Cavalli in mostra come quadri. Alquanto bizzarro: ecco il Museo della Cultura del Cavallo cinese
Il Museo, che custodisce 47 razze rare di cavalli provenienti da più di 30 paesi, ha vinto il Guinness World Record per il Club con la più grande collezione di cavalli al mondo
Un'enorme sala con una gigantesca installazione artistica al centro, dettagli dipinti in oro, pavimenti in marmo, lampadari di cristallo e grandi scalinate, portano il visitatore a credere di essere entrato in un palazzo storico francese. Se la musica classica di sottofondo potrebbe ulteriormente confondere, ciò che è inconfondibile è l'odore dei cavalli. Dunque, la favola di essere finiti accidentalmente nel museo del Louvre, o in qualche altro museo in Europa, svanisce quando si varca la soglia del Museo della Cultura del Cavallo di Jiangyin, città vicina a Wuxi, nella provincia cinese di Jiangsu.
In ogni loggia, a mo' di teatro, c'è un animale. Inizialmente, sembrano essere delle sculture artificiali ma alla vista del turista lo seguono con lo sguardo: amichevoli, i cavalli si fanno fotografare, toccare, non ci sono limiti nonostante gli avvertimenti delle guide sull'eventualità di ricevere un morso. Tutto si consuma in pochi minuti, il tempo di appagare la curiosità dei turisti e di scattare una foto ricordo. Una volta soli, i quadrupedi vengono di nuovo accompagnati dai custodi nelle loro stalle. Un rituale che di fatto costringe i purosangue a stazionare qualche ora al giorno nel museo. Una schiavitù? A detta di chi c'è stato, sicuramente minore rispetto ad altri musei simili. Eppure, con gli occhi dell'occidente tutto questo appare alquanto bizzarro.
In ogni loggia, a mo' di teatro, c'è un animale. Inizialmente, sembrano essere delle sculture artificiali ma alla vista del turista lo seguono con lo sguardo: amichevoli, i cavalli si fanno fotografare, toccare, non ci sono limiti nonostante gli avvertimenti delle guide sull'eventualità di ricevere un morso. Tutto si consuma in pochi minuti, il tempo di appagare la curiosità dei turisti e di scattare una foto ricordo. Una volta soli, i quadrupedi vengono di nuovo accompagnati dai custodi nelle loro stalle. Un rituale che di fatto costringe i purosangue a stazionare qualche ora al giorno nel museo. Una schiavitù? A detta di chi c'è stato, sicuramente minore rispetto ad altri musei simili. Eppure, con gli occhi dell'occidente tutto questo appare alquanto bizzarro.