Protesta in piazza a Mosca contro il blocco di Telegram
Circa 10mila manifestanti si sono riuniti nella capitale russa per protestare contro la chiusura nel paese del popolare strumento di messaggistica, iniziative anche in Iran
Oltre 10mila persone hanno protestato oggi a Mosca contro il blocco della App di messaggistica telefonica Telegram: lo sostiene la Ong 'Contatore bianco', che ha l'obiettivo di riferire numeri realistici sulle persone che partecipano alle manifestazioni in Russia. Secondo la polizia, erano invece 7mila 500 le persone presenti in viale Sakharov. La manifestazione è stata organizzata dal Partito libertario, tra i presenti anche uno dei leader dell’opposizione, Alexei Navalni.
Tra gli slogan vanno per la maggiore 'Putin ladro' e 'Internet libera’: proprio Navalni ha sottolineato che è "necessario battersi per il web libero" in Russia e ha chiesto nuovamente ai moscoviti di scendere in piazza il prossimo sabato, per protestare contro l'inaugurazione del nuovo mandato presidenziale di Vladimir Putin.
La protesta contro una possibile censura di Telegram si è estesa anche all’Iran, dove si stanno diffondendo messaggi scritti sulle banconote, che secondo gli attivisti sono "i nostri messaggi non censurabili". A promuovere l’iniziativa un gruppo di utenti Twitter iraniani, con un riferimento implicito alle voci diffuse negli ultimi tempi, secondo cui le autorità di Teheran intenderebbero bandire in maniera permanente quella che oggi è la più popolare App di messaggistica in Iran, Telegram appunto. La piattaforma era stata la più utilizzata dalla popolazione durante le proteste antigovernative del dicembre scorso.
Tra gli slogan vanno per la maggiore 'Putin ladro' e 'Internet libera’: proprio Navalni ha sottolineato che è "necessario battersi per il web libero" in Russia e ha chiesto nuovamente ai moscoviti di scendere in piazza il prossimo sabato, per protestare contro l'inaugurazione del nuovo mandato presidenziale di Vladimir Putin.
La protesta contro una possibile censura di Telegram si è estesa anche all’Iran, dove si stanno diffondendo messaggi scritti sulle banconote, che secondo gli attivisti sono "i nostri messaggi non censurabili". A promuovere l’iniziativa un gruppo di utenti Twitter iraniani, con un riferimento implicito alle voci diffuse negli ultimi tempi, secondo cui le autorità di Teheran intenderebbero bandire in maniera permanente quella che oggi è la più popolare App di messaggistica in Iran, Telegram appunto. La piattaforma era stata la più utilizzata dalla popolazione durante le proteste antigovernative del dicembre scorso.