'Seconda natura', nella storica cornice dell'Orto botanico di Padova l'arte digitale di Quayola
Dal 14 novembre al 6 gennaio 2020 l'esposizione apre al pubblico in uno dei luoghi più rappresentativi dell’evoluzione della scienza della botanica, dal 1997 patrimonio dell'Unesco.
In questo progetto espositivo intitolato 'Seconda Natura', Quayola (al secolo Davide Quagliola) esplora gli effetti di uno sguardo contemporaneo mediato dalla tecnologia digitale sulla visione del mondo vegetale. Il progetto nasce da una collaborazione tra la Fondazione Alberto Peruzzo e l’Orto Botanico dell’Università di Padova, con il sostegno della Galleria Marignana Arte di Venezia.
Il tema è l'osservazione della natura e l'idea è quella di attingere alla tradizione artistica classica. A partire da questi presupposti Quayola, di origini romane con base a Londra e specializzato in installazioni immersive, propone un’indagine sui linguaggi digitali di lettura e codifica della realtà, coinvolgendo la tecnologia sia sul piano formale che concettuale. L'obiettivo del lavoro è valorizzare il luogo stesso tanto nella sua funzione simbolica di emblema della storia e della ricerca, quanto la sua capacità di interpretare le trasformazioni e le urgenze della nostra epoca grazie al progresso dell’attività scientifica. Le opere digitali di Quayola dalle serie Remains e Jardins d’Été che hanno per soggetto fiori e foreste, dialogano infatti con i luoghi dell’antico Orto Botanico in uno scambio non soltanto estetico: il progetto mira a sottolineare i punti di connessione tra la pratica artistica, la tradizione scientifica dell’Orto e le tematiche relative alla direzione evolutiva della specie umana e del pianeta.
In questo video pubblicato sul profilo Vimeo dell'autore viene esposto il processo di scomposizione dell'immagine in movimento alla base di Jardins d'Été, una serie di dipinti video digitali a risoluzione 4K ispirati ai giardini di Chateau de Chaumont-sur-Loire, in cui il dettaglio di paesaggio viene osservato con l'occhio della macchina e riproposto attraverso la sovrapposizione e la sintesi di filtri digitali.
La "seconda natura" è il risultato di questo lavoro sull'immagine della natura indagato attraverso gli occhi del computer, un lavoro di straniamento in cui Quayola propone immagini in cui la visione soggettiva umana coesiste con quella della macchina. Seconda natura fa per altro riferimento anche, nella Storia del Pensiero, allo statuto dell’essere umano che si distingue dalla “prima natura” proprio in virtù delle sue capacità intellettive e culturali. Nei Jardins d’Été osserviamo dipinti digitali che ci ricordano quelli impressionisti, in cui però le pennellate sono create da algoritmi processati da un software. Similmente, nel progetto Remains la foresta è rappresentata attraverso la raccolta di dati con laser 3D scanner, restituiti in forma di milioni di puntini bianchi. Le immagini risultanti sono forme ibride tra la riproduzione fedele e la rielaborazione digitale.
Con l'intenzione di collocarsi nel solco della pittura classica, Quayola utilizza l’elemento naturale come pretesto per indagare una nuova logica di rappresentazione, quella tipica dell'era digitale delle riproducibilità tecnica in un dialogo tra arte, scienza e tecnologia che rimanda e dialoga con la Storia e la pratica degli scienziati/artisti del ‘500, primo fra tutti Leonardo da Vinci.
Il luogo dell'esposizione, patrimonio dell'Unesco
L’Orto Botanico di Padova fu creato dall’Università di Padova nel 1545 per la coltivazione di piante medicinali, ed è il più antico orto botanico universitario al mondo. Detto anche “giardino dei semplici”, poiché destinato inizialmente alla sola coltivazione delle piante officinali (chiamate nel Medioevo “i semplici”) usate per produrre i medicamenti, l’Orto padovano costituì un passo avanti fondamentale per la storia della medicina e della scienza botanica e anche un esempio illustre dei canoni estetici del Rinascimento per l’architettura dei giardini. ll suo disegno originale è costituito da una circonferenza centrale, che simboleggia il mondo, circondato da un anello d’acqua. Nella circonferenza è iscritto un quadrato, suddiviso in quattro unità da sentieri ortogonali, orientati secondo le principali direttrici cardinali. Questa forma è una raffigurazione dell’universo adottata fin dai tempi antichi e ricorda lo schema della città ideale del Rinascimento. Dal 1997 è nella lista Unesco dei siti patrimonio dell'umanità e nel 2014 ha aperto al pubblico il Giardino della biodiversità, un atlante vivente del mondo vegetale.