Coree, Kim Jong-un cambia idea: "Stop a piani militari contro il Sud"
Dopo le tensioni delle ultime settimane tra le due parti, Pyongyang aveva minacciato di inviare le proprie truppe nella zona demilitarizzata al confine con il Sud
Kim Jong-un ha sospeso i piani per un'azione militare contro il Sud. Nelle ultime settimane Pyongyang ha emesso una serie di condanne al vetriolo contro Seul per i volantini anti-nord che i disertori inviano attraverso il confine, di solito attaccati a palloncini o all'interno di bottiglie galleggianti. Alle minacce sono seguiti presto i fatti. La scorsa settimana è stato fatto saltare in aria l'ufficio di collegamento intercoreano e l'area smilitarizzata si è presto popolata di soldati. Nel fine settimana Pyongyang ha annunciato il ripristino degli altoparlanti al confine e l'invio di 12 milioni di volantini di propaganda oltre confine.
Adesso invece, la Corea del Nord sembra fare un passo indietro. L'agenzia di stato Kcna ha riferito di una riunione della Commissione militare centrale, presieduta da Kim Jong-un che "sospende i piani di azione militare contro il sud".
Il leader nordcoreano, ultimamente "assente" sulla scena mondiale, è apparso in una videoconferenza e dopo aver "fatto il punto della situazione, ha deciso di sospendere i piani militari". Non solo, ma, secondo l'agenzia, le truppe nordcoreane starebbero già abbattendo gli altoparlanti appena reinstallati nella zona demilitarizzata.
Gli analisti sostengono che la Corea del Nord, dopo settimane in cui ha deliberatamente aumentato le tensioni, potrebbe adesso prenderne le distanze anche per prevenire ritorsioni su vasta scala da parte delle forze armate sudcoreane e statunitensi. Yoh Sang-key, portavoce del ministero dell'Unificazione della Corea del Sud, ha detto che Seul sta "rivedendo attentamente" la nuova decisione del Nord.
L'anniversario della Guerra di Corea
Le nuove decisioni di Pyongyang lasciano presumere che non ci sarà il lancio di volantini di propaganda oltre confine ipotizzato per il 25 giugno, anniversario del 70esimo anniversario della Guerra di Corea, combattuta nella penisola coreana dal 1950 al 1953. La guerra terminò con l’armistizio di Panmunjeom che pur non giungendo mai a un reale accordo di pace, stabilizzò la situazione e confermò la divisione della penisola.
Giovedì, su entrambe le sponde del confine più pesantemente armato del mondo, solenni cerimonie ricorderanno lo scoppio di un conflitto che ha ucciso e ferito milioni di persone, lasciando gran parte della penisola coreana tra le macerie e che, tecnicamente, continua ancora. Sarà un anniversario amaro per il presidente sudcoreano Moon Jae-in, che aveva sperato che il lavoro diplomatico degli ultimi due anni avrebbe potuto cambiare radicalmente i rapporti tra i due Paesi.
Ma la Corea del Nord ha invertito la rotta negli ultimi giorni in un impeto di rabbia simbolica, per poi cambiare ancora le carte in tavola. Certamente, i recenti passi del Nord seguono mesi di frustrazione per la riluttanza di Seul a sfidare le sanzioni condotte dagli Stati Uniti sul suo programma di armi nucleari e riprendere progetti economici intercoreani.
"La Corea del Sud non ha molte opzioni", spiega Nam Sung-wook , professore all'Università della Corea del Sud: "Siamo gli stessi coreani ma anche nemici (di guerra). Raggiungere la riconciliazione e la cooperazione tra le Coree non è così facile come si potrebbe pensare". A Moon, il figlio dei rifugiati di guerra nordcoreani che predica che il Sud dovrebbe condurre gli sforzi internazionali per affrontare il Nord, è stato accreditato il coordinamento di una spinta diplomatica a risolvere una situazione di stallo nucleare. I suoi inviati si sono spostati tra Pyongyang e Washington per aiutare a organizzare il primo incontro tra Kim e il presidente Donald Trump a Singapore nel giugno 2018, ma ha affrontato critiche per aver letto in modo eccessivamente ottimista i segnali di Pyongyang. Seul ha perso credibilità quando è diventato chiaro, durante i negoziati, che Kim non aveva intenzione di eliminare facilmente le bombe atomiche, cioè la sua più forte garanzia di sopravvivenza.
Il ruolo di Kim Yo Jong
In questa nuova tornata di decisione manca però la protagonista dell'escalation di tensioni delle ultime settimane, cioè Kim Yo Jong, potente sorella del leader nordcoreano. Tra gli analisti c'è un dibattito acceso sul suo ruolo: è stata o meno designata la prima in linea di successione al trono dell'unica dinastia familiare del mondo socialista?
Il contesto in cui il dibattito si è sviluppato è quello di una sempre maggiore evidenza del ruolo assunto da Yo Jong in un momento in cui la presenza del fratello maggiore si è rarefatta, tanto che il mese scorso diversi media avevano ipotizzato che fosse gravemente malato o persino morto. Affermazione poi smentita dal ritorno sulla scena del giovane leader. Kim Yo Jong nel frattempo sembra aver preso le redini della politica intercoreana ed è stata la principale artefice, con una serie di dichiarazioni e minacce, della drastica interruzione del dialogo con il Sud, già arenatosi dopo il secondo vertice tra Kim e il presidente Usa Donald Trump.
Tuttavia, parlare di "erede" designata appare ancora prematuro, anche se l'unico possibile "concorrente" al ruolo di successore - il fratellastro del defunto Kim Jong Il, Kim Pyong Il (65 anni ca.), ex diplomatico - si sarebbe ritirato a vita privata e ci sono voci secondo le quali sarebbe addirittura agli arresti domiciliari. A deporre contro la possibilità di una successione tra fratello e sorella ci sono altri elementi. Advesempio, non è affatto un "unicum" che una sorella o un fratello siano al fianco del Leader al vertice della Corea del Nord: Kim Kyong Hui (donna) ha avuto un ruolo molto importante nel regime del fratello Kim Jong Il nei primi 2000; Kim Il Sung diede una posizione centrale al fratello Kim Yong Ju. Eppure nessuno dei due divenne a sua volta numero uno e il passaggio di potere fu sempre di padre in figlio.
Adesso invece, la Corea del Nord sembra fare un passo indietro. L'agenzia di stato Kcna ha riferito di una riunione della Commissione militare centrale, presieduta da Kim Jong-un che "sospende i piani di azione militare contro il sud".
Il leader nordcoreano, ultimamente "assente" sulla scena mondiale, è apparso in una videoconferenza e dopo aver "fatto il punto della situazione, ha deciso di sospendere i piani militari". Non solo, ma, secondo l'agenzia, le truppe nordcoreane starebbero già abbattendo gli altoparlanti appena reinstallati nella zona demilitarizzata.
Gli analisti sostengono che la Corea del Nord, dopo settimane in cui ha deliberatamente aumentato le tensioni, potrebbe adesso prenderne le distanze anche per prevenire ritorsioni su vasta scala da parte delle forze armate sudcoreane e statunitensi. Yoh Sang-key, portavoce del ministero dell'Unificazione della Corea del Sud, ha detto che Seul sta "rivedendo attentamente" la nuova decisione del Nord.
L'anniversario della Guerra di Corea
Le nuove decisioni di Pyongyang lasciano presumere che non ci sarà il lancio di volantini di propaganda oltre confine ipotizzato per il 25 giugno, anniversario del 70esimo anniversario della Guerra di Corea, combattuta nella penisola coreana dal 1950 al 1953. La guerra terminò con l’armistizio di Panmunjeom che pur non giungendo mai a un reale accordo di pace, stabilizzò la situazione e confermò la divisione della penisola.
Giovedì, su entrambe le sponde del confine più pesantemente armato del mondo, solenni cerimonie ricorderanno lo scoppio di un conflitto che ha ucciso e ferito milioni di persone, lasciando gran parte della penisola coreana tra le macerie e che, tecnicamente, continua ancora. Sarà un anniversario amaro per il presidente sudcoreano Moon Jae-in, che aveva sperato che il lavoro diplomatico degli ultimi due anni avrebbe potuto cambiare radicalmente i rapporti tra i due Paesi.
Ma la Corea del Nord ha invertito la rotta negli ultimi giorni in un impeto di rabbia simbolica, per poi cambiare ancora le carte in tavola. Certamente, i recenti passi del Nord seguono mesi di frustrazione per la riluttanza di Seul a sfidare le sanzioni condotte dagli Stati Uniti sul suo programma di armi nucleari e riprendere progetti economici intercoreani.
"La Corea del Sud non ha molte opzioni", spiega Nam Sung-wook , professore all'Università della Corea del Sud: "Siamo gli stessi coreani ma anche nemici (di guerra). Raggiungere la riconciliazione e la cooperazione tra le Coree non è così facile come si potrebbe pensare". A Moon, il figlio dei rifugiati di guerra nordcoreani che predica che il Sud dovrebbe condurre gli sforzi internazionali per affrontare il Nord, è stato accreditato il coordinamento di una spinta diplomatica a risolvere una situazione di stallo nucleare. I suoi inviati si sono spostati tra Pyongyang e Washington per aiutare a organizzare il primo incontro tra Kim e il presidente Donald Trump a Singapore nel giugno 2018, ma ha affrontato critiche per aver letto in modo eccessivamente ottimista i segnali di Pyongyang. Seul ha perso credibilità quando è diventato chiaro, durante i negoziati, che Kim non aveva intenzione di eliminare facilmente le bombe atomiche, cioè la sua più forte garanzia di sopravvivenza.
Il ruolo di Kim Yo Jong
In questa nuova tornata di decisione manca però la protagonista dell'escalation di tensioni delle ultime settimane, cioè Kim Yo Jong, potente sorella del leader nordcoreano. Tra gli analisti c'è un dibattito acceso sul suo ruolo: è stata o meno designata la prima in linea di successione al trono dell'unica dinastia familiare del mondo socialista?
Il contesto in cui il dibattito si è sviluppato è quello di una sempre maggiore evidenza del ruolo assunto da Yo Jong in un momento in cui la presenza del fratello maggiore si è rarefatta, tanto che il mese scorso diversi media avevano ipotizzato che fosse gravemente malato o persino morto. Affermazione poi smentita dal ritorno sulla scena del giovane leader. Kim Yo Jong nel frattempo sembra aver preso le redini della politica intercoreana ed è stata la principale artefice, con una serie di dichiarazioni e minacce, della drastica interruzione del dialogo con il Sud, già arenatosi dopo il secondo vertice tra Kim e il presidente Usa Donald Trump.
Tuttavia, parlare di "erede" designata appare ancora prematuro, anche se l'unico possibile "concorrente" al ruolo di successore - il fratellastro del defunto Kim Jong Il, Kim Pyong Il (65 anni ca.), ex diplomatico - si sarebbe ritirato a vita privata e ci sono voci secondo le quali sarebbe addirittura agli arresti domiciliari. A deporre contro la possibilità di una successione tra fratello e sorella ci sono altri elementi. Advesempio, non è affatto un "unicum" che una sorella o un fratello siano al fianco del Leader al vertice della Corea del Nord: Kim Kyong Hui (donna) ha avuto un ruolo molto importante nel regime del fratello Kim Jong Il nei primi 2000; Kim Il Sung diede una posizione centrale al fratello Kim Yong Ju. Eppure nessuno dei due divenne a sua volta numero uno e il passaggio di potere fu sempre di padre in figlio.