Polonia, le donne al settimo giorno di sciopero contro il divieto di aborto
Folla in molte città contro la sentenza della Corte che vieta quasi totalmente l'aborto. Folla che ha travolto anche le misure e le restrizioni per il Covid. Manifestazioni davanti all'ambasciata polacca a Roma
Scioperi e manifestazioni in Polonia. Una marea di donne si è riversata nelle strade, non solo a Varsavia, contro la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale l'aborto in caso di gravi malformazioni del feto, rendendo ancora più restrittiva una legge già tra le più rigide d'Europa.
A Varsavia, la folla ha marciato dalla sede di Ordo Iuris, gruppo conservatore che ha fatto pressione per un divieto totale del diritto d'interrompere le gravidanze, fino al palazzo del Parlamento, circondato da agenti di polizia in assetto antisommossa.
In massa le donne si sono radunate a Cracovia, Brelsavia, Sttetino e Lodz. Le proteste sono iniziate il giorno stesso in cui la Corte costituzionale si è pronunciata nel Paese, storicamente bastione del cattolicesimo conservatore e ora in rapida trasformazione sociale.
La rabbia popolare per la decisione è rivolta contro la Chiesa cattolica romana e Jaroslaw Kaczynski, leader del partito Diritto e Giustizia al potere e politico più potente del Paese.
Le protese nelle chiese
Con una mossa senza precedenti nel Paese profondamente cattolico, i manifestanti hanno protestato anche all'interno delle chiese e lasciato i propri slogan con le bombolette spray sui muri esterni.
La figlia del presidente Duda si schiera con le donne
Kinga Duda, figlia del presidente Andrzej Duda ha detto di appoggiare la sentenza, si è schierata contro il divieto dicendo di non poterlo accettare. Nominata consigliera non retribuita del padre sulle questioni sociali, ha detto che ogni donna incinta il cui feto possa morire da un momento all'altro alla nascita dovrebbe poter decidere che cosa fare, visto che sarà lei ad "affrontare le conseguenze della sua decisione per il resto della vita".
Cosa dice il testo della Corte costituzionale
Quando verrà pubblicata sulla gazzetta ufficiale, la decisione della Corte costituzionale annunciata giovedì scorso vieterà anche gli aborti per malformazioni alla nascita. Le interruzioni saranno consentite solo per le gravidanze derivanti da stupro, incesto oppure quando la vita della donna è a rischio.
Le ragioni di opposizione e sostenitori
Gli oppositori alla sentenza sostengono che metta a rischio la vita delle donne costringendole a portare a termine gravidanze non vitali. Chi la sostiene insiste sul fatto che impedirà l'aborto dei feti con diagnosi di sindrome di Down.
Il sondaggio IBRiS
Secondo un sondaggio d'opinione IBRiS pubblicato oggi, circa il 66% degli intervistati si oppone al verdetto, mentre il 69% vorrebbe un referendum sull'entrata in vigore dei cambiamenti.
Duemila gli aborti legali, 200 quelli clandestini in un anno
Con una legge tra le più restrittive in Europa, non arrivano a 2mila gli aborti legali ogni anno in Polonia. Chi decide di abortire lo fa per malformazioni al feto. I gruppi di difesa delle donne stimano però in 200 mila le procedure che vengono eseguite in clandestinità o all'estero.
La marcia con le rose a Roma
In marcia a Roma, tra via San Valentino davanti al consolato polacco fino all'ambasciata, in via Rubens, per dire "no" alla legge che in Polonia vieta l'aborto. La marcia, quasi una passeggiata, è finita con la deposizione di rose bianche e rosse, i colori della bandiera polacca, e di cartelli agli ingressi dell'ambasciata. Sui marciapiedi anche ombrelli rossi e neri, i colori dello sciopero.
A Varsavia, la folla ha marciato dalla sede di Ordo Iuris, gruppo conservatore che ha fatto pressione per un divieto totale del diritto d'interrompere le gravidanze, fino al palazzo del Parlamento, circondato da agenti di polizia in assetto antisommossa.
In massa le donne si sono radunate a Cracovia, Brelsavia, Sttetino e Lodz. Le proteste sono iniziate il giorno stesso in cui la Corte costituzionale si è pronunciata nel Paese, storicamente bastione del cattolicesimo conservatore e ora in rapida trasformazione sociale.
La rabbia popolare per la decisione è rivolta contro la Chiesa cattolica romana e Jaroslaw Kaczynski, leader del partito Diritto e Giustizia al potere e politico più potente del Paese.
Le protese nelle chiese
Con una mossa senza precedenti nel Paese profondamente cattolico, i manifestanti hanno protestato anche all'interno delle chiese e lasciato i propri slogan con le bombolette spray sui muri esterni.
La figlia del presidente Duda si schiera con le donne
Kinga Duda, figlia del presidente Andrzej Duda ha detto di appoggiare la sentenza, si è schierata contro il divieto dicendo di non poterlo accettare. Nominata consigliera non retribuita del padre sulle questioni sociali, ha detto che ogni donna incinta il cui feto possa morire da un momento all'altro alla nascita dovrebbe poter decidere che cosa fare, visto che sarà lei ad "affrontare le conseguenze della sua decisione per il resto della vita".
Cosa dice il testo della Corte costituzionale
Quando verrà pubblicata sulla gazzetta ufficiale, la decisione della Corte costituzionale annunciata giovedì scorso vieterà anche gli aborti per malformazioni alla nascita. Le interruzioni saranno consentite solo per le gravidanze derivanti da stupro, incesto oppure quando la vita della donna è a rischio.
Le ragioni di opposizione e sostenitori
Gli oppositori alla sentenza sostengono che metta a rischio la vita delle donne costringendole a portare a termine gravidanze non vitali. Chi la sostiene insiste sul fatto che impedirà l'aborto dei feti con diagnosi di sindrome di Down.
Il sondaggio IBRiS
Secondo un sondaggio d'opinione IBRiS pubblicato oggi, circa il 66% degli intervistati si oppone al verdetto, mentre il 69% vorrebbe un referendum sull'entrata in vigore dei cambiamenti.
Duemila gli aborti legali, 200 quelli clandestini in un anno
Con una legge tra le più restrittive in Europa, non arrivano a 2mila gli aborti legali ogni anno in Polonia. Chi decide di abortire lo fa per malformazioni al feto. I gruppi di difesa delle donne stimano però in 200 mila le procedure che vengono eseguite in clandestinità o all'estero.
La marcia con le rose a Roma
In marcia a Roma, tra via San Valentino davanti al consolato polacco fino all'ambasciata, in via Rubens, per dire "no" alla legge che in Polonia vieta l'aborto. La marcia, quasi una passeggiata, è finita con la deposizione di rose bianche e rosse, i colori della bandiera polacca, e di cartelli agli ingressi dell'ambasciata. Sui marciapiedi anche ombrelli rossi e neri, i colori dello sciopero.