Mick Jagger, 75 anni: il tempo può aspettare
"Who the fuck is Mick Jagger?" recita una celebre t-shirt, ma chi è veramente Mick Jagger? Tra interviste reticenti e meme esilaranti, proviamo a raccontarlo in questa galleria fotografica con 50 foto che ripercorrono la carriera e la vita del cantante dei Rolling Stones, il frontman per antonomasia della storia del Rock and Roll
In una vecchia canzone del 1974 contenuta nell'album "It's Only Rock 'N' Roll", l'album-manifesto dei Rolling Stones lanciati verso la fama internazionale dopo aver raggiunto l'apice creativo tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, Mick Jagger cantava: "Gli uomini, costruiscono torri al loro passaggio e alla loro fama eterna / Ma ecco che arriva lui a falciare e mietere, senti che ride del loro inganno / Il tempo non aspetta nessuno, e non aspetterà me..."
Mai profezia sembra essersi rivelata più fallace. A giudicare dalle immagini dei concerti dell'ultimo "No Filter Tour" concluso pochi giorni fa a Varsavia, pare che il tempo abbia deciso di aspettare Jagger, se non proprio di fermarsi. Eccolo mentre arringa la folla con una battuta sulla decisione del governo polacco di mandare in pensione i giudici: "Spero che rimarrete attaccati a tutto quello che avete imparato in tutti questi anni (quelli della dittatura comunista, ndr)" dice Mick.
Del resto, se si eccettua quel brillante "Italia-Germania tres a uno!" gridato alla folla entusiasta assiepata l'11 luglio 1982 al comunale di Torino il pomeriggio prima della finale di Spagna 1982, il frontman per antonomasia della storia del rock non è mai stato molto attendibile con le previsioni, come quando in una intervista nel 1965 pronosticava appena un altro anno di vita alla sua band:
Il 9 giugno 1975 la rivista People pubblicò un articolo intitolato The Jaggers" in cui si citava questo suo risoluto proponimento: "Continuerò a scrivere e cantare, ma preferirei essere morto piuttosto che cantare Satisfaction quando avrò 45 anni." Molti detrattori del cantante orginario di Dartford, considerato il principale responsabile della trasformazione della band inglese in un "brand" transnazionale dedito soltanto a piazzare il merchandising in tour mondiali all'insegna del revival e della nostalgia, avrebbero ben volentieri visto realizzarsi precocemente questo auspicio.
La realtà è che Jagger, oltre che maestro nell'intrattenere la folla dalle tavole del palcoscenico - quella di poche decine di appassionati di jazz del Marquee dove i Rolling tennero il primo concerto il 12 luglio del1962 come quella di oltre un milione di fan sulla spiaggia di Copacabana il 18 febbraio 2006 per un concerto gratuito trasmesso anche in diretta streaming in tutto il mondo - è sempre stato anche un maestro nel giocare con la comunicazione, stando al gioco ma anche prendendosi gioco dei media, con stile.
Eccolo qui in una celebre intervista televisiva per il Dick Cavett Show prima di salire sul palco durante il tour del 1972. Era il tour degli eccessi immortalato dal fotografo Robert Frank nel documentario "Cocksucker Blues" mai distribuito ufficialemente proprio per un diniego esplicito dello stesso Mick. Era anche il tour di "Exile on Main Street", l'album che negli anni è diventato, prima per i fan e poi per la critica, il capolavoro assoluto della band ma che un Mick, al solito irriverente, diceva di voler re-mixare per via del suono, troppo sporco. A Dick Cavett che gli chiede:"Riesci a immaginarti di fare tutto questo a sessant'anni?" Mick risponde senza indugio: "Certo, senza problemi..."
Sfrontato, ironico e cortese a seconda dell'epoca, dell'umore e delle sostanze, Jagger ha sempre giocato a interpretare il ruolo della "rockstar" durante le interviste. Un gioco, quello tra l'immagine del performer idolatrato dalle ragazzine e la "vera immagine" personale, di cui sembra essere diventato consapevole molto presto come mostra l'incipit di questa intervista tratta dal primo documentario "Charlie is my darling" diretto da Peter Whitehead e dedicato alla band impegnata nel primo tour in terra irlandese del 1965: "Non so chi sono sul palcoscenico... è molto diverso, sul palco reciti, non sei veramente te stesso..."
"Who the fuck is Mick Jagger?" recita l'iconica t-shirt, ma chi è veramente Mick Jagger? Impossibile dedurlo da queste sue interviste brillanti ma sempre ironicamente reticenti. Impossibile fare riferimento a una autobiografia ufficiale che il cantante ha sempre detto di non aver alcun interesse a scrivere, almeno fino ad oggi. Non resta che affidarsi alla voce di chi lo ha conosciuto da vicino.
Di lui il socio-rivale-fratello Keith Richards ha scritto e detto tutto e il contrario di tutto, spesso, come è nel suo stile, andando ben sopra le righe. Come quando in "Life", la sua autobiografia diventata best-seller, ricorda il 1983, l'anno più difficile per la band sull'orlo dello scioglimento. Avevano appena pubblicato "Undercover", un album per certi versi innovativo dopo il grande successo di "Tattoo You" di due anni prima che conteneva il loro ultimo hit planetario, "Start Me Up". Per la prima volta decisero di non partire in tourné a supporto del disco, decisione sofferta a causa delle ambizioni soliste del frontman che l'anno successivo avrebbe pubblicato il primo, e migliore, di una serie di album solisti non particolarmente ispirati.
"Fu all'inizio degli anni 80 che Mick cominciò a diventare insopportabile. E' quando diventò "Brenda", o "Sua Maestà" o semplicemente "la Signora". Ti ho beccato amico!" scrive Richards, "Adesso sarai Brenda, che ti piaccia o no. E a Mick non piacque. Ci mise un'eternità a scoprirlo. Parlavamo di "Quella stronza di Brenda" quando era in stanza con noi, e lui non se ne rendeva conto. Ma sono cose terribili; era molto simile a come io e Mick ci eravamo comportati con Brian. E' un acido che una volta liberato comincia a corrodere."
Altrettanto amaro ma toccante lo squarcio che sulla fragilità del giovane e rampante Mick apre Marianne Faithfull in una pagina della sua autobiografia scritta con David Dalton quando ricorda la visita che gli fece in carcere dopo la celeberrima "retata di Redlands". Lo trovò disperato: "Cominciò a piangere senza freni e io esplosi. Non potevo sopportare quella emotività così esposta. Quella disperazione mi disturbò, e devo dire, a mia imperitura vergogna, non provai molta compassione. 'Datti una calmata Mick!' gli urlai. Smise immediatamente di frignare. Non credo che lui stesso conoscesse quel lato del suo carattere. Una strigliata dura ma fu proprio la cosa sbagliata da fare in quel momento. Avrei dovuto essere toccata dal fatto che avesse abbassato la guardia davanti a me, in quel momento di vulnerabilità. Non c'è bisogno di dire che mai più ha mostrato quel lato di sè."
Una roccia, Sir Jagger, che da allora poche cose sembrano aver saputo scalfire. Non un revolver puntato sul palcoscenico come fece Meredith Hunter, il giovane accoltellato a morte dagli Hell's Angels, i motociclisti imprudentemente coinvolti nel servizio d'ordine del concerto di Altamont in California alla fine del 1969 che doveva essere la Woodstock degli Stones e che è invece passato alla storia come la pietra tombale sulla stagione dell'innocenza della controcultura americana. Non il tragico suicidio della compagna, la stilista L'Wren Scott, avvenuto nel marzo del 2014 e che, come mostrarono allora alcune immagini rubate al dolore privato, lo misero momentaneamente in ginocchio costringendolo per la prima volta nella carriera a fermare per qualche tempo il circo itinerante degli spettacoli dal vivo.
Ed ecco allora Mick che nel 2018 al traguardo dei 75 anni può giocare con il suo eterno ruolo da Peter Pan pubblicando sul proprio profilo Instagram una specie di "auto-meme" con un frammento della sua ultima, ennesima, frenetica esibizione dal vivo montata sulle note di un pezzo di Michael Jackson per celebrare una energia e una vitalità - inutile fare qui l'elenco di avventure sentimentali, flirt e figli, l'ultimo nato meno di due anni fa da una relazione con la ballerina Melanie Hamrick - tanto straripante da essere ormai divenuta proverbiale:
Meme divertente non c'è dubbio, ma che non può certo competere con l'ultimo degli esilaranti lip-sync di Fabio CeLenza: