Pulitzer, vince ancora Colson Whitehead, è lui lo scrittore più premiato di Faulkner e Updike
Prima di lui solo Booth Tarkington, William Faulkner e John Updike hanno ricevuto più di un Pulitzer ma nessuno per due romanzi consecutivi. Il prestigioso premio giornalistico ha tenuto anche quest'anno i riflettori puntati sui conflitti razziali.
Secondo Pulitzer in tre anni per Colson Whitehead, grazie al romanzo "I ragazzi della Nickel", ispirato alla scuola-riformatorio per soli maschi Arthur G. Dozier di Marianna, in Florida, dove migliaia di bambini e ragazzi sono stati sottoposti a feroci abusi fisici e mentali.
Whitehead, 51 anni, nato e cresciuto a New York, racconta la storia del giovane Elwood, rinchiuso nella Nickel Academy con la sola colpa di essere nero. "Un racconto potente sull'umana perseveranza, dignita' e redenzione", ha sottolineato l'amministratrice dei Pulitzer, Dana Canedy, annunciando i vincitori per la prima volta in streaming, dal salotto di casa sua, a causa del coronavirus.
Nel 2017 Whitehead era entrato nell'Olimpo della letteratura americana con un altro volume dedicato al razzismo, "La ferrovia sotterranea", ambientato durante la Guerra Civile. "Ovviamente sono molto onorato e spero possa creare consapevolezza sul modello reale del romanzo, la 'Dozier School for Boys', in modo tale che le vittime e le loro storie non vengano dimenticati", ha commentato in una nota il 50enne narratore d'America", come lo ha definito il Time magazine mettendolo in copertina.
Prima di lui solo Booth Tarkington, William Faulkner e John Updike hanno ricevuto più di un Pulitzer ma nessuno per due romanzi consecutivi.
L'America dei conflitti razziali al centro dei lavori premiati
I conflitti razziali in un'America segnata da ferite ancora aperte sono al centro di molti lavori premiati in questa edizione dei Pulitzer, la numero 104. Il riconoscimento per la musica e' andato a "The Central Park Five" di Anthony Davis, l'opera dedicata all'ingiusta condanna di cinque ragazzi di colore nel 1989 con l'accusa di aver violentato una jogger a Central Park.
Premiata anche Nikole Hannah-Jones, corrispondente del New York Times Magazine, per il saggio d'apertura del "Project 1619", il progetto giornalistico lanciato la scorsa estate in forma multimediale a puntate sulla segregazione razziale, marcando l'anno dello sbarco della nave con a bordo primi
schiavi africani.
E se il New York Times è stato il grande vincitore con tre Pulitzer (compreso quello a Brian Rosenthal per il giornalismo investigativo con l'inchiesta sulle irregolarità nell'industria dei Taxi della Grande Mela), nella prestigiosa categoria "servizio pubblico", l'Oscar del giornalismo è andato all'Anchorage Daily News in collaborazione con ProPublica per il reportage che ha rivelato la totale assenza di protezione da parte della polizia in un terzo dei comuni dell'Alaska.
Il premio per la fotografia di attualità e' stato vinto da Reuters per gli scatti sulle proteste ad Hong Kong. ll Courier-Journal di Louisville, nel Kentucky, si è aggiudicato il Pulitzer per le 'breaking news', per la copertura della grazia concessa a centinaia di condannati da parte del governatore uscente Matt Bevin. Il Washington Post ha vinto il Pulitzer per aver puntato i riflettori sugli effetti del cambiamento climatico e al New Yorker è stato tributato quello per la satira politica grazie a una copertina dove sono raffigurati il ministro della Giustizia americano William Barr e il leader di maggioranza al Senato Mitch McConnell che lustrano le scarpe al presidente Donald Trump.
Per la prima volta quest'anno è stata introdotta una nuova categoria, l'"Audio reporting", per la crescente influenza del giornalismo multimediale. Il nuovo riconoscimento è stato tributato a "This American Life", di Molly O'Toole del Los Angeles Times ed Emily Green di Vice News con "The Out Crows", dedicato alle
storie personali sullo sfondo della politica "Restate in Messico" del presidente Donald Trump.
I Pulitzer prevedono 15 categorie di giornalismo e 7 tra libri, teatro e musica. "Ironicamente i premi vennero assegnati per la prima volta nel giugno del 1917, poco più di un anno prima della pandemia della febbre spagnola", ha osservato Canedy. "In tempi difficili come i nostri è più importante che mai far capire
che il giornalismo non si è mai fermato - ha rimarcato - nonostante coordinati sforzi per sabotarne il lavoro".