Iran. Proteste contro regime Ayatollah: almeno 2 morti. Trump: osserviamo violazioni diritti umani
Le autorità iraniane hanno escluso che le vittime siano cadute sotto colpi sparati dalle forze dell'ordine e parlano di infiltrati nelle proteste "con armi da caccia e da guerra", puntando il dito contro estremisti sunniti e potenze straniere
Blocco dei social; "pugno di ferro contro gli autori delle violenze". Linea dura del governo iraniano dopo quattro giorni di proteste contro il regime degli Ayatollah. Il bilancio di questi giorni di manifestazioni, nelle diverse città del Paese, compresa la capitale Teheran, si è aggravato nella notte con la notizia - confermata dalle fonti ufficiali - di due morti per ferite da arma da fuoco nella città di Dorud, nell'ovest del Paese.
Le autorità iraniane hanno escluso che le vittime siano cadute sotto colpi sparati dalle forze dell'ordine e parlano di infiltrati nelle proteste "con armi da caccia e da guerra", puntando il dito contro estremisti sunniti e potenze straniere. In varie occasioni, comunque, la polizia e i Guardiani della rivoluzione hanno sciolto le manifestazioni con le maniere forti e si registrano numerosi arresti. In alcune occasioni i manifestanti hanno dato l'assalto a edifici governativi. Sia a Teheran sia in altre città, si sono svolte contromanifestazioni di sostenitori del regime.
La protesta è partita giovedì dalla città nord-orientale di Mashaad e l'indomani si è estesa in diverse città, compresa la capitale Teheran teatro dove sabato sono scese in piazza migliaia di persone e ci sono stati scontri con la polizia. Secondo la premio Nobel per la pace, l'avvocatessa iraniana Shirin Ebadi, la protesta iniziata per il malcontento rispetto al carovita e all'impegno militare all'estero dalla Siria al Libano fino allo Yemen, potrebbe presto assumere connotati analoghi all'"onda verde" del 2009, quando si diffuse la contestazione popolare contro la rielezione del presidente ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad. Anche allora la repressione fu particolarmente dura.
La fine delle sanzioni, dopo l'accordo sul nucleare del 2015, nonostante la recente marcia indietro di Trump, non sembra aver determinato una ripresa nel tenore di vita della popolazione, anche in ragione dell'aumento delle spese militari. Il malcontento per il ferreo controllo del regime su tutti gli aspetti della vita sociale e' particolarmente diffuso tra i giovani. Al momento nè il numero uno della Repubblica islamica, la Guida suprema Ali Khamenei, nè il presidente, Hassan Rohani (che dovrebbe parlare questa sera in tv), hanno preso posizione ufficialmente sulle proteste, ma il ministro dell'Interno, Abdolrahman Rahmani Fazli, ha avvertito che gli autori delle violenze e i responsabili dell'ondata di disordini "pagheranno il prezzo" delle loro azioni. "Quanti danneggiano beni pubblici, creano disordine e infrangono la legge devono rispondere delle loro azioni e pagarne il prezzo", ha avvertito, "agiremo contro le violenze e contro quanti stanno seminando paura e terrore".
Il Presidente Usa, Donald Trump è intervenuto su quanto sta avvenendo in Iran tramite twitter: "Grandi proteste in Iran. Le persone stanno finalmente diventando sagge su come i loro soldi e la loro ricchezza vengono rubati e sperperati per il terrorismo. Gli Stati Uniti stanno osservando da vicino le violazioni dei diritti umani!".
Le autorità iraniane hanno escluso che le vittime siano cadute sotto colpi sparati dalle forze dell'ordine e parlano di infiltrati nelle proteste "con armi da caccia e da guerra", puntando il dito contro estremisti sunniti e potenze straniere. In varie occasioni, comunque, la polizia e i Guardiani della rivoluzione hanno sciolto le manifestazioni con le maniere forti e si registrano numerosi arresti. In alcune occasioni i manifestanti hanno dato l'assalto a edifici governativi. Sia a Teheran sia in altre città, si sono svolte contromanifestazioni di sostenitori del regime.
La protesta è partita giovedì dalla città nord-orientale di Mashaad e l'indomani si è estesa in diverse città, compresa la capitale Teheran teatro dove sabato sono scese in piazza migliaia di persone e ci sono stati scontri con la polizia. Secondo la premio Nobel per la pace, l'avvocatessa iraniana Shirin Ebadi, la protesta iniziata per il malcontento rispetto al carovita e all'impegno militare all'estero dalla Siria al Libano fino allo Yemen, potrebbe presto assumere connotati analoghi all'"onda verde" del 2009, quando si diffuse la contestazione popolare contro la rielezione del presidente ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad. Anche allora la repressione fu particolarmente dura.
La fine delle sanzioni, dopo l'accordo sul nucleare del 2015, nonostante la recente marcia indietro di Trump, non sembra aver determinato una ripresa nel tenore di vita della popolazione, anche in ragione dell'aumento delle spese militari. Il malcontento per il ferreo controllo del regime su tutti gli aspetti della vita sociale e' particolarmente diffuso tra i giovani. Al momento nè il numero uno della Repubblica islamica, la Guida suprema Ali Khamenei, nè il presidente, Hassan Rohani (che dovrebbe parlare questa sera in tv), hanno preso posizione ufficialmente sulle proteste, ma il ministro dell'Interno, Abdolrahman Rahmani Fazli, ha avvertito che gli autori delle violenze e i responsabili dell'ondata di disordini "pagheranno il prezzo" delle loro azioni. "Quanti danneggiano beni pubblici, creano disordine e infrangono la legge devono rispondere delle loro azioni e pagarne il prezzo", ha avvertito, "agiremo contro le violenze e contro quanti stanno seminando paura e terrore".
Il Presidente Usa, Donald Trump è intervenuto su quanto sta avvenendo in Iran tramite twitter: "Grandi proteste in Iran. Le persone stanno finalmente diventando sagge su come i loro soldi e la loro ricchezza vengono rubati e sperperati per il terrorismo. Gli Stati Uniti stanno osservando da vicino le violazioni dei diritti umani!".