Ottavio Missoni, 100 anni fa nasceva l'atleta stilista "maestro del colore"
Tra i padri fondatori del Made in Italy con i suoi arazzi coloratissimi, patchwork, righe e un caleidoscopio di motivi e di tinte
L11 febbraio 2021 ricorre il centesimo anniversario della nascita di Ottavio Missoni, uno dei padri fondatori del Made in Italy e ambasciatore nel mondo dellinconfondibile stile italiano, anche se lui non si è mai preso troppo sul serio e in parecchie occasioni ha affermato di non seguire la moda ma di indossare solo ciò che più gli piaceva.
"Un uomo geniale, pieno di talento, un colorista fantastico, avrebbe potuto fare il pittore" racconta la moglie Rosita, con la quale fondò la casa di moda Missoni scegliendo, oggi diremmo in "modo sostenibile", di trasferire casa e bottega a Sumirago, dove poteva anche continuare ad allenarsi. Perché prima di essere uno stilista Ottavio Missoni era anche un atleta fenomenale, finalista dei 400 metri ostacoli alle Olimpiadi di Londra 1948, campione del mondo studentesco nei 400 metri piani e vincitore di otto titoli nazionali. E ancora nella categoria master, con titoli e medaglie nel nuoto, nel lancio del giavellotto e del peso.
Zara nel cuore
Nato nel 1921 nella attuale Dubrovnik, Ottavio era cresciuto a Zara. Si considerava triestino d'adozione ma si sentiva dalmata e diceva: "Noi della costa non siamo né danubiani né balcanici, e se qualcuno oggi la chiama Croazia del Sud io insisto a dire che è Dalmazia". I ricordi sono quelli di un esule: "L'ultimo Natale a Zara - aveva raccontato - è stato quello del 1941, poi sono andato militare. Quando ci furono i bombardamenti degli anglo-americani, io ero prigioniero in Egitto, mio padre e mio fratello erano imbarcati. A casa era rimasta mia madre che, ai primi del 1944, è fuggita da sola a Trieste lasciando tutto, ma portandosi via il pianoforte, che ancora abbiamo". Il resto andò perduto, anche la casa di famiglia. Nel 1935, a 14 anni, Missoni aveva cominciato a praticare seriamente l'atletica, nei 400 piani e nei 400 ostacoli.
Nel 1939 era diventato campione mondiale studentesco a Vienna e dopo la guerra, che gli aveva portato via i migliori anni per lo sport, aveva partecipato alle Olimpiadi di Londra nel 1948 (classificandosi al sesto posto nella finale dei 400 ostacoli e correndo la staffetta 4x400) ed era poi arrivato quarto agli europei del 1950. Nella sua carriera ha vestito 23 volte la maglia azzurra e conquistato 8 titoli italiani. Ma era rimasto sempre uno sportivo e, con l'avanzare dell'età si era dedicato ai lanci, partecipando perfino ai mondiali di giavellotto (per 'under 90', disse con autoironia prima di compierli).
A Londra Ottavio aveva conosciuto Rosita Jelmini, figlia di imprenditori tessili lombardi, e con lei, diventata sua moglie, iniziò a sviluppare la sua attività, già iniziata da solo con una piccola produzione di indumenti sportivi, il nucleo di quell'impresa che avrebbe portato la coppia sulle vette della moda. Agli esordi, aprirono un laboratorio a Gallarate. Il salto avvenne nel 1958, quando la Rinascente commissionò ai Missoni 500 abiti a righe. "Tentavamo di lavorare sul colore ma, con le macchine che avevamo allora, era difficile" ha ricordato Tai in seguito (Balthus lo definì "maestro del colore"). Dall'esigenza creativa si sviluppò la ricerca tecnica. Nel 1969 Tai e Rosita costruirono lo stabilimento e la casa di Sumirago, nel Varesotto.
All'inizio degli anni 70 fu successo mondiale: arazzi coloratissimi, patchwork, righe e fiammati arcobaleno e il famoso 'put together', espressione con cui Ottavio spiegò agli americani che si trattava di 'mettere insieme' fantasie di punti e colori che mai nessuno avrebbe osato accostare, in un caleidoscopio di motivi e di tinte. L'originalità e la riconoscibilità di questa moda ha portato i Missoni nei più importanti musei.
Gli arazzi in mostra
Nel centenario della sua nascita, il Museo MA*GA di Gallarate (VA), che nel 2015 dedicò alla Maison un’ampia antologica, presenta il nuovo allestimento della Sala Arazzi Ottavio Missoni, in collaborazione con la Fondazione Ottavio e Rosita Missoni. La sezione, divenuta parte permanente della collezione, conserva una serie di grandi arazzi realizzati in patchwork di tessuto a maglia, allestiti in uno spazio immaginato dal figlio Luca Missoni e progettato da Angelo Jelmini, per sottolineare la valenza di queste particolari realizzazioni tessili di Ottavio Missoni il quale, a partire dagli anni Settanta, li elegge come esclusiva tecnica di espressione artistica, capace di concentrare in modo peculiare gli interessi trasversali, sia nella moda che nell'arte, per materia e colore.
“In occasione dei 100 anni dalla nascita di mio papà - dice Luca Missoni - ci è sembrato naturale avvalorare l’esposizione dei suoi arazzi nella sala del museo a lui dedicata con una narrazione tematica del suo lavoro artistico. Una selezione di studi originali, da sempre disegnati usando pennarelli colorati su carta a quadretti, realizzati per progettare le sue creazioni e i suoi arazzi. Una scelta di tessuti in maglia, alcuni dei quali già esposti nel 1975 alla sua prima mostra alla Galleria Il Naviglio di Venezia. Una serie di dipinti policromi in acrilico su tavola creati in forma sperimentale nei primi anni ’70. Parte dell’allestimento presenta la luminosa carriera sportiva di Ottavio, dal 1947 atleta della Società ginnastica gallaratese, culminata alle Olimpiadi di Londra del 1948 con la finale nei 400 metri ostacoli”.
"Un uomo geniale, pieno di talento, un colorista fantastico, avrebbe potuto fare il pittore" racconta la moglie Rosita, con la quale fondò la casa di moda Missoni scegliendo, oggi diremmo in "modo sostenibile", di trasferire casa e bottega a Sumirago, dove poteva anche continuare ad allenarsi. Perché prima di essere uno stilista Ottavio Missoni era anche un atleta fenomenale, finalista dei 400 metri ostacoli alle Olimpiadi di Londra 1948, campione del mondo studentesco nei 400 metri piani e vincitore di otto titoli nazionali. E ancora nella categoria master, con titoli e medaglie nel nuoto, nel lancio del giavellotto e del peso.
Zara nel cuore
Nato nel 1921 nella attuale Dubrovnik, Ottavio era cresciuto a Zara. Si considerava triestino d'adozione ma si sentiva dalmata e diceva: "Noi della costa non siamo né danubiani né balcanici, e se qualcuno oggi la chiama Croazia del Sud io insisto a dire che è Dalmazia". I ricordi sono quelli di un esule: "L'ultimo Natale a Zara - aveva raccontato - è stato quello del 1941, poi sono andato militare. Quando ci furono i bombardamenti degli anglo-americani, io ero prigioniero in Egitto, mio padre e mio fratello erano imbarcati. A casa era rimasta mia madre che, ai primi del 1944, è fuggita da sola a Trieste lasciando tutto, ma portandosi via il pianoforte, che ancora abbiamo". Il resto andò perduto, anche la casa di famiglia. Nel 1935, a 14 anni, Missoni aveva cominciato a praticare seriamente l'atletica, nei 400 piani e nei 400 ostacoli.
Nel 1939 era diventato campione mondiale studentesco a Vienna e dopo la guerra, che gli aveva portato via i migliori anni per lo sport, aveva partecipato alle Olimpiadi di Londra nel 1948 (classificandosi al sesto posto nella finale dei 400 ostacoli e correndo la staffetta 4x400) ed era poi arrivato quarto agli europei del 1950. Nella sua carriera ha vestito 23 volte la maglia azzurra e conquistato 8 titoli italiani. Ma era rimasto sempre uno sportivo e, con l'avanzare dell'età si era dedicato ai lanci, partecipando perfino ai mondiali di giavellotto (per 'under 90', disse con autoironia prima di compierli).
A Londra Ottavio aveva conosciuto Rosita Jelmini, figlia di imprenditori tessili lombardi, e con lei, diventata sua moglie, iniziò a sviluppare la sua attività, già iniziata da solo con una piccola produzione di indumenti sportivi, il nucleo di quell'impresa che avrebbe portato la coppia sulle vette della moda. Agli esordi, aprirono un laboratorio a Gallarate. Il salto avvenne nel 1958, quando la Rinascente commissionò ai Missoni 500 abiti a righe. "Tentavamo di lavorare sul colore ma, con le macchine che avevamo allora, era difficile" ha ricordato Tai in seguito (Balthus lo definì "maestro del colore"). Dall'esigenza creativa si sviluppò la ricerca tecnica. Nel 1969 Tai e Rosita costruirono lo stabilimento e la casa di Sumirago, nel Varesotto.
All'inizio degli anni 70 fu successo mondiale: arazzi coloratissimi, patchwork, righe e fiammati arcobaleno e il famoso 'put together', espressione con cui Ottavio spiegò agli americani che si trattava di 'mettere insieme' fantasie di punti e colori che mai nessuno avrebbe osato accostare, in un caleidoscopio di motivi e di tinte. L'originalità e la riconoscibilità di questa moda ha portato i Missoni nei più importanti musei.
Gli arazzi in mostra
Nel centenario della sua nascita, il Museo MA*GA di Gallarate (VA), che nel 2015 dedicò alla Maison un’ampia antologica, presenta il nuovo allestimento della Sala Arazzi Ottavio Missoni, in collaborazione con la Fondazione Ottavio e Rosita Missoni. La sezione, divenuta parte permanente della collezione, conserva una serie di grandi arazzi realizzati in patchwork di tessuto a maglia, allestiti in uno spazio immaginato dal figlio Luca Missoni e progettato da Angelo Jelmini, per sottolineare la valenza di queste particolari realizzazioni tessili di Ottavio Missoni il quale, a partire dagli anni Settanta, li elegge come esclusiva tecnica di espressione artistica, capace di concentrare in modo peculiare gli interessi trasversali, sia nella moda che nell'arte, per materia e colore.
“In occasione dei 100 anni dalla nascita di mio papà - dice Luca Missoni - ci è sembrato naturale avvalorare l’esposizione dei suoi arazzi nella sala del museo a lui dedicata con una narrazione tematica del suo lavoro artistico. Una selezione di studi originali, da sempre disegnati usando pennarelli colorati su carta a quadretti, realizzati per progettare le sue creazioni e i suoi arazzi. Una scelta di tessuti in maglia, alcuni dei quali già esposti nel 1975 alla sua prima mostra alla Galleria Il Naviglio di Venezia. Una serie di dipinti policromi in acrilico su tavola creati in forma sperimentale nei primi anni ’70. Parte dell’allestimento presenta la luminosa carriera sportiva di Ottavio, dal 1947 atleta della Società ginnastica gallaratese, culminata alle Olimpiadi di Londra del 1948 con la finale nei 400 metri ostacoli”.