Ogni giorno 7mila bambini muoiono di malnutrizione: Save the Children e la povertà nel mondo
Il rapporto di Save the Children annunciato in concomitanza con la campagna "Fino all'ultimo bambino" rivela una verità sconcertante: "Nel mondo, ogni minuto cinque bambini sotto i 5 anni muoiono di malnutrizione". 7mila al giorno sarebbero le bambine e i bambini colpiti da carestie e siccità e privati di cibo adeguato, acqua pulita e cure mediche. La povertà è un tema che riguarda ogni paese, il Vecchio Continente e l'Italia. Allarmanti i dati 2017
"Fino all'ultimo bambino" è la nuova campagna di raccolta fondi di Save the Children accompagnata da un report choc. "Ogni minuti muoiono cinque bambini sotto i cinque anni: 7mila al giorno". Colpa di carestie, siccità, cibo inadeguato, acqua pulita e mancanza di cure mediche. Ma non serve guardare sempre col binocolo per comprendere che faccia abbia la povertà. Gli ultimi numeri snocciolati sull'argomento riguardanti il Vecchio Continente e l'Italia, lasciano poco spazio alla fantasia.
Veniamo ai numeri rilasciati dal rapporto Eurostat diffuso in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della povertà. Nel 2017 erano 112,9 milioni le persone a rischio di povertà o esclusione sociale nell'Unione Europea, ossia il 22,5% della popolazione Ue. Un calo di 3,15 milioni rispetto al dato del 2008: 116,07 milioni. L'Italia è il Paese fanalino di coda nell'Ue, dove la situazione è peggiorata: nel 2017 le persone a rischio povertà o esclusione sociale erano 17,407 milioni, in forte crescita rispetto a 15,082 milioni nel 2008 (+2,3 milioni). Si tratta del 28,9% della popolazione italiana contro 25,5% nel 2008.
Nel 2017 tra gli Stati membri dell'Ue il tasso di rischio povertà o esclusione sociale è aumentato in 10 Stati membri. Gli aumenti più forti sono stati registrati in Grecia (da 28,1% della popolazione a rischio nel 2008 a 34,8% nel 2017, ossia +6,7 punti percentuali), in Italia (+3,4 punti), in Spagna (+2,8 punti), nei Paesi Bassi (+2,1 punti), a Cipro (+1,9 punti) e in Estonia (+1,6 punti). Al contrario il calo più forte si è registrato in Polonia (-11 punti), in Romania (-8,5 punti), in Lettonia (-6 punti) e in Bulgaria (-5,9 punti).
Nel 2017 oltre un terzo della popolazione era minacciata di povertà o di esclusione sociale in 3 Stati membri: in Bulgaria (38,9% della popolazione), in Romania (35,7%) e in Grecia (34,8%). Viceversa, il tasso più basso di persone a rischio povertà si registra in Repubblica Ceca (12,2%), in Finlandia (15,7%), in Slovacchia (16,3%), nei Paesi Bassi (17%), in Slovenia e in Francia (17,1%) e in Danimarca (17,2%).
Veniamo ai numeri rilasciati dal rapporto Eurostat diffuso in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della povertà. Nel 2017 erano 112,9 milioni le persone a rischio di povertà o esclusione sociale nell'Unione Europea, ossia il 22,5% della popolazione Ue. Un calo di 3,15 milioni rispetto al dato del 2008: 116,07 milioni. L'Italia è il Paese fanalino di coda nell'Ue, dove la situazione è peggiorata: nel 2017 le persone a rischio povertà o esclusione sociale erano 17,407 milioni, in forte crescita rispetto a 15,082 milioni nel 2008 (+2,3 milioni). Si tratta del 28,9% della popolazione italiana contro 25,5% nel 2008.
Nel 2017 tra gli Stati membri dell'Ue il tasso di rischio povertà o esclusione sociale è aumentato in 10 Stati membri. Gli aumenti più forti sono stati registrati in Grecia (da 28,1% della popolazione a rischio nel 2008 a 34,8% nel 2017, ossia +6,7 punti percentuali), in Italia (+3,4 punti), in Spagna (+2,8 punti), nei Paesi Bassi (+2,1 punti), a Cipro (+1,9 punti) e in Estonia (+1,6 punti). Al contrario il calo più forte si è registrato in Polonia (-11 punti), in Romania (-8,5 punti), in Lettonia (-6 punti) e in Bulgaria (-5,9 punti).
Nel 2017 oltre un terzo della popolazione era minacciata di povertà o di esclusione sociale in 3 Stati membri: in Bulgaria (38,9% della popolazione), in Romania (35,7%) e in Grecia (34,8%). Viceversa, il tasso più basso di persone a rischio povertà si registra in Repubblica Ceca (12,2%), in Finlandia (15,7%), in Slovacchia (16,3%), nei Paesi Bassi (17%), in Slovenia e in Francia (17,1%) e in Danimarca (17,2%).