a Roma.
"L'università si è mossa compatta, la comunità studentesca, i professori, il personale tecnico amministrativo, ci siamo mossi per star vicino a Patrick fin dal primo momento e rimarremo vicino a lui fin tanto che ritornerà a frequentare le nostre aule. Lui è un membro della nostra comunità, è uno studente europeo, il Master che frequenta è un Master finanziato dalla comunità europea e noi saremo al suo fianco fino a che non tornerà". Così il Rettore dell'Università di Bologna Francesco Ubertini ospite a Che tempo che fa insieme al Prorettore vicario dell'Università di Bologna Mirko Degli Esposti e a Giada Rossi, amica di Patrick George Zaky. Sulla preoccupazione di Patrick di perdere la borsa di studio, Mirko degli Esposti afferma: "Patrick è uno studente, uno studioso, non perderà la borsa di studio. Sta frequentando il primo semestre con successo, ha dato i primi esami; è uno studente concentrato, che ama quello che studia, cioè studi di genere con approccio umanistico, ed è una persona appassionata alla città, alla nostra università e quindi noi saremo mobilitati fino a che lui non tornerà da noi, non tornerà a frequentare le nostre aule e a vivere la nostra città, su questo non c'è ombra di dubbio''.
Questo caso "riguarda tutti noi - sottolinea Ubertini - perché parliamo di diritti fondamentali della persona, parliamo di diritti inalienabili che sono alla base di libertà, giustizia, pace. Riguarda tutti noi perché riguarda il futuro dei nostri figli, riguarda noi in particolare perché è un nostro studente, un membro della nostra comunità e come tale, è scritto nel nostro statuto, che noi come Ateneo ci attiviamo costantemente per promuovere e tutelare i diritti fondamentali della persona, perché riguarda la nostra storia per cui tanti prima di noi hanno combattuto".
L'appello di Clarissa, amica di Patrick Zaky