Libano nel caos: scontri e festeggiamenti. Hariri rassegna le dimissioni. Manifestanti esultano
Il Libano è nel caos per corruzione e carovita. A far tracimare l'acqua dal vaso, l'intenzione del premier dimissionario Saad Hariri di introdurre imposte sul tabacco, benzina e messaggistica di Whatsapp. Agli scontri si giustappongono i festeggiamenti di quanti chiedevano al governo, da giorni, un passo indietro
Finisce il braccio di ferro, ma non gli scontri: travolto dalle proteste antigovernative, ormai arrivate al tredicesimo giorno, il presidente libanese Saad Hariri ha rassegnato le dimissioni: "Abbiamo raggiunto un punto morto, c'è bisogno di uno shock per superare questa crisi". Alla vigilia del suo discorso in televisione, e con le dimissioni oramai prossime, a Beirut si sono consumate ancora scene di caos con scontri e feriti.
Le milizie di Hezbollah e sostenitori del movimento Amal (la milizia sciita del "Movimento dei diseredati", ndr) hanno distrutto e abbattuto l'accampamento di tende messe in piedi dai manifestanti a Riad Solh Square e a piazza dei Martiri, nel centro della capitale libanese. Gli stessi gruppi hanno attaccato con spranghe e percosse gli attivisti. Nulla hanno potuto le forze dell'ordine, incapaci di respingere la foga degli assalitori. Sia Amal che Hezbollah hanno ministri al governo.
I motivi delle proteste
Partita il 17 ottobre, la rabbia dei manifestanti è cresciuta con l'annuncio di una tassa sulle telefonate gratuite attraverso i servizi di messaggeria via Internet come Whatsapp; proteste poi allargatesi contro la corruzione, i servizi pubblici scadenti e un'economia in difficoltà.
Il 21 ottobre scorso Hariri ha annunciato un piano di riforme economiche con la nuova legge di bilancio, che però non è bastato a sedare le manifestazioni anti-governative. E qualche giorno più tardi il presidente ha annunciato la possibilità di un rimpasto di governo che però non si è concretato a causa delle divisioni interne all'esecutivo.
Nel frattempo il potente leader del gruppo sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha manifestato la sua contrarietà sia alle dimissioni del governo sia alle elezioni parlamentari anticipate. Presa di posizione appoggiata anche da alcuni Paesi occidentali, tra cui Parigi e Washington, che avrebbero secondo la stampa locale suggerito a Hariri di restare. In nome della stabilità, che ora vacilla.
Le milizie di Hezbollah e sostenitori del movimento Amal (la milizia sciita del "Movimento dei diseredati", ndr) hanno distrutto e abbattuto l'accampamento di tende messe in piedi dai manifestanti a Riad Solh Square e a piazza dei Martiri, nel centro della capitale libanese. Gli stessi gruppi hanno attaccato con spranghe e percosse gli attivisti. Nulla hanno potuto le forze dell'ordine, incapaci di respingere la foga degli assalitori. Sia Amal che Hezbollah hanno ministri al governo.
I motivi delle proteste
Partita il 17 ottobre, la rabbia dei manifestanti è cresciuta con l'annuncio di una tassa sulle telefonate gratuite attraverso i servizi di messaggeria via Internet come Whatsapp; proteste poi allargatesi contro la corruzione, i servizi pubblici scadenti e un'economia in difficoltà.
Il 21 ottobre scorso Hariri ha annunciato un piano di riforme economiche con la nuova legge di bilancio, che però non è bastato a sedare le manifestazioni anti-governative. E qualche giorno più tardi il presidente ha annunciato la possibilità di un rimpasto di governo che però non si è concretato a causa delle divisioni interne all'esecutivo.
Nel frattempo il potente leader del gruppo sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha manifestato la sua contrarietà sia alle dimissioni del governo sia alle elezioni parlamentari anticipate. Presa di posizione appoggiata anche da alcuni Paesi occidentali, tra cui Parigi e Washington, che avrebbero secondo la stampa locale suggerito a Hariri di restare. In nome della stabilità, che ora vacilla.