Via i graffiti. Hong Kong si dà un ripulita il giorno dopo la manifestazione
Vietato ogni evento in concomitanza con l'anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese
Hong Kong si dà una ripulita dopo gli scontri avvenuti durante la manifestazione di domenica, cinque anni dopo la rivolta degli ombrelli, che hanno lasciato una lunga scia di graffiti nel cuore della città. Il 1 ottobre la Cina celebra in pompa magna i 70 anni dalla fondazione della Repubblica Popolare e tutto deve essere perfetto anche nell'ex colonia britannica dove nello stesso giorno non saranno autorizzate manifestazioni di sorta.
Gli organizzatori della protesta di Hong Kong hanno infatti perso il ricorso per ottenere il via libera a un nuovo evento che doveva svolgersi in coincidenza con i festeggiamenti di Pechino. La decisione, scrive il South China Morning Post, è stata presa all'unanimità da un comitato di appello e motivata da "gravi minacce all'ordine e alla sicurezza pubblici", in seguito agli scontri avvenuti tra polizia e manifestanti nello scorso fine settimana, il diciassettesimo consecutivo di proteste a Hong Kong. "È la dura realtà", ha commentato Jimmy Sham Tsz-kit, rappresentante del Civil Human Rights Front (Chrf). "Dal 1997 a oggi, in poco più di venti anni, Hong Kong ha raggiunto un livello per cui non possiamo tenere manifestazioni. Stiamo diventando sempre più come Pechino". Tuttavia il mancato rilascio della lettera di non obiezione da parte delle polizia non ha scoraggiato i manifestanti dallo scendere per le strade, e lo stesso è potrebbe accadere anche il 1 ottobre.
Per adesso a Hong Kong sono state riaperte le stazioni della metropolitana e le strade. In tutto il centro è all'opera il personale incaricato di cancellare i graffiti, rimuovere i mattoni, sistemare le vetrine dei negozi.
Da Pechino, il presidente cinese, Xi Jinping, fa sapere che continuerà a rispettare l'autonomia di Hong Kong, scossa ormai da giugno da manifestazioni contro il governo centrale, e lo farà, ha detto, applicando il principio "un Paese, due Sistemi".
Gli organizzatori della protesta di Hong Kong hanno infatti perso il ricorso per ottenere il via libera a un nuovo evento che doveva svolgersi in coincidenza con i festeggiamenti di Pechino. La decisione, scrive il South China Morning Post, è stata presa all'unanimità da un comitato di appello e motivata da "gravi minacce all'ordine e alla sicurezza pubblici", in seguito agli scontri avvenuti tra polizia e manifestanti nello scorso fine settimana, il diciassettesimo consecutivo di proteste a Hong Kong. "È la dura realtà", ha commentato Jimmy Sham Tsz-kit, rappresentante del Civil Human Rights Front (Chrf). "Dal 1997 a oggi, in poco più di venti anni, Hong Kong ha raggiunto un livello per cui non possiamo tenere manifestazioni. Stiamo diventando sempre più come Pechino". Tuttavia il mancato rilascio della lettera di non obiezione da parte delle polizia non ha scoraggiato i manifestanti dallo scendere per le strade, e lo stesso è potrebbe accadere anche il 1 ottobre.
Per adesso a Hong Kong sono state riaperte le stazioni della metropolitana e le strade. In tutto il centro è all'opera il personale incaricato di cancellare i graffiti, rimuovere i mattoni, sistemare le vetrine dei negozi.
Da Pechino, il presidente cinese, Xi Jinping, fa sapere che continuerà a rispettare l'autonomia di Hong Kong, scossa ormai da giugno da manifestazioni contro il governo centrale, e lo farà, ha detto, applicando il principio "un Paese, due Sistemi".