Giro di vite a Hong Kong: arrestato e poi rilasciato su cauzione Joshua Wong
Nuove direttive della polizia limiteranno la possibilità della stampa libera di documentare le manifestazioni
L'attivista Joshua Wong, simbolo della protesta anti-Pechino, è stato arrestato ad Hong Kong con l'accusa di aver partecipato nell'ottobre del 2019 a una "manifestazione illegale". E' stato lo stesso 23enne, rilasciato su cauzione qualche ora dopo, a dare la notizia del suo fermo su Twitter, scatenando l'indignazione e la preoccupazione internazionale.
Proprio ieri l'Alta Corte di Hong Kong ha respinto il ricorso di Wong contro l'esclusione della sua candidatura alle elezioni per il rinnovo dei Consigli Distrettuali tenutesi nel novembre scorso, e che hanno visto prevalere i candidati dello schieramento pro-democratico.
Wong si era candidato al collegio di South Horizons West nell'area dei Nuovi Territori, ma era stato escluso dalla commissione elettorale, nonostante le sue rassicurazioni, anche scritte, di rispetto della Basic Law, la Legge Fondamentale che stabilisce il rapporto tra Pechino e l'ex colonia britannica.
Wong fu l'unico candidato a essere escluso, ufficialmente per avere promosso l'auto-determinazione della regione amministrativa speciale cinese, e l'attivista aveva attribuito la squalifica alle pressioni di Pechino.
Il giudice Anderson Chow Ka-ming ha motivato la decisione citando una procedura legale sbagliata da parte del ventitreenne attivista, che avrebbe dovuto presentare una petizione alla commissione
elettorale e non chiedere una revisione giudiziaria.
Wong ha criticato il responso aggiungendo che la questione non può essere semplicemente gestita con una petizione alla commissione elettorale. E si è detto "molto preoccupato" dalla possibilità che i giudici "chiudano un occhio" di fronte ai casi di abuso di potere da parte della burocrazia, con il rischio che sempre più candidati pro-democrazia possano essere esclusi dalle future tornate elettorali.
L'esclusione dalle elezioni dello scorso anno non è stata l'unica subita dall'attivista di Hong Kong: Wong, assieme ad altri undicicandidati dello schieramento pro-democratico, è stato escluso anche dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio Legislativo, il Parlamento della città, che si sarebbero dovute tenere il 6 settembre scorso e che sono state rinviate di un anno per la pandemia di Covid-19.
#BREAKING Joshua is arrested when reporting to Central Police Station at about 1pm today. The arrest is related to participating in an unauthorized assembly on 5Oct last year. He is told to have violated the draconian anti-mask law as well.
— Joshua Wong 黃之鋒 😷 (@joshuawongcf) September 24, 2020
Intanto l'associazione della stampa di Hong Kong ha protestato oggi contro le nuove regole che limitano la copertura della stampa durante le manifestazioni, dicendo che il governo non ha il diritto di determinare chi è o non è un giornalista.
Le regole delineate in un comunicato della polizia martedì scorso sono state criticate come una ulteriore erosione della libertà di stampa, un tempo ampia nel territorio semi-autonomo cinese, da quando a giugno Pechino ha imposto la legge sulla sicurezza nazionale.
Solo i giornalisti accreditati presso il registro governativo dei mezzi di informazione o i membri stanieri di media "internazionalmente riconosciuti e rispettabili" saranno riconosciuti come giornalisti durante le proteste.
Questo giro di vite indebolisce l'autorità delle associazioni della stampa e dei fotoreporter di Hong Kong mettendo nelle mani di funzionari governativi gli accrediti della stampa come avviene nella Cina continentale.
"Non si può permettere che sia la polizia a filtrare consentendo solo ai media ufficialmente riconosciuti la possibilità di informare, pregiudicando così i diritti fondamentali del popolo di Hong Kong", ha dichiarato l'Associazione dei giornalisti di Hong Kong in un comunicato.