La piccola baracca adibita a chiesa, fatta di lamiera e plastica, è piena di gente. Qualcuno tiene aperto l'ombrello perché piove all'interno, i bambini fissano le luci delle candele. È Natale per i cristiani ortodossi che vivono nella "Giungla" di Calais, nei rifugi improvvisati della baraccopoli ai margini della città portuale del nord della Francia, nella speranza di riuscire un giorno ad attraversare la Manica e raggiungere la Gran Bretagna. Gli abitanti del campo sono più di seimila adesso. Dividono 60 bagni, le fontanelle per l'acqua potabile, il fango sotto ai piedi, il cibo offerto dagli operatori. Sono cattolici, ortodossi, musulmani e con ciò che hanno trovato hanno costruito chiese e moschee sorte a poca distanza l'una dall'altra, vicino alle tende rese sempre più sottili dalle intemperie e alle poche minuscole ambitissime baracche di legno. La stessa scena si ripete poco distante, a Dunquerque, nel nuovo campo dove vivono già più di 2000 persone, moltissime le famiglie con bambini.
Intanto, dopo le scenografie del parco a tema distopico Dismaland dell'artista britannico Banksy è stato spedito a Calais per essere impiegato nella costruzione di rifugi per gli immigrati, anche il set della serie televisiva britannica "Jekyll and Hyde", chiusa dopo una crisi di ascolti.