"Nuvole come il mare in tempesta" e "nuvole dovute all'uomo" inserite nel Nuovo Atlante delle Nubi
L'Organizzazione meteorologica mondiale ha pubblicato in occasione della Giornata mondiale della meteorologia, che si celebra il 23 marzo, il nuovo Atlante delle Nubi
Chi non ha mai alzato gli occhi al cielo e guardato la forma di una nuvola? Leggere come panna montata o gonfie di pioggia, sempre sopra la nostra testa, le nuvole che hanno ispirato poesie e canzoni sono un importantissimo indicatore metereologico, del sistema climatico e del ciclo dell'acqua. Sono classificate dal 1896 in un Atlante delle Nuvole che quest'anno in occasione della Giornata mondiale della meteorologia che si celebra il 23 marzo è stato finalmente aggiornato. Non accadeva dal 1985 nonostante le pressanti richieste della Cloud Appreciation Society di Gavin Pretor-Pimey che raggruppa gli "amanti" delle nuvole, all'Organizzazione Meteo mondiale di Ginevra.
Asperitas e Volutus
Nel nuovo Atlante saranno dunque inserite nuove specie come le Homogenitus, dal latino "nubi dovute alle attività umane", alle Asperitas (Asperitus Hundulatus), "nubi dalle forme che ricordano la superficie di un oceano in tempesta".
Il sistema di classificazione delle nubi in uso fu ideato nel 1803 dal meteorologo amatoriale Luke Howard, autore di "The essay on the modification of clouds" in cui attribuì alle nuvole nomi latini. Ci sono dieci 'generi' di nube definiti in funzione di dove si formano nel cielo e del loro aspetto. I 10 generi sono suddivisi in "specie", che descrivono la forma e la struttura interna, e "varietà", che descrivono la trasparenza e la disposizione delle nuvole. In totale ci sono circa 100 combinazioni. In Italia un grande contributo di conoscenza è arrivato da Luigi Taffara (1881-1966) con la sua opera 'Le nubi', pubblicata nel 1917.
Il nuovo Cloud Atlas International ha aggiunto una nuova 'specie': volutus o 'roll cloud' e inserito cinque nuove
'funzioni supplementari' (asperitas, cavum, cauda, fluctus e murus), una nuova 'nuvola accessoria' (Flumen) e cinque nuove 'nuvole speciali' (cataractagenitus, flammagenitus, homogenitus, silvagenitus and homomutatus).
In particolare l'Homogenitus - spiega Marina Baldi, Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche
(Ibimet-Cnr) - raggruppa le "nubi dovute alle attività umane", quali le scie di condensazione o contrails generate dagli aerei, quelle che una "bufala" purtroppo diffusa definisce "scie chimiche". Poi ci sono "le Asperitas, nubi dalle forme convolute e drammatiche" e "la specie Volutus, dal latino "che si avvolge" che comprende le roll clouds, enormi rotoli di vapore simili a un cilindro o rotolo, a volte arrotondati e disposti orizzontalmente".
Il Cloud Atlas
Il nuovo atlante unisce le conoscenze del 19esimo secolo con la tecnologia del 21esimo secolo - scrive la Wmo sul suo sito - Contiene centinaia di immagini inviate da meteorologi, fotografi e appassionati di nuvole di tutto il mondo, comprende nuove classificazioni e fenomeni meteorologici.
"Se vogliamo prevedere il tempo, dobbiamo capire le nuvole. Se vogliamo modellare il sistema climatico, dobbiamo capire le nuvole. E se vogliamo prevedere la disponibilità di risorse idriche, dobbiamo capire le nuvole", ha sottolineato il segretario generale Wmo Petteri Taalas.
L'edizione 2017 è principalmente un portale web-based, con maggiori contenuti e presentazioni. "Questo è il punto di riferimento mondiale per l'osservazione e la classificazione delle nuvole e di altri fenomeni atmosferici. L'Atlante contiene immagini, definizioni e spiegazioni che sono accettati e utilizzati da 191 Paesi e Territori membri del Wmo", ha detto Bertrand Calpini, presidente della Commissione del Wmo per gli Strumenti e i Metodi di osservazione (Cimo), che ha curato il processo di revisione. L'Atlante è disponibile anche in versione digitale: è possibile trovare le nubi collegandosi al link www.wmocloudatlas.org dove, tramite un percorso e cliccando sulle foto, si può consultare la descrizione.
Le nuvole viste dallo spazio
Lo studio delle nuvole dallo spazio "inizia nel 1960 con il primo satellite - spiega Vincenzo Levizzani dell'Istituto
di Scienze dell'Atmosfera e del Clima, Cnr-Isac - e la scoperta che il pianeta per il 70% è ricoperto da nuvole fondamentali per le previsioni meteo e per le future previsioni climatiche: oggi siamo in grado di monitorare anche le componenti del ciclo dell'acqua da 700 a 36mila km di quota, una sfida che prosegue".
Passando alla terra, le nuvole possono "essere viste da dentro grazie ai radar meteo - spiega Frank Marzano, della
Sapienza e Cetemps (Centro di Eccellenza in Telerilevamento e Modellistica Previsionale di eventi Severi) - con le onde
elettromagnetiche che ci aiutano a capire l'intensità della pioggia per poter far previsioni a brevissimo termine di eventi
estremi e localizzati (nubifragi), fornendo informazioni allo sviluppo di modelli di previsione".
Asperitas e Volutus
Nel nuovo Atlante saranno dunque inserite nuove specie come le Homogenitus, dal latino "nubi dovute alle attività umane", alle Asperitas (Asperitus Hundulatus), "nubi dalle forme che ricordano la superficie di un oceano in tempesta".
Il sistema di classificazione delle nubi in uso fu ideato nel 1803 dal meteorologo amatoriale Luke Howard, autore di "The essay on the modification of clouds" in cui attribuì alle nuvole nomi latini. Ci sono dieci 'generi' di nube definiti in funzione di dove si formano nel cielo e del loro aspetto. I 10 generi sono suddivisi in "specie", che descrivono la forma e la struttura interna, e "varietà", che descrivono la trasparenza e la disposizione delle nuvole. In totale ci sono circa 100 combinazioni. In Italia un grande contributo di conoscenza è arrivato da Luigi Taffara (1881-1966) con la sua opera 'Le nubi', pubblicata nel 1917.
Il nuovo Cloud Atlas International ha aggiunto una nuova 'specie': volutus o 'roll cloud' e inserito cinque nuove
'funzioni supplementari' (asperitas, cavum, cauda, fluctus e murus), una nuova 'nuvola accessoria' (Flumen) e cinque nuove 'nuvole speciali' (cataractagenitus, flammagenitus, homogenitus, silvagenitus and homomutatus).
In particolare l'Homogenitus - spiega Marina Baldi, Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche
(Ibimet-Cnr) - raggruppa le "nubi dovute alle attività umane", quali le scie di condensazione o contrails generate dagli aerei, quelle che una "bufala" purtroppo diffusa definisce "scie chimiche". Poi ci sono "le Asperitas, nubi dalle forme convolute e drammatiche" e "la specie Volutus, dal latino "che si avvolge" che comprende le roll clouds, enormi rotoli di vapore simili a un cilindro o rotolo, a volte arrotondati e disposti orizzontalmente".
Il Cloud Atlas
Il nuovo atlante unisce le conoscenze del 19esimo secolo con la tecnologia del 21esimo secolo - scrive la Wmo sul suo sito - Contiene centinaia di immagini inviate da meteorologi, fotografi e appassionati di nuvole di tutto il mondo, comprende nuove classificazioni e fenomeni meteorologici.
"Se vogliamo prevedere il tempo, dobbiamo capire le nuvole. Se vogliamo modellare il sistema climatico, dobbiamo capire le nuvole. E se vogliamo prevedere la disponibilità di risorse idriche, dobbiamo capire le nuvole", ha sottolineato il segretario generale Wmo Petteri Taalas.
L'edizione 2017 è principalmente un portale web-based, con maggiori contenuti e presentazioni. "Questo è il punto di riferimento mondiale per l'osservazione e la classificazione delle nuvole e di altri fenomeni atmosferici. L'Atlante contiene immagini, definizioni e spiegazioni che sono accettati e utilizzati da 191 Paesi e Territori membri del Wmo", ha detto Bertrand Calpini, presidente della Commissione del Wmo per gli Strumenti e i Metodi di osservazione (Cimo), che ha curato il processo di revisione. L'Atlante è disponibile anche in versione digitale: è possibile trovare le nubi collegandosi al link www.wmocloudatlas.org dove, tramite un percorso e cliccando sulle foto, si può consultare la descrizione.
Le nuvole viste dallo spazio
Lo studio delle nuvole dallo spazio "inizia nel 1960 con il primo satellite - spiega Vincenzo Levizzani dell'Istituto
di Scienze dell'Atmosfera e del Clima, Cnr-Isac - e la scoperta che il pianeta per il 70% è ricoperto da nuvole fondamentali per le previsioni meteo e per le future previsioni climatiche: oggi siamo in grado di monitorare anche le componenti del ciclo dell'acqua da 700 a 36mila km di quota, una sfida che prosegue".
Passando alla terra, le nuvole possono "essere viste da dentro grazie ai radar meteo - spiega Frank Marzano, della
Sapienza e Cetemps (Centro di Eccellenza in Telerilevamento e Modellistica Previsionale di eventi Severi) - con le onde
elettromagnetiche che ci aiutano a capire l'intensità della pioggia per poter far previsioni a brevissimo termine di eventi
estremi e localizzati (nubifragi), fornendo informazioni allo sviluppo di modelli di previsione".