Fidel Castro sfidò 11 presidenti americani e seicentotrentasette piani per ucciderlo
Nessun presidente Usa è riuscito a stroncare il Líder Máximo, con cui hanno fatto i conti i potenti di un intero cinquantennio
Da Dwight D. Eisenhower a George W. Bush passando per John Kennedy, Richard Nixon, Jimmy Carter, Ronald Reagan, George H. W. Bush, Bill Clinton. Nessun presidente americano riuscì a fermare Fidel che mise fine alla dittatura di Batista, nel 1959, quando alla guida dell'Unione Sovietica c'era Nikita Kruscev, mentre in Vaticano il papa era Giovanni XXIII.
I due primati di Castro
Almeno due primati da guinness sono stati messi a segno da Castro negli ultimi decenni: il discorso politico più lungo del mondo nella storia della politica: sette ore e quindici minuti di fronte al Parlamento cubano il 24 febbraio del 1998 e l'aver sventato seicentotrentasette piani messi a punto per ucciderlo.
L'assalto alla Moncada
Controverso personaggio politico della seconda metà del ventesimo secolo, simbolo della lotta antimperialista, il leader della rivoluzione cuabana "Condannatemi, non importa, la storia mi assolverà", disse durante il processo per l'assalto alla Moncada, evento fallimentare ma che sarà ricordato come l'inizio della rivoluzione cubana. Erano gli inizi degli anni '50, quando Castro cominciò la sua battaglia contro il generale Fulgencio Batista, tornato a guidare il Paese con un colpo di Stato. Il socialista organizzò un assalto armato alla caserma della Moncada, il 26 luglio 1953, che si concluse in modo drammatico: più di 80 assalitori furono uccisi, mentre Castro, fatto prigioniero, fu processato e condannato a 15 anni di prigione. Rilasciato grazie a un'amnistia generale nel maggio del 1955, andò in esilio in Messico e Stati Uniti.
La rivoluzione cubana
Correva l'anno 1956 quando, con un gruppo di rivoluzionari provenienti dal Messico, sbarcò sull'isola per organizzare la lotta armata che mise fine, nel 1959, alla dittatura di Batista. Tre anni dopo il tentativo fallito di prendere il potere, nel 1956 Castro, Che Guevara e Camilo Cienfuegos tornarono a Cuba con un piccolo gruppo di guerriglieri, noti come 'Movimento 26 luglio', fondato da Castro l'anno prima con lo scopo di combattere la dittatura di Batista. Prese il via una lotta armata contro il governo. Batista, intanto, era diventato simbolo della corruzione, del malgoverno e della diseguaglianza. Nel dicembre 1958, dopo la decisiva battaglia di Santa Clara, Batista cedette e si rifugiò nella Repubblica Dominicana, lasciando campo libero. Pochi giorni dopo, l'8 gennaio, Casto e le sue forze raggiunsero l'Avana: era la vittoria della rivoluzione. Da allora ha guidato in maniera ininterrotta il regime socialista fino al 2006 quando subì la sua prima seria operazione all'intestino; solo due anni più tardi aveva effettivamente ceduto il testimone al fratello, rinunciando alla presidenza.