Michael Haddad: "Io, disabile, in missione al Polo Nord e sulle montagne con un esoscheletro"
Ambasciatore di Buona Volontà per le Nazioni Unite, paralizzato da quando era bambino, il libanese gira il mondo per richiamare l'attenzione sulla crisi ambientale e sulla disabilità. Di Celia Guimaraes
Il libanese Michael Haddad all'età di sei anni ha subito una lesione al midollo spinale. Tre quarti delle sue funzioni motorie sono andate perse, ma proprio allora è cominciata la sua nuova vita, una vera e propria sfida portata avanti insieme a ricerca scientifica e forza di volontà.
"E’ stato un duro lavoro", racconta Haddad a Rainews24, "ma con l’aiuto della medicina, della fede e con grande tenacia, sono tornato a camminare". Lo fa grazie ad un esoscheletro che gli stabilizza tronco, spalle e braccia e gli consente di spingere il corpo in avanti e di muoversi, un passo alla volta, con l’aiuto delle stampelle. Camminare, da allora, è la sua missione, in una serie di iniziative di sensibilizzazione. .
L'esoscheletro è stato sviluppato appositamente per lui da un team di ingegneri, medici e ricercatori. Una tecnologia che, inoltre, aiuterà le persone con lesioni simili a recuperare la mobilità e alla scienza di accrescere la conoscenza sul cervello e sui movimenti del corpo umano.
Nel frattempo, Haddad sfida se stesso per richiamare l’attenzione mondiale e aumentare la consapevolezza sui grandi problemi del nostro tempo: l’ambiente, prima di tutto. Per farlo, è arrivato a piedi fino al Polo Nord, ha scalato montagne e attraversato deserti. In qualità di ambasciatore di buona volontà delle Nazioni Unite, Haddad sostiene anche diverse iniziative in favore delle persone con disabilità. Le sue imprese più recenti, due maratone, a Beirut - per raccogliere fondi per la ricostruzione dell'ospedale devastato dall’esplosione al porto – e al Cairo.
Se posso farlo io, osserva, tutti possono riuscirci
"E’ stato un duro lavoro", racconta Haddad a Rainews24, "ma con l’aiuto della medicina, della fede e con grande tenacia, sono tornato a camminare". Lo fa grazie ad un esoscheletro che gli stabilizza tronco, spalle e braccia e gli consente di spingere il corpo in avanti e di muoversi, un passo alla volta, con l’aiuto delle stampelle. Camminare, da allora, è la sua missione, in una serie di iniziative di sensibilizzazione. .
L'esoscheletro è stato sviluppato appositamente per lui da un team di ingegneri, medici e ricercatori. Una tecnologia che, inoltre, aiuterà le persone con lesioni simili a recuperare la mobilità e alla scienza di accrescere la conoscenza sul cervello e sui movimenti del corpo umano.
Nel frattempo, Haddad sfida se stesso per richiamare l’attenzione mondiale e aumentare la consapevolezza sui grandi problemi del nostro tempo: l’ambiente, prima di tutto. Per farlo, è arrivato a piedi fino al Polo Nord, ha scalato montagne e attraversato deserti. In qualità di ambasciatore di buona volontà delle Nazioni Unite, Haddad sostiene anche diverse iniziative in favore delle persone con disabilità. Le sue imprese più recenti, due maratone, a Beirut - per raccogliere fondi per la ricostruzione dell'ospedale devastato dall’esplosione al porto – e al Cairo.
Se posso farlo io, osserva, tutti possono riuscirci