Corruzione, 'ndrangheta e politica dietro il delitto Kuciak. E il premier offre una taglia da 1 mln
500 mila euro in tagli da 100 e 500 mila euro in banconote da 50: si lascia fotografare con 1 milione di euro il premier slovacco Robert Fico, ricompensa per chi abbia qualche informazione utile a trovare l'assassino del giornalista investigativo. Ma ci sono ombre su alcune persone del suo governo. E resta da spiegare il ruolo dell'affascinante consigliere Maria Troskova
Quindici mazzette sul tavolo che tutte insieme fanno un milione di euro: è questa la taglia imposta dal premier slovacco Robert Fico per chiunque abbia informazioni sull'omicidio e killer di Jan Kuciak, giornalista investigativo di 27 anni, trovato ucciso insieme alla fidanzata Martina Kusnirova. Una duplice morte misteriosa che in qualche modo sarebbe collegata all'Italia: un intreccio corruttivo tra politica di alto profilo e cellule della 'ndrangheta attive in Slovacchia. Il resto è cronaca di questi giorni.
Il primo a far luce sul caso è stato Tom Nicholson, un altro giornalista investigativo nato nel Regno Unito che lavorava a stretto contatto con Kuciak. Stava indagando sul "pagamento fraudolento di fondi Ue a italiani residenti in Slovacchia con presunti legami con la 'ndrangheta" calabrese. "I servizi segreti (slovacchi ndr.) hanno già i nomi dei criminali; sia Jan che io lavoravamo a partire da documenti filtrati dall'intelligence", scrive Nicholson in un articolo su Politico. E aggiunge: "Il crimine organizzato slovacco non ha mai ucciso reporter, mentre i gruppi mafiosi italiani non si sono fatti scrupoli in questo senso".
Una tesi che sposa le notizie diffuse in queste ore dalla testata 'Aktuality.sk' (il giornale per cui scriveva il reporter ucciso) e da 'Slovak Spectator': "Kuciak stava indagando su persone arrivate in Slovacchia dalla Calabria che avrebbero gestito fondi europei d'intesa con personalità di primo piano a livello nazionale". Spunta così il nome dell'affascinante Maria Troskova, consigliere del primo ministro Robert Fico. La pista investigativa porta a Bova Marina, in provincia di Reggio Calabria, da dove, secondo la stampa slovacca, diversi elementi legati alla 'ndrangheta partirono anni fa alla volta dell'est d'Europa e finirono per avere collegamenti cruciali nella politica e nelle istituzioni di Bratislava.
Il giornale Aktuality mette in luce il legame tra Antonio Vadalà, imprenditore nel settore del fotovoltaico, e Troskova. Tutto comincia nel 2011, riportano i siti spectator.sme.sk e 'aktuality.sk', quando la donna incontra Vadalà. I due fondano un'azienda impegnata a far profitti nel settore del fotovoltaico. Secondo Nicholson, Jan "fece progressi importanti su una storia che aveva a che fare con il trasferimento illegale di fondi strutturali europei a italiani residenti in Slovacchia, i cui legami con la 'Ndrangheta erano provati" e il cui capo "esortava a votare per lo Smer", il partito di governo in Slovacchia. "Il nome di Vadalà - scrive lo Sme - compare nel registro commerciale legato a 32 aziende, dieci delle quali operano nel fotovoltaico. Un uomo con lo stesso cognome e la stessa data di nascita compare in un mandato di cattura della polizia italiana, e nell'ordinanza di un tribunale si afferma che la 'ndrangheta collaborava con Vadalà nel trasporto merci".
Troskova lascia l'azienda fondata nel giugno del 2012; Vadalà la lascia nel 2015, e il controllo passa nelle mani di Pietro Catroppa, che nel 2016 diventerà titolare della Prodest insieme a Viliam Jasan, ex parlamentare dello Smer e oggi del Consiglio per la sicurezza dello Stato nel governo guidato da Fico. Tra l'altro, la Prodest è stata monitorata dai servizi segreti slovacchi lo scorso anno per ordine del tribunale di Bratislava, ma il motivo per cui ciò è stato fatto è indicato come "classificato nel documento giudiziario". Dunque, Troskova approda in politica. Jasan non ha mai spiegato perché fu presa nello staff, limitandosi a un semplice: "Me la raccomandò un mio ex assistente e un amico", che secondo il quotidiano 'Plus jeden deň', sarebbe legato a Vadalà. Neanche Fico ha mai spiegato perché la prese nel ruolo di consigliere.
Luci e ombre in un momento in cui la Slovacchia si misura con il primo omicidio di un giornalista nella storia della Repubblica, e, sebbene Fico abbia messo una taglia di un milione di euro e dichiarato di voler "proteggere la libertà di stampa", i giornali gli chiedono di prestare maggiore attenzione a chi ha nominato come stretta collaboratrice.
Il primo a far luce sul caso è stato Tom Nicholson, un altro giornalista investigativo nato nel Regno Unito che lavorava a stretto contatto con Kuciak. Stava indagando sul "pagamento fraudolento di fondi Ue a italiani residenti in Slovacchia con presunti legami con la 'ndrangheta" calabrese. "I servizi segreti (slovacchi ndr.) hanno già i nomi dei criminali; sia Jan che io lavoravamo a partire da documenti filtrati dall'intelligence", scrive Nicholson in un articolo su Politico. E aggiunge: "Il crimine organizzato slovacco non ha mai ucciso reporter, mentre i gruppi mafiosi italiani non si sono fatti scrupoli in questo senso".
Una tesi che sposa le notizie diffuse in queste ore dalla testata 'Aktuality.sk' (il giornale per cui scriveva il reporter ucciso) e da 'Slovak Spectator': "Kuciak stava indagando su persone arrivate in Slovacchia dalla Calabria che avrebbero gestito fondi europei d'intesa con personalità di primo piano a livello nazionale". Spunta così il nome dell'affascinante Maria Troskova, consigliere del primo ministro Robert Fico. La pista investigativa porta a Bova Marina, in provincia di Reggio Calabria, da dove, secondo la stampa slovacca, diversi elementi legati alla 'ndrangheta partirono anni fa alla volta dell'est d'Europa e finirono per avere collegamenti cruciali nella politica e nelle istituzioni di Bratislava.
Il giornale Aktuality mette in luce il legame tra Antonio Vadalà, imprenditore nel settore del fotovoltaico, e Troskova. Tutto comincia nel 2011, riportano i siti spectator.sme.sk e 'aktuality.sk', quando la donna incontra Vadalà. I due fondano un'azienda impegnata a far profitti nel settore del fotovoltaico. Secondo Nicholson, Jan "fece progressi importanti su una storia che aveva a che fare con il trasferimento illegale di fondi strutturali europei a italiani residenti in Slovacchia, i cui legami con la 'Ndrangheta erano provati" e il cui capo "esortava a votare per lo Smer", il partito di governo in Slovacchia. "Il nome di Vadalà - scrive lo Sme - compare nel registro commerciale legato a 32 aziende, dieci delle quali operano nel fotovoltaico. Un uomo con lo stesso cognome e la stessa data di nascita compare in un mandato di cattura della polizia italiana, e nell'ordinanza di un tribunale si afferma che la 'ndrangheta collaborava con Vadalà nel trasporto merci".
Troskova lascia l'azienda fondata nel giugno del 2012; Vadalà la lascia nel 2015, e il controllo passa nelle mani di Pietro Catroppa, che nel 2016 diventerà titolare della Prodest insieme a Viliam Jasan, ex parlamentare dello Smer e oggi del Consiglio per la sicurezza dello Stato nel governo guidato da Fico. Tra l'altro, la Prodest è stata monitorata dai servizi segreti slovacchi lo scorso anno per ordine del tribunale di Bratislava, ma il motivo per cui ciò è stato fatto è indicato come "classificato nel documento giudiziario". Dunque, Troskova approda in politica. Jasan non ha mai spiegato perché fu presa nello staff, limitandosi a un semplice: "Me la raccomandò un mio ex assistente e un amico", che secondo il quotidiano 'Plus jeden deň', sarebbe legato a Vadalà. Neanche Fico ha mai spiegato perché la prese nel ruolo di consigliere.
Luci e ombre in un momento in cui la Slovacchia si misura con il primo omicidio di un giornalista nella storia della Repubblica, e, sebbene Fico abbia messo una taglia di un milione di euro e dichiarato di voler "proteggere la libertà di stampa", i giornali gli chiedono di prestare maggiore attenzione a chi ha nominato come stretta collaboratrice.