François Fillon sfida il partito: prova di forza ai piedi della Tour Eiffel e sotto la pioggia
Il sostegno della moglie Penelope, 'Vai avanti'. François Fillon: 'Nessuno può impedirmi di candidarmi'. E così Juppè, l'altro candidato che avrebbe potuto sostituirlo, fa un passo indietro
In 40 mila si presentano ai piedi della Tour Eiffel per gridare "Fillon, president". È l'ultimo forzo chiesto ai suoi sostenitori, a sua moglie Penelope. Così François Fillon sfida il partito e chiede scusa. Crollato nei sondaggi, bersaglio di tutte le critiche, il candidato è riuscito a convincere almeno se stesso che è l'unico candidato candidabile della destra francese.
L'ultimo strappo si è consumato a Parigi davanti a molti anziani militanti e a uno schieramento al completo della "manif pour tous", le associazioni che si opponevano alla legge sulle nozze gay. Nel partito, intanto, sono cominciate le grandi manovre. Nicolas Sarkozy ha parlato a lungo con Alain Juppè. Tre presidenti di regione, Christian Estrosi, Valérie Pécresse e Xavier Bertrand, hanno chiesto di incontrare il candidato Fillon per trovare un'uscita dalla crisi che gli garantisca l'onore delle armi, un modo per non emarginarlo e soprattutto per farlo rimanere all'interno del partito.
Il mea culpa
"Ho commesso il primo errore chiedendo a mia moglie di lavorare per me - ha ammesso Fillon davanti ai suoi, mentre la pioggia lo stava letteralmente inzuppando - perché conosceva il territorio, perché era comodo. Non avrei dovuto farlo. E ho commesso il secondo errore esitando sul modo di parlarne, di parlarvene, di parlarne ai francesi". Un'ammissione netta, che meriterebbe forse una sanzione ma, spiega Fillon, se ciò avvenisse accadrebbe l'irreparabile, "l'elezione sarebbe falsata, non le sarebbe permesso di mettere fine ai due scandali che sfigurano il nostro paese molto più profondamente dei miei errori". "Nessuno può impedirmi di candidarmi, non il partito, non ex candidati delle primarie, non dei presidenti di regione".
Sondaggi
I sondaggi dicono che il crollo di Fillon è inarrestabile (17%), e che al ballottaggio - così come stanno le cose - andrebbero Marine Le Pen (26%) ed Emmanuel Macron (25%).
L'ultimo strappo si è consumato a Parigi davanti a molti anziani militanti e a uno schieramento al completo della "manif pour tous", le associazioni che si opponevano alla legge sulle nozze gay. Nel partito, intanto, sono cominciate le grandi manovre. Nicolas Sarkozy ha parlato a lungo con Alain Juppè. Tre presidenti di regione, Christian Estrosi, Valérie Pécresse e Xavier Bertrand, hanno chiesto di incontrare il candidato Fillon per trovare un'uscita dalla crisi che gli garantisca l'onore delle armi, un modo per non emarginarlo e soprattutto per farlo rimanere all'interno del partito.
Il mea culpa
"Ho commesso il primo errore chiedendo a mia moglie di lavorare per me - ha ammesso Fillon davanti ai suoi, mentre la pioggia lo stava letteralmente inzuppando - perché conosceva il territorio, perché era comodo. Non avrei dovuto farlo. E ho commesso il secondo errore esitando sul modo di parlarne, di parlarvene, di parlarne ai francesi". Un'ammissione netta, che meriterebbe forse una sanzione ma, spiega Fillon, se ciò avvenisse accadrebbe l'irreparabile, "l'elezione sarebbe falsata, non le sarebbe permesso di mettere fine ai due scandali che sfigurano il nostro paese molto più profondamente dei miei errori". "Nessuno può impedirmi di candidarmi, non il partito, non ex candidati delle primarie, non dei presidenti di regione".
Sondaggi
I sondaggi dicono che il crollo di Fillon è inarrestabile (17%), e che al ballottaggio - così come stanno le cose - andrebbero Marine Le Pen (26%) ed Emmanuel Macron (25%).