Sughra e Naeema, le due facce del Pakistan che ha messo fuori legge il delitto d'onore
Storico compromesso
Non potrebbero essere più diverse le due donne protagoniste dell'approvazione, il 6 ottobre scorso, della legge contro il delitto d'onore. Naeema Kishwar porta un burqa che lascia intravedere solo i suoi occhi, Sughra Imam a volte porta il velo ma in generale cammina a capo scoperto, Naeema appartiene al JUI-F (Jamiat Ulema-e-Islam) partito sunnita di stretta osservanza coranica, Sughra è stata parlamentare del partito più liberal la cui leader, Benazir Bhutto, prima donna a guidare il Paese, fu uccisa dagli estremisti islamici. Naeema proviene da Mardan nel Nord Ovest, una regione povera e dominata dalle tribu più tradizionaliste in cui le bambine di solito non vengono mandate a scuola, Sughra viene da una prominente famiglia pakistana e ha studiato ad Harvard.
L'Associated Press le ha incontrate per ripercorrere il difficile iter che ha portato all'approvazione di una legge che inasprisce le pene riguardanti i casi di “delitto d’onore”. Il provvedimento di portata storica prevede una pena minima di 25 anni e toglie la possibilità del cosiddetto "perdono" da parte delle famiglie delle vittime. Una previsione di legge che, siccome questo tipo di delitti è di solito perpetrato all'interno del nucleo famigliare, consentiva ai colpevoli di farla spesso franca. Queste norme dette Qisas (Retribuzione) e Diyat (Denaro insanguinato) furono introdotte nel sistema nel 1990 e hanno grandemente incentivato la commissione di questo genere odioso di crimine. Secondo le statistiche nel 2015 i delitti d'onore in Pakistan erano stati ufficialmente 1096, ma la cifra reale è probabilmente assai superiore.
Nella nuova legge la possibilità del "perdono" è stata mantenuta solo nel caso in cui l'omicida sia condannato a morte - pena prevista nel caso in cui il colpevole abbia anche usato violenza sessuale su una vittima minore o disabile. E proprio questa eccezione è stato il frutto del compromesso che ha consentito, grazie alla battaglia di Naeema Kishwar nell'Assemblea Nazionale di far passare la legge.
Il disegno originario portato avanti da Sughra Imam in Senato non prevedeva infatti alcuna eccezione. Dopo anni di paziente tessitura e mediazione con i leader religiosi Imam era riuscita l'anno scorso a far passare a grande maggioranza, compresi i senatori dello JUI-F , un provvedimento che, per analogia con la legge anti-terrorismo, non prevedeva "perdono" nemmeno per i condannati a morte. Ma la legge si era arenata lì perchè non c'erano i numeri per farla passare nella più potente Assemblea Nazionale dominata dalla Lega Musulmana del Pakistan.
La legge sarebbe rimasta in un cassetto se non fosse stato per l'impegno di Naeema Kishwar, da 24 anni in politica e da sempre schierata per il diritto alla educazione delle bambine. Grazie alla sua attività nel comitato ristretto dell'Assemblea Nazionale è stato raggiunto il compromesso definitivo. La svolta tuttavia è certamente dovuta anche al che il 2016 ha visto il dibattito sul delitto d'onore in Pakistan incendiarsi per il clamore suscitato su scala globale dall'omicidio della modella e star dei social media Qandeel Baloch - strangolata dal fratello per essersi rifiutata di vivere secondo le regole della tradizione - e per il riconoscimento a Sharmeen Obaid-Chinoy, regista pakistana, vincitrice di un'Oscar per il documentario "A Girl in the River: The Price of Forgiveness" dedicato ad un'adolescente uccisa e gettata in un fiume per aver osato scegliere il proprio marito.