Addio a Stephen Hawking, l'uomo che voleva capire l'universo (e temeva l'intelligenza artificiale)
Un'icona della scienza Hawking non e' stato solo un grande fisico, matematico, cosmologo e astrofisico. E' un'icona. La sua vita e la sua carriera hanno ispirato film per la tv e il cinema, compreso "La Teoria del tutto" diretto da James Marsh, adattamento della biografia scritta dalla ex moglie e madre dei suoi 3 figli Jane Wild Hawking. Lo scienziato era nato a Oxford l'8 gennaio del 1942. E' noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri, sulla cosmologia quantistica e sull'origine dell'universo.
Era l'immagine stessa del "genio", un'icona come lo era stato Einstein.
Ma era anche uno scienziato straordinariamente "pop": apparso nell'episodio della saga di Star Trek "The Next Generation" e perfino nella serie "I Simpsons". E ha scritto un best seller assoluto da 9 milioni di copie come "Breve storia del tempo".
L'intelligenza artificiale e i suoi rischi
I buchi neri, la cosmologia ma anche l'interesse per le sorti dell'umanità tout court. Per questo Haking si occupò anche di intelligenza artificiale, verso la quale invitava a una laica diffidenza. Nel corso di un programma scientifico andato in onda sulla BBC, Hawking metteva in guardia sui pericoli, con parole dirette e previsioni molto pessimistiche. "Lo sviluppo della piena intelligenza artificiale", ha sostenuto, "potrebbe portare alla fine della razza umana".
I vantaggi e le incognite
Per comunicare, Hawking negli ultimi anni ha utilizzato un sistema sviluppato dalla Intel, e messo a punto con la Swiftkey, una società inglese che produce macchine intelligenti. "Le forme primitive di intelligenza artificiale", sosteneva il fisico, "si sono già da tempo dimostrate utilissime, ma temo le conseguenze di aver creato qualcosa che può uguagliare o sorpassare gli esseri umani. Essa può decollare autonomamente e riprogrammarsi ad una velocità sempre più elevata".
Uomini sopraffatti dalle macchine
Hawking sostiene questa argomentazione con le differenze evolutive tra tecnica e umanità: "Gli esseri umani - argomentava - che sono limitati da una lenta evoluzione biologica, non potrebbero più competere con le macchine intelligenti, e ne sarebbero sopraffatti".
Ma era anche uno scienziato straordinariamente "pop": apparso nell'episodio della saga di Star Trek "The Next Generation" e perfino nella serie "I Simpsons". E ha scritto un best seller assoluto da 9 milioni di copie come "Breve storia del tempo".
L'intelligenza artificiale e i suoi rischi
I buchi neri, la cosmologia ma anche l'interesse per le sorti dell'umanità tout court. Per questo Haking si occupò anche di intelligenza artificiale, verso la quale invitava a una laica diffidenza. Nel corso di un programma scientifico andato in onda sulla BBC, Hawking metteva in guardia sui pericoli, con parole dirette e previsioni molto pessimistiche. "Lo sviluppo della piena intelligenza artificiale", ha sostenuto, "potrebbe portare alla fine della razza umana".
I vantaggi e le incognite
Per comunicare, Hawking negli ultimi anni ha utilizzato un sistema sviluppato dalla Intel, e messo a punto con la Swiftkey, una società inglese che produce macchine intelligenti. "Le forme primitive di intelligenza artificiale", sosteneva il fisico, "si sono già da tempo dimostrate utilissime, ma temo le conseguenze di aver creato qualcosa che può uguagliare o sorpassare gli esseri umani. Essa può decollare autonomamente e riprogrammarsi ad una velocità sempre più elevata".
Uomini sopraffatti dalle macchine
Hawking sostiene questa argomentazione con le differenze evolutive tra tecnica e umanità: "Gli esseri umani - argomentava - che sono limitati da una lenta evoluzione biologica, non potrebbero più competere con le macchine intelligenti, e ne sarebbero sopraffatti".