Decifrato il misterioso codice di Voynich, il manoscritto dalle enigmatiche illustrazioni
Schiere di studiosi, linguisti, filologi e criptologi, persino esperti della Nasa e un software di intelligenza artificiale avevano cercato di risolvere l'arcano di questo codice impenetrabile, senza riuscire a dare una risposta
Il codice di Voynich, misterioso manoscritto risalente alla metà del '400, scritto in una lingua romanza molto antica ed estinta, è stato "decifrato". A riuscire nell'impresa, tentata da storici, linguisti e crittografi, compreso Alan Turing, il matematico che decrittò il codice Enigma, è stato Gerard Cheshire, dell'università britannica di Bristol, che ha pubblicato la ricerca sulla rivista Romance Studies.
Dalla ricerca emerge che il manoscritto è un compendio di rimedi erboristici, bagni terapeutici e letture astrologiche riguardanti questioni di cuore, di mente e di riproduzione, secondo le credenze del periodo. "Quando ho realizzato l'entità del risultato, sia in termini di importanza linguistica che di rivelazioni sulle origini e il contenuto del testo mi sono sentito incredulo ed eccitato", ha detto Cheshire. Conservato nell'università americana di Yale, il manoscritto prende il nome dall'antiquario polacco Wilfrid Voynich, che lo acquistò nel 1912. Incollata all'interno, trovò una lettera datata "Praga 19 agosto 1666", di Johannes Marcus Marci (1595-1667), medico reale di Rodolfo II di Boemia - appassionato di esoterismo, indicato come precedente possessore del volume - con la quale inviava il libro a Roma, al poligrafo Athanasius Kircher, affinché lo decifrasse. Quando Umberto Eco visitò la Beinecke Library della Yale University, l'unico manoscritto della collezione che chiese di sfogliare fu il Voynich.
È stato mostrato per la prima volta al pubblico nel 1915 e da allora le sue intriganti illustrazioni e i simboli sconosciuti hanno catturato l'immaginazione degli studiosi di tutto il mondo, compresa l'FBI, che provò a decifrarlo durante la guerra fredda, convinta che fosse opera della propaganda comunista. Il documento contiene anche una bellissima mappa che racconta la straordinaria missione di salvataggio via nave, guidata dalla regina Maria, per salvare i sopravvissuti di un'eruzione vulcanica vicino all'isola di Vulcano, nel 1444.
Secondo Cheshire a rendere così affascinante il manoscritto è l'uso di una lingua estinta che ha preceduto le lingue romanze moderne, delle quali fa parte l'italiano, e che era utilizzata nel linguaggio quotidiano, ma non in quello scritto: il suo alfabeto combina simboli familiari ad altri insoliti, usa le lettere come punteggiatura ed è costellato di abbreviazioni di parole latine.
Le origini del mistero
Il manoscritto è una sorta di enciclopedia illustrata realizzata forse da monache domenicane per Maria di Castiglia, regina di Aragona. La datazione al radiocarbonio definisce con buon margine di sicurezza che il volume sia databile tra il 1404 e il 1438, anche se l'impossibilità di analizzare l'inchiostro lascia spazio a ulteriori ipotesi circa il momento in cui sia stato scritto e disegnato. Secondo alcuni il misterioso autore è addirittura Ruggero Bacone (1214-93), perseguitato per le sue idee rivoluzionarie, ma c'è chi attribuisce l'opera a Giordano Bruno. Gordon Rugg, professore della Yale University, ha sostenuto la tesi del falso cinquecentesco, realizzato dall'avventuriero elisabettiano Edward Kelley con l'aiuto di John Dee, filosofo e astrologo.
Il documento contiene 250mila parole, scritte con un numero di caratteri variabile fra 23 e 30, di origine europea. Non c'è traccia di correzioni e alcuni studiosi sono concordi sul fatto che può essere stato scritto da due persone differenti, in due lingue diverse. Un libro folle, insomma, che poteva essere anche il delirio di un pazzo. Otre al fascino della lingua, il libro ha una mirabile ricchezza di non meno enigmatiche illustrazioni. Si tratta di inquietanti disegni ad acquerello, che rappresentano curiosi simboli, animali e piante (sconosciute anche se plausibili), sfere celesti e donne. I disegni sono stati usati nel tempo per creare un'ipotetica suddivisione del Manoscritto in sezioni: botanica, astrologica, biologica, farmacologica, più l'ultima a partire dal foglio 103 in cui compaiono solo piccole stelle a sinistra delle righe, forse una sorta di indice.
Dalla ricerca emerge che il manoscritto è un compendio di rimedi erboristici, bagni terapeutici e letture astrologiche riguardanti questioni di cuore, di mente e di riproduzione, secondo le credenze del periodo. "Quando ho realizzato l'entità del risultato, sia in termini di importanza linguistica che di rivelazioni sulle origini e il contenuto del testo mi sono sentito incredulo ed eccitato", ha detto Cheshire. Conservato nell'università americana di Yale, il manoscritto prende il nome dall'antiquario polacco Wilfrid Voynich, che lo acquistò nel 1912. Incollata all'interno, trovò una lettera datata "Praga 19 agosto 1666", di Johannes Marcus Marci (1595-1667), medico reale di Rodolfo II di Boemia - appassionato di esoterismo, indicato come precedente possessore del volume - con la quale inviava il libro a Roma, al poligrafo Athanasius Kircher, affinché lo decifrasse. Quando Umberto Eco visitò la Beinecke Library della Yale University, l'unico manoscritto della collezione che chiese di sfogliare fu il Voynich.
È stato mostrato per la prima volta al pubblico nel 1915 e da allora le sue intriganti illustrazioni e i simboli sconosciuti hanno catturato l'immaginazione degli studiosi di tutto il mondo, compresa l'FBI, che provò a decifrarlo durante la guerra fredda, convinta che fosse opera della propaganda comunista. Il documento contiene anche una bellissima mappa che racconta la straordinaria missione di salvataggio via nave, guidata dalla regina Maria, per salvare i sopravvissuti di un'eruzione vulcanica vicino all'isola di Vulcano, nel 1444.
Secondo Cheshire a rendere così affascinante il manoscritto è l'uso di una lingua estinta che ha preceduto le lingue romanze moderne, delle quali fa parte l'italiano, e che era utilizzata nel linguaggio quotidiano, ma non in quello scritto: il suo alfabeto combina simboli familiari ad altri insoliti, usa le lettere come punteggiatura ed è costellato di abbreviazioni di parole latine.
Le origini del mistero
Il manoscritto è una sorta di enciclopedia illustrata realizzata forse da monache domenicane per Maria di Castiglia, regina di Aragona. La datazione al radiocarbonio definisce con buon margine di sicurezza che il volume sia databile tra il 1404 e il 1438, anche se l'impossibilità di analizzare l'inchiostro lascia spazio a ulteriori ipotesi circa il momento in cui sia stato scritto e disegnato. Secondo alcuni il misterioso autore è addirittura Ruggero Bacone (1214-93), perseguitato per le sue idee rivoluzionarie, ma c'è chi attribuisce l'opera a Giordano Bruno. Gordon Rugg, professore della Yale University, ha sostenuto la tesi del falso cinquecentesco, realizzato dall'avventuriero elisabettiano Edward Kelley con l'aiuto di John Dee, filosofo e astrologo.
Il documento contiene 250mila parole, scritte con un numero di caratteri variabile fra 23 e 30, di origine europea. Non c'è traccia di correzioni e alcuni studiosi sono concordi sul fatto che può essere stato scritto da due persone differenti, in due lingue diverse. Un libro folle, insomma, che poteva essere anche il delirio di un pazzo. Otre al fascino della lingua, il libro ha una mirabile ricchezza di non meno enigmatiche illustrazioni. Si tratta di inquietanti disegni ad acquerello, che rappresentano curiosi simboli, animali e piante (sconosciute anche se plausibili), sfere celesti e donne. I disegni sono stati usati nel tempo per creare un'ipotetica suddivisione del Manoscritto in sezioni: botanica, astrologica, biologica, farmacologica, più l'ultima a partire dal foglio 103 in cui compaiono solo piccole stelle a sinistra delle righe, forse una sorta di indice.