Questa è Agnes Keleti, 99 anni, sopravvissuta all'Olocausto: è lei l'olimpionica più anziana vivente
Storie dell'anno olimpico: lo sport come sinonimo di libertà di muoversi e di vedere il mondo. Ma ora Agnes allo sport in tv preferisce l'arrampicata in montagna
Ha appena compiuto 99 anni ma Agnes Keleti emana ancora una tale, irresistibile energia, che è difficile crederlo specialmente quando, come si vede nella foto, dimostra tutta l'agilità e la flessibilità conservate. Del resto, ha smesso di fare spaccate non molto tempo fa.
Agnes è la più anziana campionessa olimpica vivente ed è anche una sopravvissuta dell'Olocausto. Tra i Giochi di Helsinki del 1952 e i Giochi di Melbourne del 1956 vinse 10 medaglie tra cui 5 d'oro nella ginnastica. Eppure, intervistata da Associated Press alla vigilia del compleanno nel suo elegante appartamento nel centro di Budapest, Agnes non sembrava particolarmente interessata a raccontare i suoi successi e la sua lunga vita segnata, oltre che dai successi, anche dal dolore e dalla tragedia.
La famiglia Keleti fu decimata durante l'Olocausto, e lei sopravvisse insieme alla madre e alla sorella assumendo una falsa identità per lavorare come domestica. Suo padre e gli zii morirono ad Auschwitz insieme ai 550.000 ebrei ungheresi uccisi nei campi di sterminio nazisti, nei campi ungheresi di lavoro forzato, nel ghetto o fucilati e buttati nel Danubio. "Il passato? Parliamo del futuro," dice Keleti, "Il passato è passato, ma c'è ancora un futuro."
Perfino i suoi ricordi olimpici sembrano non concentrarsi tanto sulla sua abilità atletica - tra gli atleti ebrei, solo i nuotatori americani Mark Spitz e Dara Torres hanno vinto più medaglie olimpiche - ma piuttosto sulle opportunità di viaggio che la sua carriera sportiva le ha offerto.
"Non sono le medaglie ad essere significative ma le esperienze che ne sono derivate", ricorda Agnes mentre accarezza le nove medaglie che le sono rimaste (una, secondo quanto ha raccontato, l'ha prestata a un giornalista per un progetto e non è mai tornata indietro). "Amavo la ginnastica perché mi consentiva di viaggiare gratis." E anche salire sul podio per ricevere le medaglie non le piaceva granché: "Non volevo mostrarmi. Mi piaceva fare ginnastica."
Dopo aver vinto un oro, un argento nella competizione a squadre e due bronzi ai Giochi di Helsinki del 1952, Agnes vinse tre medaglie d'oro individuali a Melbourne e un quarto oro a squadre, vincendo anche altre due medaglie d'argento. Avrebbe potuto vincere di più ma un infortunio le aveva impedito di partecipare alle Olimpiadi di Londra del 1948. Oggi non guarda lo sport in televisione, nemmeno quando ci sono i Giochi, perché "non sono molto interessanti. Preferisco l'arrampicata in montagna". Ora però che non ce la fa più ad arrampicarsi non rinuncia alle passeggiate nella sua Budapest, dove è tornata qualche anno fa dopo aver vissuto per decenni in Israele.
Agnes, che è anche una violoncellista di talento, ha iniziato la sua carriera sportiva all'età di 4 anni e ha vinto le sue medaglie tra i 31 e 35 anni - un'età impensabile per la ginnastica contemporanea - e dopo essersi trasferita in Israele nel 1957, ha insegnato per anni ai bambini: "Li adoro e adoro anche insegnargli". Alla domanda su quale sia la cosa più importante che i bambini dovrebbero imparare, Agnes, con la sua risata contagiosa sempre sul punto di esplodere fragorosa, risponde senza esitazione: "La gioia della vita".
Se c'è un problema legato al suo sport su cui continua ad avere un'opinione, è quello della pressione prematura e degli allenamenti estenuanti a cui possono essere sottoposte le giovani ginnaste. "Non va bene. Gli esercizi duri danneggiano lo sviluppo. Per non parlare del fatto che, in primo luogo, è la mente dei bambini che dovrebbe essere sviluppata." Che cosa ha fatto Agnes per allenare la sua mente? "Ho studiato le lingue e ho visto il mondo."
Agnes è stata insignita di una lunga serie di premi prestigiosi sia in Ungheria sia in Israele ma, come con le sue medaglie olimpiche, non sembra curarsi troppo dei riconoscimenti: "Ho fatto quello che potevo e questo è tutto".