Giornalisti Rai uccisi a Mostar, Salini: "Essere degni del loro coraggio"
25 anni fa venivano uccisi a Mostar in Bosnia-Erzegovina i nostri colleghi Marco Luchetta, Sasha Ota e Dario D'Angelo. La troupe era impegnata in un reportage sugli effetti della guerra dei Balcani. A Trieste cerimonia di commemorazione con l'amministratore Rai Fabrizio Salini.
"Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D'Angelo sono tre uomini della Rai, uso il presente perché il loro ricordo è, e deve rimanere, sempre vivo dentro di noi". Così l'amministratore delegato, Fabrizio Salini, oggi a Trieste per la cerimonia di commemorazione dei tre inviati Rai uccisi a Mostar da una granata nel 1994, mentre stavano realizzando un reportage per il Tg1.
"Come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, di cui tra poco ricorrerà il venticinquesimo anniversario della scomparsa, ci hanno lasciato un bene che dobbiamo custodire gelosamente: la missione della Rai come servizio pubblico - ha dichiarato Salini -. La loro scelta di girare un servizio sui bambini orfani, vittime indifese della guerra civile balcanica, mettendo a rischio la propria vita, è simbolica per noi che lavoriamo in un'azienda alla quale dobbiamo rispetto e della quale dobbiamo andare orgogliosi".
"Con il loro lavoro - ha concluso Salini - ci hanno indicato che la Rai migliore è quella che ha coraggio, quella unita, capace di onorare i valori del Servizio pubblico e del nostro contratto di servizio. Siamo in un momento di grandi cambiamenti, l'azienda sta provando dopo tanti anni a evolversi e a diventare più moderna. Non sarà un percorso facile, ne sono consapevole, ma sono certo che riusciremo nell'impresa e assicuro che tutti noi in Rai avremo ogni giorno come obiettivo quello di essere degni del coraggio e della passione di Marco, di Alessandro e di Dario".
"Come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, di cui tra poco ricorrerà il venticinquesimo anniversario della scomparsa, ci hanno lasciato un bene che dobbiamo custodire gelosamente: la missione della Rai come servizio pubblico - ha dichiarato Salini -. La loro scelta di girare un servizio sui bambini orfani, vittime indifese della guerra civile balcanica, mettendo a rischio la propria vita, è simbolica per noi che lavoriamo in un'azienda alla quale dobbiamo rispetto e della quale dobbiamo andare orgogliosi".
"Con il loro lavoro - ha concluso Salini - ci hanno indicato che la Rai migliore è quella che ha coraggio, quella unita, capace di onorare i valori del Servizio pubblico e del nostro contratto di servizio. Siamo in un momento di grandi cambiamenti, l'azienda sta provando dopo tanti anni a evolversi e a diventare più moderna. Non sarà un percorso facile, ne sono consapevole, ma sono certo che riusciremo nell'impresa e assicuro che tutti noi in Rai avremo ogni giorno come obiettivo quello di essere degni del coraggio e della passione di Marco, di Alessandro e di Dario".