La chiamavano Shangai, perché la marana straripava spesso e le baracche si allagavano. Perfino Alberto Moravia dedicò una famosa inchiesta a questa periferia romana. Oggi resta traccia di questo passato difficile nei grandi murales che adornano le facciate delle case popolari. C’è anche il mandarino che diventa “l’arancio di Tor Marancia” perché è la gente che vuole così. Su un’altra facciata si agita un vortice non figurativo, che dà energia alla dirimpettaia ogni volta che si affaccia alla finestra. C’è anche il disegno di un bimbo tra le nuvole ricordo di un bambino vero scomparso prematuramente. Il quartiere delle case popolari di Tor Marancia a Roma è diventato un museo all’aria aperta, “museo condominiale”, lo chiamano, da quando una ventina di artisti internazionali hanno realizzato una serie di murales di grande effetto coinvolgendo il quartiere e i suoi abitanti. La convivenza con la bellezza ha cambiato la vita delle persone e, da zona degradata, Tor Marancia è diventata meta turistica.