Arti congelati: Roberto Zanda racconta l'odissea in Canada, a piedi scalzi a -50 gradi
Dopo 17 ore trascorse a temperature proibitive, con punte di -50 gradi, l'atleta cagliaritano ha rischiato di morire camminando scalzo e senza guanti
Ha camminato scalzo dopo aver perso l'orientamento. Abituato ai deserti e tradito dalla neve, Roberto Zanda ha tentato una sfida estrema durante la Yukon Artic Ultra, al confine con l'Alaska, e quando gli scarponi erano pieni di neve se li è tolti continuando a camminare a -50 gradi. Un misto di forza e coraggio e a vederlo in un letto di ospedale, con gli arti fasciati, rattrista. Ma come sostiente Guido Giardini, direttore della struttura complessa Neurologia all'ospedale Umberto Parini di Aosta: "Qualsiasi altro sarebbe morto in mezzo ai ghiacci, lui invece ha un fisico eccezionale, una tempra fuori dal comune che lo ha salvato".
"Massiccione", così lo chiamano gli amici, ha riportato il congelamento di 4/5 grado di mani e piedi. "Senza l'ottimo trattamento ricevuto in Canada, l'amputazione sarebbe totale, adesso proveremo a limitare il più possibile i danni", ha dichiarato Giardini. In casi come questi, "l'iter sanitario prevede un trattamento con farmaci anticoagulanti e vasodilatatori. Quindi, tra non meno di tre settimane, una volta che i tessuti necrotici si saranno mummificati, si procederà con l'amputazione ", ha continuato il medico che ha aggiunto: "Tenteremo di prelevare delle cellule dal midollo osseo del paziente per ricreare delle arterie, ma si tratta di un'operazione sperimentale il cui successo non è garantito".
In attesa, l'atleta di Cagliari è apparso tranquillo e felice di raccontare l'odissea canadese: "Parlavo alle ombre", "Ero in stato comatoso". Poi la preghiera al Signore: "Salvami la vita", pur avendo coscienza della criticità degli arti.
"Massiccione", così lo chiamano gli amici, ha riportato il congelamento di 4/5 grado di mani e piedi. "Senza l'ottimo trattamento ricevuto in Canada, l'amputazione sarebbe totale, adesso proveremo a limitare il più possibile i danni", ha dichiarato Giardini. In casi come questi, "l'iter sanitario prevede un trattamento con farmaci anticoagulanti e vasodilatatori. Quindi, tra non meno di tre settimane, una volta che i tessuti necrotici si saranno mummificati, si procederà con l'amputazione ", ha continuato il medico che ha aggiunto: "Tenteremo di prelevare delle cellule dal midollo osseo del paziente per ricreare delle arterie, ma si tratta di un'operazione sperimentale il cui successo non è garantito".
In attesa, l'atleta di Cagliari è apparso tranquillo e felice di raccontare l'odissea canadese: "Parlavo alle ombre", "Ero in stato comatoso". Poi la preghiera al Signore: "Salvami la vita", pur avendo coscienza della criticità degli arti.