Il Pugilatore, capolavoro assoluto dell'arte greca, torna nella sua sede di Palazzo Massimo a Roma dopo essere stato per tre mesi la star della mostra sui bronzi ellenistici allestita al Getty Museum di Los Angeles. Ad accoglierlo nella sala del Museo Nazionale Romano, di cui è diventato l'icona, il soprintendente Francesco Prosperetti, il direttore del museo Rita Paris e il pugile Nino Benvenuti, campione olimpico e campione mondiale dei pesi medi, che, dopo essersi inginocchiato di fronte a quello che è uno dei rarissimi bronzi dell'antichità pervenutici, si è detto ''estasiato ed emozionato''. La scultura, che raffigura un pugile a riposo, simbolo di forza e coraggio, è
stata datata tra il IV secolo e la prima metà del I secolo avanti Cristo. Il soggetto è ritratto dopo uno scontro, siede su una roccia e ha il volto ferito dai combattimenti, un elemento di "estremo realismo" che sorprende perché nell'epoca classica gli atleti venivano raffigurati nelle forme ideali. Del resto, sin dal suo ritrovamento, avvenuto a Roma, alle pendici del Quirinale nel 1885, la statua ha suscitato un vivace dibattito tra gli studiosi. Si tratta di "un'opera avvolta da molti misteri - ha detto Rita Paris, direttore del Museo - non sappiamo dove fosse in Grecia, non sappiamo quando sia arrivata a Roma". La statua è molto ambita per le mostre temporanee di tutto il mondo e negli ultimi
otto anni è stata a Berlino e New York, Francoforte e Firenze. Per farla viaggiare in sicurezza, è stata progettata e costruita una tripla cassa speciale contro gli urti, dotata anche di un sensore che registra vibrazioni, inclinazione, umidità e temperatura, ed è sempre accompagnata da un'equipe specializzata di tecnici e restauratori