Esercito siriano entra a Kobane, città simbolo curda. Erdoğan: "Usa dicono di non entrare, russi sì"
La Turchia sta valutando l'ingresso nella città di Kobane, simbolo della resistenza curda all'Isis. Nel frattempo altri militari russi di stanza in Cecenia saranno inviati nell'area per rafforzare il contingente nell'ambito dell'accordo russo-turco sul ritiro delle milizie curde dalla zona
"La Turchia prenderà una decisione in base agli sviluppi sulla sua presenza militare a Kobane", la città simbolo della resistenza curda all'Isis nel nord della Siria. L'ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan durante un'intervista alla televisione di stato Trt, sostenendo che gli Stati Uniti avrebbero detto ad Ankara di non entrarvi, mentre i russi avrebbero manifestato il contrario. Al momento a Kobane è arrivato l'esercito siriano che ha raggiunto, tra l'altro, anche le città di Manbij, Tal Amir, Ayn Isa e Tabka, città, che Assad aveva abbandonato tra il 2011 e il 2012. Proprio a Manbij, città strategica a ovest dell'Eufrate, la Turchia ha già espresso la volontà di creare una postazione di osservazione militare.
In un quadro complesso, Erdoğan ha chiesto agli Stati Uniti la consegna del comandante delle forze democratiche siriane a guida curda Ferhat Abdi Şahin (nome di guerra Mazloum Abdi e Mazloum Kobanê), tra l'altro ricercato dall'Interpol, definito da Ankara "terrorista".
Lo scenario attuale e l'accordo tra Russia e Turchia
L'accordo tra Russia e Turchia è una sostanziale spartizione dell'area a nord-est della Siria tra l'esercito di Ankara e i militari di Damasco, fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad. Questi ultimi, sostenuti da Mosca, tornano dopo 8 anni a presidiare il confine turco finora sotto il controllo delle milizie curde dell'Unità di Protezione Popolare (Ypg), protagoniste della lotta all'Isis. Il graduale disimpegno degli Usa dall'area, la cui sola presenza ha per anni evitato l'attacco turco, ma soprattutto ha rafforzato la posizione dei partiti Unità di Protezione Popolare/Partito dell'Unione Democratica al tavolo delle trattative da portare avanti con Damasco (o Mosca), fa sfumare il progetto Rojava: ossia uno stato curdo autonomo nel nord della Siria.
Nuovi militari russi in Siria
Circa 300 militari russi che sono di stanza in Cecenia saranno inviati nel Nord della Siria per rafforzare il contingente nell'ambito dell'accordo russo-turco sul ritiro delle milizie curde dalla zona. Lo ha annunciato l'esercito russo. Si occuperanno di "operazioni speciali", ha indicato la Difesa in una nota, aggiungendo che saranno dispiegati nell'area di 30 chilometri alla frontiera tra Siria e Turchia definita nell'accordo tra Ankara e Mosca.
Check point
In particolare 15 check point che Mosca costituirà per Assad sono previsti a est e ovest dell'area compresa tra le città di Tel Abyad e Ras al Ayn, in un territorio di 120 km di estensione e 32 di profondità che rimane sotto il controllo dell'esercito turco. Nell'area non c'è più spazio per le milizie Ypg, ma neanche per gli americani, che manterranno un piccolo contingente a sud. Nei negoziati, mai avvenuti tra Usa e Turchia, era stata ipotizzata nei mesi scorsi la formazione di forme di amministrazione e governo locale, scelta sparita dagli accordi di Ankara con Mosca, che spianano la strada al controllo da parte del regime di Damasco.
Gli Usa annunciano nuove truppe
Un funzionario della Difesa Usa, il cui nome resta anonimo, ha annunciato l'intenzione degli Stati Uniti di inviare truppe nella Siria orientale per proteggere gli impianti petroliferi e impedire che finiscano nelle mani nei jihadisti del sedicente Stato Islamico (Isis). L'invio di rinforzi avverrà in collaborazione con l'alleanza curdo-araba delle Forze democratiche siriane (Fds), ha precisato la fonte.
In un quadro complesso, Erdoğan ha chiesto agli Stati Uniti la consegna del comandante delle forze democratiche siriane a guida curda Ferhat Abdi Şahin (nome di guerra Mazloum Abdi e Mazloum Kobanê), tra l'altro ricercato dall'Interpol, definito da Ankara "terrorista".
Lo scenario attuale e l'accordo tra Russia e Turchia
L'accordo tra Russia e Turchia è una sostanziale spartizione dell'area a nord-est della Siria tra l'esercito di Ankara e i militari di Damasco, fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad. Questi ultimi, sostenuti da Mosca, tornano dopo 8 anni a presidiare il confine turco finora sotto il controllo delle milizie curde dell'Unità di Protezione Popolare (Ypg), protagoniste della lotta all'Isis. Il graduale disimpegno degli Usa dall'area, la cui sola presenza ha per anni evitato l'attacco turco, ma soprattutto ha rafforzato la posizione dei partiti Unità di Protezione Popolare/Partito dell'Unione Democratica al tavolo delle trattative da portare avanti con Damasco (o Mosca), fa sfumare il progetto Rojava: ossia uno stato curdo autonomo nel nord della Siria.
Nuovi militari russi in Siria
Circa 300 militari russi che sono di stanza in Cecenia saranno inviati nel Nord della Siria per rafforzare il contingente nell'ambito dell'accordo russo-turco sul ritiro delle milizie curde dalla zona. Lo ha annunciato l'esercito russo. Si occuperanno di "operazioni speciali", ha indicato la Difesa in una nota, aggiungendo che saranno dispiegati nell'area di 30 chilometri alla frontiera tra Siria e Turchia definita nell'accordo tra Ankara e Mosca.
Check point
In particolare 15 check point che Mosca costituirà per Assad sono previsti a est e ovest dell'area compresa tra le città di Tel Abyad e Ras al Ayn, in un territorio di 120 km di estensione e 32 di profondità che rimane sotto il controllo dell'esercito turco. Nell'area non c'è più spazio per le milizie Ypg, ma neanche per gli americani, che manterranno un piccolo contingente a sud. Nei negoziati, mai avvenuti tra Usa e Turchia, era stata ipotizzata nei mesi scorsi la formazione di forme di amministrazione e governo locale, scelta sparita dagli accordi di Ankara con Mosca, che spianano la strada al controllo da parte del regime di Damasco.
Gli Usa annunciano nuove truppe
Un funzionario della Difesa Usa, il cui nome resta anonimo, ha annunciato l'intenzione degli Stati Uniti di inviare truppe nella Siria orientale per proteggere gli impianti petroliferi e impedire che finiscano nelle mani nei jihadisti del sedicente Stato Islamico (Isis). L'invio di rinforzi avverrà in collaborazione con l'alleanza curdo-araba delle Forze democratiche siriane (Fds), ha precisato la fonte.