Ramadi è quasi completamente distrutta. La vittoria del governo iracheno nella città nel cuore dell'Iraq all'inizio del 2016 è stata celebrata come un successo della strategia della coalizione guidata dagli USA contro l'Isis. Il prezzo pagato è stato alto come dimostrano le immagini satellitari: oltre 3.000 edifici distrutti, interi complessi residenziali, più di 400 tra strade e ponti inservibili, tra maggio 2015, quando i jihadisti conquistarono la città, e il 22 gennaio dopo la riconquista delle forze irachene.
La maggioranza della popolazione è fuggita e chi ha deciso di tornare vive senza acqua corrente o elettricità, in case dalle pareti crivellate da colpi d'artiglieria, tra i crateri aperti dalle bombe, più di 600, cadute sulla città. Adesso una società privata americana ha iniziato i lavori per la rimozione delle macerie, ma la strada verso la ricostruzione è ancora molto lunga. Negli 8 mesi in cui i jihadisti hanno avuto in mano Ramadi, circa 800 civili sono rimasti uccisi in scontri, raid aerei ed esecuzioni. Ora i pochi segni di vita visibili sono i soldati che presidiano posti di blocco, ridipinti e decorati con fiori di plastica. "Tutto ciò che hanno lasciato sono macerie. E non puoi fare niente con le macerie", ha detto il maggiore Mohammed Hussein, a capo del battaglione antiterrorismo tra i primi ad entrare a Ramadi dopo la cacciata dell'Isis.