'Modello Scampia' esportato a Frosinone: ecco il supermercato della droga
La palazzina D2, in Corso Francia, era un vero e proprio supermercato della droga in funzione 24 ore al giorno e dove chiunque poteva acquistare liberamente cocaina, hashish e marijuana. Il blitz congiunto di polizia e carabinieri ha portato all'arresto di 36 persone, tra questi alcuni baby-spacciatori
Un palazzone con tante auto parcheggiate. Nelle immagini, il supermarket della droga sul "modello Scampia" per rifornire privati e piccoli spacciatori in Ciociaria. A scoprirlo sono stati polizia e carabinieri che hanno arrestato trentasei persone, ventinove delle quali finite in carcere e sette ai domiciliari.
Smantellata una capillare organizzazione con ben sette reti di spaccio, che si avvaleva anche di famiglie rom, compresi "baby-spacciatori", minori di 14 anni impiegati soprattutto come "vedette" e per confezionare le dosi. Il blitz è avvenuto all'alba e ha interessato, oltre a quella di Frosinone, le province di Napoli, Bergamo e Latina. Trecento uomini delle forze dell'ordine, con l'ausilio di unità cinofile e di due elicotteri (impegnati anche militari della Compagnia di Napoli Stella, di Bergamo e di Terracina, oltre ad agenti della Squadra Mobile di Roma e dei commissariati di Cassino, Fiuggi e Sora), hanno eseguito i provvedimenti firmati dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Dda di Roma.
Si tratta dell'epilogo di una lunghissima indagine partita a luglio 2012 dopo l'arresto di un'insospettabile donna di 65 anni, residente a Frosinone, trovata in possesso di oltre 350 grammi di cocaina: era stata ingaggiata dall'associazione come custode della droga, destinata ad una delle tante basi di spaccio del sodalizio. Gli accertamenti avevano portato a scoprire la prima base di spaccio a Frosinone, all'interno della palazzina D2, in Corso Francia. Una strutturata sul "modello Scampia", un vero e proprio supermercato della droga in funzione 24 ore al giorno e dove chiunque poteva acquistare liberamente cocaina, hashish e marijuana. L'ingresso, secondo le indagini, era libero. Il punto vendita era protetto da "vedette", che coprivano i vari turni del giorno, dislocate in punti strategici per dare l'allarme in caso di arrivo delle forze dell'ordine. L'addetto alle vendite si trovava dietro una porta blindata, pronto alla fuga rapida con la 'cassa' (una borsa contenente le dosi di droga e l'incasso giornaliero).
Polizia e carabinieri avevano fatto irruzione nella palazzina D2, già nel novembre del 2013: alle "vedette" erano stati sequestrati telecomandi per azionare il dispositivo d'allarme e nel punto vendita "la cassa". L'organizzazione, dopo questo primo colpo, aveva costituito altre tre basi di spaccio al dettaglio - meno evidenti di quella della palazzina D2 ma altrettanto remunerative - situate nelle vie centrali di Frosinone bassa (viale Mazzini e via Marittima). Anche qui gli investigatori hanno recuperato numerosi dosi. Una quinta rete di distribuzione aveva invece "forma ambulante": due pusher giravano in macchina nei comuni vicini, fermandosi quasi sempre in bar per incontrare i clienti. La sesta rete era gestita da otto famiglie rom. Lo spaccio avveniva nelle loro case, dieci gli arresti nel gruppo. Infine, la rete capillare dei pusher in provincia, gestita soprattutto dalla criminalita' albanese e da due napoletani, zio e nipote. Un castello sgretolato dal blitz delle forze dell'ordine.