Governo sotto scacco: bozza sulla Brexit divide tutti. Trema la poltrona della May, voto rinviato
Theresa May incatenata al Big Ben. È questa una delle immagini simbolo che meglio descrive il 'pantano' dal quale dovranno essere trovate soluzioni in vista dell'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Intanto prosegue la battaglia alla Camera dei Comuni, con la premier che ha annunciato il rinvio del parere sulla bozza di accordo con Bruxelles previsto per domani. "Sarebbe stata bocciata". Fuori dal Parlamento protestano gli attivisti a favore della Brexit e coloro che sono delusi da come sta andando la trattativa
L'ultima chiamata per la Brexit è prevista per il 29 marzo 2019, giorno in cui l'accordo entrerà in vigore. Resta il nodo dell'Irlanda del Nord che fa saltare il voto sulla bozza di accordo in Parlamento previsto per domani. Il parere dell'Aula è stato rinviato a tempo indeterminato proprio perché May - nel caso di voto contrario - sarebbe rimasta 'schiacciata' tra una parte dei conservatori e dall'opposizione.
Così si fa sempre più precaria la permanenza della premier al numero 10 di Dowing Street, considerando che la situazione sta mettendo insieme gruppi parlamentari - fra cui i Liberal Democratici di Vince Cable - pronti a votare in favore d'una mozione di sfiducia, laddove il leader laburista e dell'opposizione parlamentare, Jeremy Corbyn, dovesse presentarla.
La leader del Partito conservatore ha preferito guadagnare altro tempo e annunciare una ulteriore negoziazione con i dirigenti europei. Durante l'intervento a Westminster, la May ha ribadito anche che non convocherà un secondo referendum, spiegando che a suo parere questo porterebbe inevitabilmente ad appelli per un terzo voto. I parlamentari non hanno gradito la mossa, definita disperata e di "patetica codardia" perché, mai come prima, la politica britannica è sembrata bloccata all'angolo, sempre più debole.
A ostacolare il piano di May, ancora convinta che questo "sia il miglior accordo possibile", è il meccanismo di backstop per mantenere aperto il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. La premier vorrebbe dunque tornare "d'urgenza" a Bruxelles per parlare con i leader europei e strappare "maggiori rassicurazioni" sul lungo termine. Allo stesso tempo, May ha sfidato i parlamentari a presentarle un "piano Brexit che non preveda un backstop" e che possa andare bene.
Così si fa sempre più precaria la permanenza della premier al numero 10 di Dowing Street, considerando che la situazione sta mettendo insieme gruppi parlamentari - fra cui i Liberal Democratici di Vince Cable - pronti a votare in favore d'una mozione di sfiducia, laddove il leader laburista e dell'opposizione parlamentare, Jeremy Corbyn, dovesse presentarla.
La leader del Partito conservatore ha preferito guadagnare altro tempo e annunciare una ulteriore negoziazione con i dirigenti europei. Durante l'intervento a Westminster, la May ha ribadito anche che non convocherà un secondo referendum, spiegando che a suo parere questo porterebbe inevitabilmente ad appelli per un terzo voto. I parlamentari non hanno gradito la mossa, definita disperata e di "patetica codardia" perché, mai come prima, la politica britannica è sembrata bloccata all'angolo, sempre più debole.
A ostacolare il piano di May, ancora convinta che questo "sia il miglior accordo possibile", è il meccanismo di backstop per mantenere aperto il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. La premier vorrebbe dunque tornare "d'urgenza" a Bruxelles per parlare con i leader europei e strappare "maggiori rassicurazioni" sul lungo termine. Allo stesso tempo, May ha sfidato i parlamentari a presentarle un "piano Brexit che non preveda un backstop" e che possa andare bene.