Insegnanti in piazza in tutta Italia: la protesta contro il decreto scuola
Proteste diffuse in varie piazze italiane. A Torino docenti simulano il distanziamento in classe: "Per 50 ragazzi non basterebbe mezza Piazza Castello"
Aspettando settembre corrono ipotesi e dibattiti su barriere di plexiglass, visiere, mascherine e doppi turni: l'ultimo giorno di scuola è condizionato dallo sciopero dei docenti. A Torino, Roma, Cagliari, a Bari, i cinque sindacati più rappresentativi del settore (Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola Rua, Snals Confsal, Gilda) si sono uniti contro il decreto scuola.
Al centro del dibattito c'è la questione precari, gli investimenti negli edifici e l'organizzazione della didattica. Secondo i sindacati in vista della riapertura a settembre "servono decisioni urgenti per rendere possibile una programmazione adeguata delle attività che assicuri il più possibile quelle in presenza, in modo compatibile con le regole imposte dall'emergenza. Per lavorare con classi e sezioni meno affollate, senza che per questo sia sottratta parte dell'offerta formativa e il fondamentale diritto di essere a scuola, servirebbero più spazi, obiettivo non facile, ma che si può ottenere riadattando quelli esistenti; serve dare continuità al lavoro di quanti da anni garantiscono la funzionalità delle scuole, ma serve certamente più personale, almeno per il tempo in cui sarà necessario adottare un'organizzazione del lavoro più complessa. Diversamente, saremmo condannati a una scuola dimezzata".
Torino
Un grande recinto simula l'ingresso a scuola di 50 ragazzi con le regole sul 'distanziamento sociale' e per fare vedere che "solo per due classi non basta mezza piazza Castello". La rappresentazione a Torino è stata scenografica: sono stati gli insegnanti a fare la parte degli studenti, ognuno con un cartello al collo che spiega le ragioni della protesta. In piazza anche bambini e genitori, una rappresentanza del coordinamento dei genitori e dei precari. "Il decreto non dice nulla, non assegna risorse e scarica sui dirigenti scolastici e sulle scuole la responsabilità di organizzare la ripresa delle lezioni. Non ci sono assunzioni", spiega Teresa Olivieri, segretaria della Cisl Scuola Torino.
"O il governo investe risorse per creare spazi e assumere personale o è matematico che ci sarà un taglio del 50% del diritto all'istruzione garantito dalla Costituzione. Il governo ha stanziato 1,4 miliardi, ma per fare ripartire la scuola ne servono almeno 36, un punto del pil", aggiunge Massimiliano Rebuffo della Flc Torino.
Al centro del dibattito c'è la questione precari, gli investimenti negli edifici e l'organizzazione della didattica. Secondo i sindacati in vista della riapertura a settembre "servono decisioni urgenti per rendere possibile una programmazione adeguata delle attività che assicuri il più possibile quelle in presenza, in modo compatibile con le regole imposte dall'emergenza. Per lavorare con classi e sezioni meno affollate, senza che per questo sia sottratta parte dell'offerta formativa e il fondamentale diritto di essere a scuola, servirebbero più spazi, obiettivo non facile, ma che si può ottenere riadattando quelli esistenti; serve dare continuità al lavoro di quanti da anni garantiscono la funzionalità delle scuole, ma serve certamente più personale, almeno per il tempo in cui sarà necessario adottare un'organizzazione del lavoro più complessa. Diversamente, saremmo condannati a una scuola dimezzata".
Torino
Un grande recinto simula l'ingresso a scuola di 50 ragazzi con le regole sul 'distanziamento sociale' e per fare vedere che "solo per due classi non basta mezza piazza Castello". La rappresentazione a Torino è stata scenografica: sono stati gli insegnanti a fare la parte degli studenti, ognuno con un cartello al collo che spiega le ragioni della protesta. In piazza anche bambini e genitori, una rappresentanza del coordinamento dei genitori e dei precari. "Il decreto non dice nulla, non assegna risorse e scarica sui dirigenti scolastici e sulle scuole la responsabilità di organizzare la ripresa delle lezioni. Non ci sono assunzioni", spiega Teresa Olivieri, segretaria della Cisl Scuola Torino.
"O il governo investe risorse per creare spazi e assumere personale o è matematico che ci sarà un taglio del 50% del diritto all'istruzione garantito dalla Costituzione. Il governo ha stanziato 1,4 miliardi, ma per fare ripartire la scuola ne servono almeno 36, un punto del pil", aggiunge Massimiliano Rebuffo della Flc Torino.