La Corte di Cassazione chiude definitivamente la storia giudiziaria del delitto di Garlasco
Pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna definitiva di Alberto Stasi. L'ex Fidanzato di Chiara Poggi è stato condannato a 16 anni di carcere dopo un processo di primo grado, 2 processi d'appello e due sentenze della Corte di Cassazione.
Con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza, la Corte di Cassazione ha chiuso definitivamente, dopo quasi 9 anni, la storia giudiziaria dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco.
La giovane donna fu uccisa nella sua casa il 13 agosto del 2007, da allora, dopo una fase iniziale di indagini piuttosto confuse, su cui anche la corte di cassazione torna ad esprimere dubbi, le indagini si sono concentrate su di un unico indagato: Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi.
Secondo la Corte di Cassazione, Chiara Poggi fu uccisa da Alberto Stasi con un'azione connotata da "un rapido susseguirsi di colpi di martello al capo della vittima, sferrati all'ingresso dell'abitazione, con rabbia ed emotività".
Alberto Stasi "ha reso un racconto incongruo, illogico e falso, quanto al ritrovamento del corpo senza vita della fidanzata sostenendo di aver attraversato di corsa i diversi locali della villetta per cercare Chiara; sulle sue scarpe, tuttavia, non è stata rinvenuta traccia di residui ematici, ne' le macchie di sangue sul pavimento sono risultate modificate dal suo passaggio". E' quanto si legge nella sentenza depositata oggi con cui la quinta sezione penale della Cassazione spiega perché, nel dicembre scorso, rese definitiva la condanna a 16 anni di reclusione per Stasi.
Un andamento delle indagini "senz'altro non limpido, caratterizzato anche da errori e superficialità". E' quello svolto, secondo la Cassazione, riguardo al delitto di Garlasco. I giudici di piazza Cavour definiscono "anomala" la "scelta di non sequestrare nell'immediatezza la 'bicicletta nera da donna' della famiglia Stasi, o quantomeno di fotografarla".
Chiara Poggi è stata uccisa "da una persona conosciuta, arrivata da sola in bicicletta, che ella stessa ha fatto entrare in casa. Chi ha fatto ingresso nell'abitazione la conosceva bene - osservano i supremi giudici - come desumibile anche dal percorso effettuato all'interno delle stanze al piano terra". Quanto all'alibi di Alberto Stasi, la Corte sottolinea che quello fornito "non lo elimina dalla scena del crimine nella 'finestra temporale' compatibile con la commissione dell'omicidio". I giudici rilevano quindi che "del tutto correttamente" i giudici d'appello-bis "hanno ribadito che la ricostruzione che intende attribuire l'omicidio di Chiara Poggi ad un ignoto ladro si presenta appunto distante dal senso comune delle cose".
La giovane donna fu uccisa nella sua casa il 13 agosto del 2007, da allora, dopo una fase iniziale di indagini piuttosto confuse, su cui anche la corte di cassazione torna ad esprimere dubbi, le indagini si sono concentrate su di un unico indagato: Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi.
Secondo la Corte di Cassazione, Chiara Poggi fu uccisa da Alberto Stasi con un'azione connotata da "un rapido susseguirsi di colpi di martello al capo della vittima, sferrati all'ingresso dell'abitazione, con rabbia ed emotività".
Alberto Stasi "ha reso un racconto incongruo, illogico e falso, quanto al ritrovamento del corpo senza vita della fidanzata sostenendo di aver attraversato di corsa i diversi locali della villetta per cercare Chiara; sulle sue scarpe, tuttavia, non è stata rinvenuta traccia di residui ematici, ne' le macchie di sangue sul pavimento sono risultate modificate dal suo passaggio". E' quanto si legge nella sentenza depositata oggi con cui la quinta sezione penale della Cassazione spiega perché, nel dicembre scorso, rese definitiva la condanna a 16 anni di reclusione per Stasi.
Un andamento delle indagini "senz'altro non limpido, caratterizzato anche da errori e superficialità". E' quello svolto, secondo la Cassazione, riguardo al delitto di Garlasco. I giudici di piazza Cavour definiscono "anomala" la "scelta di non sequestrare nell'immediatezza la 'bicicletta nera da donna' della famiglia Stasi, o quantomeno di fotografarla".
Chiara Poggi è stata uccisa "da una persona conosciuta, arrivata da sola in bicicletta, che ella stessa ha fatto entrare in casa. Chi ha fatto ingresso nell'abitazione la conosceva bene - osservano i supremi giudici - come desumibile anche dal percorso effettuato all'interno delle stanze al piano terra". Quanto all'alibi di Alberto Stasi, la Corte sottolinea che quello fornito "non lo elimina dalla scena del crimine nella 'finestra temporale' compatibile con la commissione dell'omicidio". I giudici rilevano quindi che "del tutto correttamente" i giudici d'appello-bis "hanno ribadito che la ricostruzione che intende attribuire l'omicidio di Chiara Poggi ad un ignoto ladro si presenta appunto distante dal senso comune delle cose".