Continua protesta degli studenti francesi: 146 fermi nel dipartimento di Yvelines. Chiude Sorbonne
Quarta giornata di proteste degli studenti francesi. Da Tolosa a Marsiglia le rappresaglie più violente. Centoquarantasei persone sono state fermate davanti a un liceo in Francia, a Mantes-la-Jolie nell'Yvelines. Lo ha annunciato il commissario Arnaud Verhille, spiegando che si sono verificati nuovi incidenti e disordini vicino al liceo Saint-Exupéry, dove erano state date alle fiamme due vetture ed erano scoppiati scontri con la polizia
Le proteste degli studenti si moltiplicano in diverse città della Francia. L'edificio della Sorbonne a Parigi resta chiuso "per motivi di sicurezza", dopo che un gruppo di "militanti" ha tentato di entrarvi senza autorizzazione. Nel dipartimento di Yvelines, nella regione dell'Île-de-France, 146 persone sono state fermate in seguito agli incidenti avvenuti davanti a un liceo di Mantes-la-Jolie prima e in seguito nelle vicinanze del liceo Saint-Exupéry.
Le manifestazioni riguardano la riforma dell'istruzione voluta dall'esecutivo e prende spunto dalle proteste dei 'Gilet gialli', capaci - quest'ultimi - di piegare il governo francese costringendolo ad annullare l'ecotassa per tutto il 2019. In particolare, il braccio di ferro tra i Gilet gialli - attualmente padri di ogni protesta in Francia - e il governo non è affatto finito. La manifestazione di sabato sarà imponente. Da una parte i militanti dall'altra mezzi eccezionali in aggiunta ai 65mila agenti delle forze di sicurezza su tutta la Francia. È stato il premier francese Édouard Philippe a mettere in guardia i Gilet gialli: "Nella situazione che affrontiamo, il dovere di lucidità si impone a tutti, il dovere di responsabilità si impone anche a chi ricopre una carica elettiva, agli esponenti del governo, agli editorialisti, ai cittadini".
Emmanuel Macron "ha chiesto a tutte le forze politiche, ai leader sindacali e del mondo imprenditoriale di rivolgere un chiaro ed esplicito appello alla calma e al rispetto dell'ordine repubblicano", la dichiarazione non è stata fatta di persona ma dal portavoce del governo francese. Nel mezzo di "una grande violenza, sia nelle parole, e, a volte, nei fatti" alcune persone "hanno solo un obiettivo, quello di attaccare la Repubblica", ha continuato il portavoce citando il presidente Macron che da quando è tornato dal G20 di Buenos Aires non è intervenuto direttamente sulle proteste dei Gilet gialli che sabato scorso sono degenerate in violenti scontri.
La riforma della scuola
A gran voce gli studenti dei licei francesi contestano le riforme della scuola superiore, chiedendo al governo di Philippe di fare marcia indietro su provvedimenti che penalizzano gli studenti meno abbienti. Al terzo giorno di protesta nazionale indetta da due sindacati - il Sindacato generale dei liceali (SGL) e la Federazione indipendente e democratica liceale (FIDL) - aderiscono almeno 150 licei. Tra i punti più controversi della riforma vi sono quelli che riguardano l'esame di maturità, l'orientamento professionale, le condizioni di accesso all'università, la soppressione di 2600 cattedre e il programma 'Parcoursup'. "Niente soldi niente studi": è lo slogan scandito da liceali alle porte di Parigi, con un 'Gilet giallo' attorno al collo, contestando l'aumento delle tasse universitarie in vigore da settembre 2019.
Le manifestazioni riguardano la riforma dell'istruzione voluta dall'esecutivo e prende spunto dalle proteste dei 'Gilet gialli', capaci - quest'ultimi - di piegare il governo francese costringendolo ad annullare l'ecotassa per tutto il 2019. In particolare, il braccio di ferro tra i Gilet gialli - attualmente padri di ogni protesta in Francia - e il governo non è affatto finito. La manifestazione di sabato sarà imponente. Da una parte i militanti dall'altra mezzi eccezionali in aggiunta ai 65mila agenti delle forze di sicurezza su tutta la Francia. È stato il premier francese Édouard Philippe a mettere in guardia i Gilet gialli: "Nella situazione che affrontiamo, il dovere di lucidità si impone a tutti, il dovere di responsabilità si impone anche a chi ricopre una carica elettiva, agli esponenti del governo, agli editorialisti, ai cittadini".
Emmanuel Macron "ha chiesto a tutte le forze politiche, ai leader sindacali e del mondo imprenditoriale di rivolgere un chiaro ed esplicito appello alla calma e al rispetto dell'ordine repubblicano", la dichiarazione non è stata fatta di persona ma dal portavoce del governo francese. Nel mezzo di "una grande violenza, sia nelle parole, e, a volte, nei fatti" alcune persone "hanno solo un obiettivo, quello di attaccare la Repubblica", ha continuato il portavoce citando il presidente Macron che da quando è tornato dal G20 di Buenos Aires non è intervenuto direttamente sulle proteste dei Gilet gialli che sabato scorso sono degenerate in violenti scontri.
La riforma della scuola
A gran voce gli studenti dei licei francesi contestano le riforme della scuola superiore, chiedendo al governo di Philippe di fare marcia indietro su provvedimenti che penalizzano gli studenti meno abbienti. Al terzo giorno di protesta nazionale indetta da due sindacati - il Sindacato generale dei liceali (SGL) e la Federazione indipendente e democratica liceale (FIDL) - aderiscono almeno 150 licei. Tra i punti più controversi della riforma vi sono quelli che riguardano l'esame di maturità, l'orientamento professionale, le condizioni di accesso all'università, la soppressione di 2600 cattedre e il programma 'Parcoursup'. "Niente soldi niente studi": è lo slogan scandito da liceali alle porte di Parigi, con un 'Gilet giallo' attorno al collo, contestando l'aumento delle tasse universitarie in vigore da settembre 2019.