Venezia 73. Intervista al regista Roan Johnson e cast del secondo film italiano in concorso, Piuma
Intervista di Stefano Masi
La bagarre per un film italiano in gara è una tradizione che si ripete ciclicamente - ne sanno qualcosa Michele Placido con Ovunque sei e Cristina Comencini con Quando la notte, due citazioni a caso - il fischio sta nel conto, perlomeno alle proiezioni stampa. E' il caso di Piuma, il secondo film italiano in gara a Venezia 73, una commedia di adolescenti diretta da Roan Johnson (I primi della lista, Fino a qui tutto bene, I delitti del barlume in tv) su cui l'aspettativa era stata alimentata dallo stesso direttore della Mostra Alberto Barbera che aveva definito "Piuma la commedia leggera, intelligente che tutti vorrebbero fare, davvero una sorpresa, abituati alle commediole e commediacce usa e getta del recente cinema italiano". Così quando sono arrivate bordate di fischi (oltre agli applausi e anche alle risate durante la proiezione) al grido 'vergogna', ecco ci risiamo: Piuma diventa un caso. "Le commedie sono un fatto più unico che raro nel concorso di Venezia - dice all'Ansa Roan Johnson, pisano per crescita e studi, adottato dal livornese Paolo Virzì che gli produsse l'esordio al cinema - essere qui è un bell'attestato di fiducia. Piuma è una commedia che amo, la penso come un film riuscito, ci sono dentro un ventaglio di emozioni il più ampio possibile dalla speranza allo scoramento, mi spiace che qualcuno lo abbia contestato, ma so anche di tante risate".