Coronavirus. Appello dalla portaerei Usa: "non c'è bisogno che i marinai muoiano"
Il comandante della nave Roosevelt ferma al largo di Guam: "Se non si agisce subito falliamo nel prenderci cura in modo giusto delle nostre risorse più fidate, i nostri marinai"
"Non siamo in guerra e non c'è bisogno che i marinai muoiano". È all'appello disperato al Pentagono lanciato da Brett E. Crozier, comandante della USS Theodore Roosevelt, la nave da guerra ferma a largo delle coste di Guam (territorio statunitense in Micronesia, nel Pacifico Occidentale) da una settimana. A bordo vi sono ottanta positivi su circa quattromila militari ai quali viene proibito di sbarcare.
Il rischio è che il virus si diffonda rapidamente visto l'elevato numero di persone a bordo e gli spazi limitati in cui sono costrette a convivere. "Se non si agisce subito - scrive Crozier in una lettera di quattro pagine - falliamo nel prenderci cura in modo giusto delle nostre risorse più fidate, i nostri marinai".
Sempre secondo il comandante, la nave manca di strutture per l'isolamento e la quarantena e ha messo in guardia che l'attuale strategia non servirà a estirpare il virus. Chiede quindi che i quattromila a bordo siano fatti scendere e messi in isolamento.
La Reuters riporta che il segretario della Difesa degli Stati Uniti, Mark Esper, intervistato martedì dalla Cbs non ha commentato direttamente la proposta di Crozier. Alla domanda se fosse il momento di evacuare la portaerei ha risposto: "Non credo che siamo arrivati a questo punto". "Stiamo inviando molte attrezzature e assistenza alla portaerei a Guam. Stiamo mandando rinforzi medici" e segnala che "nessuno dei membri dell'equipaggio è gravemente malato".
L'Ammiraglio John Aquilino, comandante della flotta del Pacifico degli Stati Uniti, ha detto che il piano è di sbarcare i marinai per piccoli gruppi, effettuare loro il test, tenerli in quarantena, igienizzare la nave e riportarli a bordo.
Ad oggi secondo i dati del pentagono 673 militari in servizio attivo sono risultati positivi.
Il rischio è che il virus si diffonda rapidamente visto l'elevato numero di persone a bordo e gli spazi limitati in cui sono costrette a convivere. "Se non si agisce subito - scrive Crozier in una lettera di quattro pagine - falliamo nel prenderci cura in modo giusto delle nostre risorse più fidate, i nostri marinai".
Sempre secondo il comandante, la nave manca di strutture per l'isolamento e la quarantena e ha messo in guardia che l'attuale strategia non servirà a estirpare il virus. Chiede quindi che i quattromila a bordo siano fatti scendere e messi in isolamento.
La Reuters riporta che il segretario della Difesa degli Stati Uniti, Mark Esper, intervistato martedì dalla Cbs non ha commentato direttamente la proposta di Crozier. Alla domanda se fosse il momento di evacuare la portaerei ha risposto: "Non credo che siamo arrivati a questo punto". "Stiamo inviando molte attrezzature e assistenza alla portaerei a Guam. Stiamo mandando rinforzi medici" e segnala che "nessuno dei membri dell'equipaggio è gravemente malato".
L'Ammiraglio John Aquilino, comandante della flotta del Pacifico degli Stati Uniti, ha detto che il piano è di sbarcare i marinai per piccoli gruppi, effettuare loro il test, tenerli in quarantena, igienizzare la nave e riportarli a bordo.
Ad oggi secondo i dati del pentagono 673 militari in servizio attivo sono risultati positivi.