"Missione compiuta". La Nasa dice addio al rover Opportunity
Opportunity aveva smesso di comunicare con la Terra il 10 giugno scorso, travolto da una violenta tempesta di sabbia. Sono stati oltre un migliaio i tentativi di ristabilire la comunicazione, tutti purtroppo inutili
Magari verrà ritrovato tra qualche anno sotto una coltre di sabbia dall'equipaggio di una futura missione su Marte, come immaginato da Ridley Scott nel film "The Martian" con il rover Pathfinder. Oggi, però, dobbiamo dire addio al rover Opportunity, uno degli esploratori di Marte in assoluto più longevi, che per quasi 15 anni ha raccolto dati e immagini che hanno fatto il giro del mondo, rivelando molti segreti del Pianeta Rosso.
"Il rover è morto. la sua missione è compiuta", ha annunciato ieri sera la Nasa, dopo un lungo periodo e innumerevoli tentativi nei quali, inutilmente, si è cercato di ristabilire i contatti con il veicolo.
Opportunity aveva smesso di comunicare con il centro di controllo a Terra dal 10 giugno scorso, quando era stato travolto da una violenta tempesta di sabbia, fra le peggiori osservate su Marte negli ultimi anni.
Soltanto in settembre il rover era riemerso e a scovarlo nella polvere era stato il satellite Mars Reconnaissance Orbiter (mro) della Nasa, in una delle sue orbite intorno a Marte.
"Oppy", come lo chiamano i ricercatori della Nasa, appariva come un puntino luminoso, ma continuava a restare in silenzio. Sono stati oltre un migliaio i tentativi di ristabilire una comunicazione da parte del Jet Propulsion Laboratory (jlp) della Nasa, responsabile della missione, tutti purtroppo inutili.
D'altro canto quella di Opportunity è stata una lunghissima carriera. Il rover era infatti arrivato sul suolo marziano il 24 gennaio 2004 e 20 giorni più tardi era arrivato il "fratello" Spirit, un rover del tutto identico che ha concluso la sua carriera nel febbraio 2010 per colpa di una ruota imprigionata nella sabbia di un cratere.
Da allora Opportunity ha proseguito da solo la sua missione, percorrendo 45 chilometri rispetto al chilometro per cui era stato programmato e funzionando 60 volte in più del previsto.
Nulla di più adatto a lui, quindi, che concludere la lunga carriera nella valle della perseveranza. "Non avrei potuto immaginare un luogo migliore", ha detto il direttore del Jpl, Michael Watkins.
Nella sua lunga vita Opportunity ha inviato a terra 217.000 immagini, comprese 15.360 foto panoramiche; ha visitato 53 rocce analizzandone i minerali; ha rilevato spie della presenza passata di acqua, come l'ematite, e ha scoperto che il cratere Endeavour in un lontano passato è stato un lago.
"Il rover è morto. la sua missione è compiuta", ha annunciato ieri sera la Nasa, dopo un lungo periodo e innumerevoli tentativi nei quali, inutilmente, si è cercato di ristabilire i contatti con il veicolo.
Opportunity aveva smesso di comunicare con il centro di controllo a Terra dal 10 giugno scorso, quando era stato travolto da una violenta tempesta di sabbia, fra le peggiori osservate su Marte negli ultimi anni.
Soltanto in settembre il rover era riemerso e a scovarlo nella polvere era stato il satellite Mars Reconnaissance Orbiter (mro) della Nasa, in una delle sue orbite intorno a Marte.
"Oppy", come lo chiamano i ricercatori della Nasa, appariva come un puntino luminoso, ma continuava a restare in silenzio. Sono stati oltre un migliaio i tentativi di ristabilire una comunicazione da parte del Jet Propulsion Laboratory (jlp) della Nasa, responsabile della missione, tutti purtroppo inutili.
D'altro canto quella di Opportunity è stata una lunghissima carriera. Il rover era infatti arrivato sul suolo marziano il 24 gennaio 2004 e 20 giorni più tardi era arrivato il "fratello" Spirit, un rover del tutto identico che ha concluso la sua carriera nel febbraio 2010 per colpa di una ruota imprigionata nella sabbia di un cratere.
Da allora Opportunity ha proseguito da solo la sua missione, percorrendo 45 chilometri rispetto al chilometro per cui era stato programmato e funzionando 60 volte in più del previsto.
Nulla di più adatto a lui, quindi, che concludere la lunga carriera nella valle della perseveranza. "Non avrei potuto immaginare un luogo migliore", ha detto il direttore del Jpl, Michael Watkins.
Nella sua lunga vita Opportunity ha inviato a terra 217.000 immagini, comprese 15.360 foto panoramiche; ha visitato 53 rocce analizzandone i minerali; ha rilevato spie della presenza passata di acqua, come l'ematite, e ha scoperto che il cratere Endeavour in un lontano passato è stato un lago.