Scontri a Jenin tra israeliani e palestinesi. Muore un giovane, figlio di un militante di Hamas
Dopo l'uccisione di un rabbino (avvenuta lo scorso 9 gennaio, ndr), Jenin è diventata teatro di nuovi scontri tra palestinesi e l'esercito israeliano. Questa volta a morire è un giovane di 22 anni, figlio di un militante di Hamas già ucciso dagli israeliani. Secondo fonti di stampa palestinesi, il giovane aveva scritto a sua madre un breve messaggio in cui la informava di anelare "al martirio"
"Un morto ed alcuni arresti", si legge nel comunicato diffuso dal portavoce della polizia israeliana in merito agli scontri avvenuti nella città di Jenin, in Cisgiordania, contro una cellula ritenuta responsabile della uccisione di un rabbino. A dare il nome alla vittima ci ha pensato il ministero della salute palestinese: si tratta di Ahmed Jarrar, 22 anni, figlio di un militante di Hamas ucciso nella seconda Intifada palestinese. Testimoni, inoltre, riferiscono che tre edifici appartenenti alla famiglia di Jarrar sono stati demoliti nell'operazione militare.
A confermare la morte del ragazzo ci ha pensato anche Hamas che, in un comunicato, ha rivendicato l'appartenenza della vittima al gruppo delle Brigate Ezzedin al-Qassam (il suo braccio armato) e ricordato che Jarrar era "figlio di un martire" perché suo padre Nasser Jarrar, ucciso dall'esercito israeliano nel 2002, era il comandante dell'ala militare di stanza a Jenin.
Ma all'appello mancherebbe anche un secondo giovane, visto insieme a Jarrar durante il raid a cui è seguita una rivolta violenta da parte di militanti palestinesi con lancio di sassi contro le forze israeliane. Le speranze di trovarlo vivo si sono affievolite con il passare delle ore. Inoltre, almeno inizialmente, l'esercito israeliano aveva annunciato di aver ucciso due palestinesi durante il violentissimo scontro a fuoco, in cui due militari sono rimasti feriti. Molto probabilmente, il ragazzo è rimasto sepolto tra i detriti degli edifici appartenenti alla famiglia Jarrar, rasi al suolo dall'esercito.
A confermare la morte del ragazzo ci ha pensato anche Hamas che, in un comunicato, ha rivendicato l'appartenenza della vittima al gruppo delle Brigate Ezzedin al-Qassam (il suo braccio armato) e ricordato che Jarrar era "figlio di un martire" perché suo padre Nasser Jarrar, ucciso dall'esercito israeliano nel 2002, era il comandante dell'ala militare di stanza a Jenin.
Ma all'appello mancherebbe anche un secondo giovane, visto insieme a Jarrar durante il raid a cui è seguita una rivolta violenta da parte di militanti palestinesi con lancio di sassi contro le forze israeliane. Le speranze di trovarlo vivo si sono affievolite con il passare delle ore. Inoltre, almeno inizialmente, l'esercito israeliano aveva annunciato di aver ucciso due palestinesi durante il violentissimo scontro a fuoco, in cui due militari sono rimasti feriti. Molto probabilmente, il ragazzo è rimasto sepolto tra i detriti degli edifici appartenenti alla famiglia Jarrar, rasi al suolo dall'esercito.