A Firenze la mostra dedicata a Pietro l'Aretino, regista del Rinascimento
Sarà esposta agli Uffizi anche la rara e preziosa prima edizione dei "Sonetti lussuriosi" scampati al rogo
Una grande mostra con oltre cento opere è l'omaggio che le Gallerie degli Uffizi di Firenze dedicano a Pietro l'Aretino, poeta e scrittore toscano nato ad Arezzo nel 1492 e tra i protagonisti della vita culturale dell'Italia del Rinascimento.
La rassegna, dal titolo "Pietro l'Aretino e l'arte del Rinascimento", è a cura di Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Paolo Procaccioli, e si potrà visitare dal 27 novembre al 1 marzo 2020.
Dipinti, libri, sculture e altre opere raccontano la vita e lo spirito dell'Aretino che fu anche una raffinata penna satirica oltre che consigliere di potenti e talent scout di grandi artisti tanto da essere considerato il "regista del Rinascimento".
Ad aprire la mostra è il "Ritratto di Pietro Aretino", capolavoro di Tiziano, conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Il dipinto si trova a Firenze dal 1545, anno in cui fu donato dallo stesso letterato al duca Cosimo de' Medici. Il pezzo forte della rassegna è una rara edizione della prima edizione dei "Sonetti lussuriosi" (1526), illustrata a Venezia su ispirazione dei disegni eseguiti da Giulio Romano, l'allievo più talentuoso e versatile di Raffaello Sanzio: si tratta di una copia miracolosamente scampata ai roghi di successive messe all'indice dei libri proibiti da parte della censura dell'Inquisizione, poi appartenuta anche al figlio del compositore e musicista Arturo Toscanini e tuttora presente in una collezione privata.
Le opere esposte testimoniano alcuni tra i principali momenti della vita di Pietro, dagli esordi, tra Arezzo e Perugia, all'approdo alla corte pontificia a Roma, dove entra in contatto con Raffaello (in esposizione il "Ritratto femminile" prestato dal Museo di Strasburgo e un arazzo dei Musei Vaticani), fino al trasferimento nel nord Italia, a Mantova prima, infine a Venezia, rappresentata soprattutto da altre opere di Tiziano, tra le quali lo "Stendardo della Resurrezione", prestito speciale della Galleria delle Marche di Urbino.
In mostra anche una galleria dei ritratti dei potenti con i quali l'Aretino fu in contatto (tra questi, anche un busto in bronzo di Carlo V opera di Leone Leoni dal Louvre), mentre la sezione finale, intitolata "Imago Petri" è focalizzata sulla efficace promozione visiva che Aretino seppe fare della sua figura, con una attenta strategia di marketing comunicativo: dipinti, medaglie, stampe, libri oggetti di uso "griffati" con il suo nome e il suo volto, quasi una sorta di 'linea', grazie alla quale il sagace intellettuale toscano riuscì far conoscere se stesso e la propria immagine. Protagonista di questa parte dell'esposizione è il ritratto del Kunstmuseum di Basilea recentemente attribuito a Tiziano, in cui Pietro l'Aretino appare assai giovane, con in testa un copricapo di moda, lo 'scuffiotto'.
Una ricca selezione epistolare testimonia poi l'altra grande novità della produzione di Aretino, costituita dall'immenso corpus di oltre 4.000 lettere attraverso le quali l'intellettuale toscano ebbe modo di parlare e condividere le proprie idee con i principali protagonisti della sua epoca.
"Questa mostra sofisticata e composita - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - è un'avvincente narrazione "per immagini" dell'Italia del Cinquecento attraverso la vita di una delle figure più emblematiche di quel tempo.
La mostra include infine un "cameo" cinematografico con la proiezione di alcune immagini del 'Mestiere delle armi' nel quale Pietro l'Aretino, interpretato dall'attore Sasa Vulicevic, svolge il ruolo di voce narrante e compare in numerose scene.
La rassegna, dal titolo "Pietro l'Aretino e l'arte del Rinascimento", è a cura di Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Paolo Procaccioli, e si potrà visitare dal 27 novembre al 1 marzo 2020.
Dipinti, libri, sculture e altre opere raccontano la vita e lo spirito dell'Aretino che fu anche una raffinata penna satirica oltre che consigliere di potenti e talent scout di grandi artisti tanto da essere considerato il "regista del Rinascimento".
Ad aprire la mostra è il "Ritratto di Pietro Aretino", capolavoro di Tiziano, conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Il dipinto si trova a Firenze dal 1545, anno in cui fu donato dallo stesso letterato al duca Cosimo de' Medici. Il pezzo forte della rassegna è una rara edizione della prima edizione dei "Sonetti lussuriosi" (1526), illustrata a Venezia su ispirazione dei disegni eseguiti da Giulio Romano, l'allievo più talentuoso e versatile di Raffaello Sanzio: si tratta di una copia miracolosamente scampata ai roghi di successive messe all'indice dei libri proibiti da parte della censura dell'Inquisizione, poi appartenuta anche al figlio del compositore e musicista Arturo Toscanini e tuttora presente in una collezione privata.
Le opere esposte testimoniano alcuni tra i principali momenti della vita di Pietro, dagli esordi, tra Arezzo e Perugia, all'approdo alla corte pontificia a Roma, dove entra in contatto con Raffaello (in esposizione il "Ritratto femminile" prestato dal Museo di Strasburgo e un arazzo dei Musei Vaticani), fino al trasferimento nel nord Italia, a Mantova prima, infine a Venezia, rappresentata soprattutto da altre opere di Tiziano, tra le quali lo "Stendardo della Resurrezione", prestito speciale della Galleria delle Marche di Urbino.
In mostra anche una galleria dei ritratti dei potenti con i quali l'Aretino fu in contatto (tra questi, anche un busto in bronzo di Carlo V opera di Leone Leoni dal Louvre), mentre la sezione finale, intitolata "Imago Petri" è focalizzata sulla efficace promozione visiva che Aretino seppe fare della sua figura, con una attenta strategia di marketing comunicativo: dipinti, medaglie, stampe, libri oggetti di uso "griffati" con il suo nome e il suo volto, quasi una sorta di 'linea', grazie alla quale il sagace intellettuale toscano riuscì far conoscere se stesso e la propria immagine. Protagonista di questa parte dell'esposizione è il ritratto del Kunstmuseum di Basilea recentemente attribuito a Tiziano, in cui Pietro l'Aretino appare assai giovane, con in testa un copricapo di moda, lo 'scuffiotto'.
Una ricca selezione epistolare testimonia poi l'altra grande novità della produzione di Aretino, costituita dall'immenso corpus di oltre 4.000 lettere attraverso le quali l'intellettuale toscano ebbe modo di parlare e condividere le proprie idee con i principali protagonisti della sua epoca.
"Questa mostra sofisticata e composita - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - è un'avvincente narrazione "per immagini" dell'Italia del Cinquecento attraverso la vita di una delle figure più emblematiche di quel tempo.
La mostra include infine un "cameo" cinematografico con la proiezione di alcune immagini del 'Mestiere delle armi' nel quale Pietro l'Aretino, interpretato dall'attore Sasa Vulicevic, svolge il ruolo di voce narrante e compare in numerose scene.