I mille volti di Al Pacino: 80 anni per un mito di Hollywood
Dal boss Michael Corleone al sindacalista Jimmy Hoffa. E poi Serpico, Tony Montana e l'allenatore di Ogni maledetta domenica
"Vorrei essere ricordato come il primo uomo ad aver vissuto fino a 250 anni". È una delle frasi più famose di Al Pacino. Il grande attore, icona del cinema, compie 80 anni. È stato il boss Michael Corleone nel Padrino di Francis Ford Coppola, l'indomito Tony Montana in Scarface e lo spacciatore pentito Carlito Brigante in Carlito's way entrambi di Martin Scorsese, il poliziotto Frank Serpico e il rapinatore Sonny in Quel pomeriggio di un giorno da cani, tutti e due di Sidney Lumet, e il sindacalista Jimmy Hoffa in The Irishmen, persino il diavolo.
Tanti ruoli al limite, per quella faccia un po' così e forse, per quel cognome da italiano, eppure ha vinto l'Oscar, uno su nove nomination, per l'interpretazione cinica e malinconica del tenente colonnello cieco Frank Slade in Scent of a Woman - Profumo di donna, remake dell'omonimo film del 1974 diretto da Dino Risi e interpretato da Vittorio Gassman. Memorabile la scena in cui insegna a una giovane donna a ballare il tango con la musica di Por una cabeza di Carlos Gardel.
Dal palcoscenico al grande schermo
Nato nel 1940 ad Harlem, ma di origini siciliane, Alfredo James Pacino, entra nel celebre Actor's Studio di Lee Strasberg a 25 anni, nel 1969 l'esordio sul grande schermo con ''Me, Natalie'' di Fred Coe. Il primo ruolo da protagonista, in cui offre il primo saggio di quella recitazione secca e nervosa che sarà poi caratteristica di tutti i suoi personaggi futuri, arriva con ''Panico a Needle Park'' (1971) di Jerry Schatzberg, con cui continuerà a collaborare ne ''Lo Spaventapasseri'' del 1973.
Sui palcoscenici dei teatrini sconosciuti di New York avviene l'incontro 'magico', quello con Francis Ford Coppola, che gli regalerà il ruolo chiave della sua carriera: il boss Michael Corleone nel Padrino al fianco di Marlon Brando. È protagonista di tutti e tre i capitoli della saga che racconta la mafia italiana in America. Per Il Padrino - Parte II ottiene la prima nomination agli Oscar come attore protagonista.
Sempre negli anni '70 si aggiudica altre 3 candidature: le prime due nei panni del poliziotto anticonformista in Serpico (1973), ruolo cruciale nella rivendicazione della dignità dei valori degli italoamericani, e il rapinatore John Wojtowic in ''Quel pomeriggio di un giorno da cani'' (1975), entrambi diretti da Sydney Lumet; la terza con ''..E giustizia per tutti'' (1979) di Norman Jewison.
Alla metà degli anni Settanta, Pacino è già una star di fama internazionale, ma la celebrità porta con sé pressioni e responsabilità: "Quando finalmente arrivò il successo ne fui confuso. Non sapevo più chi ero e perciò tentai con la psicanalisi, ma solo per qualche seduta. Il lavoro è sempre stato la mia terapia". In realtà, si conosce ben poco della vita privata dell'attore, da sempre volto a proteggerla da occhi indiscreti: un modo per salvaguardare la privacy ma anche per focalizzare l'attenzione di media e grande pubblico sui personaggi interpretati, piuttosto che sulla propria immagine.
Le commedie
Gli anni '80 e '90 permettono a Pacino di dimostrare anche grande duttilità in commedie come ''Papà sei una frana'' (1982) e ''Paura d'amare'' (1991), o in vesti addirittura caricaturali come quelle del gangster Big Boy Caprice in ''Dick Tracy'' del 1990, dove recita insieme a Madonna.
Sempre in questo periodo, l'attore americano si dimostra attento ai registi, autori ed attori della nuova generazione: collabora con Michael Mann per ''Heat - La sfida'' (1995) e ''Insider'' (1999); con Mike Newell al fianco di Johnny Depp in ''Donnie Brasco'' (1997) e con Christopher Nolan in Insomnia (2002). Nel 1999 è l'allenatore degli Shark Tony D'Amato in "Ogni maledetta domenica": il monologo di Al Pacino, tenuto nello spogliatoio della squadra prima della gara di esordio dei play-off, è diventato nel corso degli anni uno degli esempi più citati di discorso motivazionale, non solo in ambito sportivo.
Il teatro
Del 1996 è la sua prima regia, "Riccardo III - Un uomo, un re". Attore di formazione teatrale, vince numerosissimi premi per le sue interpretazioni sul palcoscenico, dove predilige intensi ruoli shakespeariani (Riccardo III, Shylock, Amleto, Giulio Cesare): dagli anni sessanta ha portato sul palcoscenico, tra le altre, opere di Bertolt Brecht, Eugene O'Neill, Oscar Wilde, David Mamet.
La televisione
Sul piccolo schermo recita nella miniserie televisiva Angels in America (2003), dove fa incetta di premi per il ruolo del malato terminale di AIDS Roy Cohn; è Jack Kevorkian nel film televisivo, diretto da Barry Levinson e prodotto da HBO, You Don't Know Jack - Il dottor morte (2010). La collaborazione con HBO prosegue nel 2013 con Phil Spector, dove Pacino interpreta l'omonimo produttore discografico. Nel 2020, è uno dei protagonisti della serie televisiva Hunters, prodotta da Amazon e distribuita su Prime Video. Impossibile non ricordare poi The Irishmen di Martin Scorsese in cui appare ringiovanito accanto a Robert De Niro e Joe Pesci: per il ruolo del sindacalista americano Jimmy Hoffa, ha ricevuto la nona nomination agli Oscar.
Tanti ruoli al limite, per quella faccia un po' così e forse, per quel cognome da italiano, eppure ha vinto l'Oscar, uno su nove nomination, per l'interpretazione cinica e malinconica del tenente colonnello cieco Frank Slade in Scent of a Woman - Profumo di donna, remake dell'omonimo film del 1974 diretto da Dino Risi e interpretato da Vittorio Gassman. Memorabile la scena in cui insegna a una giovane donna a ballare il tango con la musica di Por una cabeza di Carlos Gardel.
Dal palcoscenico al grande schermo
Nato nel 1940 ad Harlem, ma di origini siciliane, Alfredo James Pacino, entra nel celebre Actor's Studio di Lee Strasberg a 25 anni, nel 1969 l'esordio sul grande schermo con ''Me, Natalie'' di Fred Coe. Il primo ruolo da protagonista, in cui offre il primo saggio di quella recitazione secca e nervosa che sarà poi caratteristica di tutti i suoi personaggi futuri, arriva con ''Panico a Needle Park'' (1971) di Jerry Schatzberg, con cui continuerà a collaborare ne ''Lo Spaventapasseri'' del 1973.
Sui palcoscenici dei teatrini sconosciuti di New York avviene l'incontro 'magico', quello con Francis Ford Coppola, che gli regalerà il ruolo chiave della sua carriera: il boss Michael Corleone nel Padrino al fianco di Marlon Brando. È protagonista di tutti e tre i capitoli della saga che racconta la mafia italiana in America. Per Il Padrino - Parte II ottiene la prima nomination agli Oscar come attore protagonista.
Sempre negli anni '70 si aggiudica altre 3 candidature: le prime due nei panni del poliziotto anticonformista in Serpico (1973), ruolo cruciale nella rivendicazione della dignità dei valori degli italoamericani, e il rapinatore John Wojtowic in ''Quel pomeriggio di un giorno da cani'' (1975), entrambi diretti da Sydney Lumet; la terza con ''..E giustizia per tutti'' (1979) di Norman Jewison.
Alla metà degli anni Settanta, Pacino è già una star di fama internazionale, ma la celebrità porta con sé pressioni e responsabilità: "Quando finalmente arrivò il successo ne fui confuso. Non sapevo più chi ero e perciò tentai con la psicanalisi, ma solo per qualche seduta. Il lavoro è sempre stato la mia terapia". In realtà, si conosce ben poco della vita privata dell'attore, da sempre volto a proteggerla da occhi indiscreti: un modo per salvaguardare la privacy ma anche per focalizzare l'attenzione di media e grande pubblico sui personaggi interpretati, piuttosto che sulla propria immagine.
Le commedie
Gli anni '80 e '90 permettono a Pacino di dimostrare anche grande duttilità in commedie come ''Papà sei una frana'' (1982) e ''Paura d'amare'' (1991), o in vesti addirittura caricaturali come quelle del gangster Big Boy Caprice in ''Dick Tracy'' del 1990, dove recita insieme a Madonna.
Sempre in questo periodo, l'attore americano si dimostra attento ai registi, autori ed attori della nuova generazione: collabora con Michael Mann per ''Heat - La sfida'' (1995) e ''Insider'' (1999); con Mike Newell al fianco di Johnny Depp in ''Donnie Brasco'' (1997) e con Christopher Nolan in Insomnia (2002). Nel 1999 è l'allenatore degli Shark Tony D'Amato in "Ogni maledetta domenica": il monologo di Al Pacino, tenuto nello spogliatoio della squadra prima della gara di esordio dei play-off, è diventato nel corso degli anni uno degli esempi più citati di discorso motivazionale, non solo in ambito sportivo.
Il teatro
Del 1996 è la sua prima regia, "Riccardo III - Un uomo, un re". Attore di formazione teatrale, vince numerosissimi premi per le sue interpretazioni sul palcoscenico, dove predilige intensi ruoli shakespeariani (Riccardo III, Shylock, Amleto, Giulio Cesare): dagli anni sessanta ha portato sul palcoscenico, tra le altre, opere di Bertolt Brecht, Eugene O'Neill, Oscar Wilde, David Mamet.
La televisione
Sul piccolo schermo recita nella miniserie televisiva Angels in America (2003), dove fa incetta di premi per il ruolo del malato terminale di AIDS Roy Cohn; è Jack Kevorkian nel film televisivo, diretto da Barry Levinson e prodotto da HBO, You Don't Know Jack - Il dottor morte (2010). La collaborazione con HBO prosegue nel 2013 con Phil Spector, dove Pacino interpreta l'omonimo produttore discografico. Nel 2020, è uno dei protagonisti della serie televisiva Hunters, prodotta da Amazon e distribuita su Prime Video. Impossibile non ricordare poi The Irishmen di Martin Scorsese in cui appare ringiovanito accanto a Robert De Niro e Joe Pesci: per il ruolo del sindacalista americano Jimmy Hoffa, ha ricevuto la nona nomination agli Oscar.