50 anni fa moriva Louis Armstrong, leggenda del jazz
Tra i suoi successi indimenticabili e ancora oggi suonati in tutto il mondo 'What a Wonderful World', 'Stardust', 'When the Saints Go Marching In' e 'Dream a Little Dream of Me'. L'omaggio di Rai Teche: il concerto alla Bussola
Nato il 4 luglio del 1900 a New Orleans ha raggiunto la fama inizialmente come trombettista, per poi affermarsi come uno dei più importanti cantanti jazz. Al suo funerale c'erano tutti: da Bing Crosby a Ella Fitzgerald, da Duke Ellington a Dizzy Gillespie, a Frank Sinatra. Peggy Lee, una delle cantanti preferite di 'Satchmo', questo era il soprannome di Armstrong, al funerale intonò The 'Lord's Prayer'.
Nipote di schiavi neri, la sua infanzia era stata segnata dalla povertà e dalla precarietà. Appena adolescente aveva cercato di aiutare la famiglia imparando a suonare la cornetta nella banda musicale di un riformatorio. Negli anni successivi, con un gruppo di coetanei, aveva suonato nelle strade e sui battelli lungo il Mississippi, guadagnando i primi soldi. Trascorreva il tempo libero ascoltando Bunk Johnson, Buddy Petit, Kid Ory. Joe 'King' Oliver fu la sua prima guida. E quando nel 1919 Joe Oliver lasciò la città, il diciannovenne Armstrong prese il suo posto in quella che allora era la migliore jazz band della Louisiana.
Nel '22 emigrò a Chicago, dove incontrò nuovamente Joe 'King' Oliver. Nel 1923 incise i primi dischi suonando come seconda cornetta nella band di Oliver. Grazie al secondo matrimonio (il primo nel 1918 era durato pochissimo) con la pianista Lil Hardin, Armstrong venne chiamato a New York per suonare la tromba con l'orchestra di Fletcher Henderson, la band afro-americana più famosa di allora. Fu con loro che iniziò a cantare, raccontando le storie di New Orleans.
Gli anni '20 furono quelli del successo definitivo di Armstrong, che fondò prima gli Hot Five e poi gli Hot Seven, dando alla luce canzoni come 'Potato Head Blues', 'Muggles' e 'West End Blues'. Il gruppo includeva Kid Ory (trombone), Johnny Dodds (clarinetto), Johnny St. Cyr (banjo) e la moglie Lil al piano. Con loro Louis iniziò anche a usare lo 'scat singing', imitando la musica con la voce.
Quando anche il secondo matrimonio naufragò, Louis tornò a Chicago e iniziò a suonare al Sunset Café dove ad ascoltarlo, spesso, c'era anche il boss Al Capone. Nel tragico 1929 della Grande Depressione Armstrong tornò a New York per suonare nell'orchestra del musical Hot Chocolate e iniziò a lavorare a Harlem nel 'Connie's Inn', il locale notturno più famoso dopo il Cotton Club.
Nel 1943, dopo diversi soggiorni tra Chicago e New Orleans, una terza moglie e una vita in tour, si stabilì definitivamente a New York, nel Queens. Si sposò una quarta volta e restò nella Grande Mela fino alla morte, entrando nell'Olimpo dello spettacolo con gli 'All Stars' composti da Earl 'Fatha' Hines, Barney Bigard, Edmond Hall, Jack Teagarden, Trummy Young, Arvell Shaw, Billy Kyle, Marty Napoleon, Big Sid Catlett, Cozy Cole, Tyree Glenn, Barrett Deems e il percussionista filippino Danny Barcelona.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale Armstrong si esibì con cantanti e musicisti più famosi, tra cui Jimmie Rodgers, Bing Crosby, Duke Ellington, Fletcher Henderson, Bessie Smith, e soprattutto Ella Fitzgerald. Apparve inoltre in molti film come comparsa o co-protagonista. Guadagnò la copertina del Time Magazine nel febbraio 1949. Nel 1964, quando aveva appunto già 64 anni, registrò una delle sue canzoni più famose, 'Hello, Dolly!'.
Il singolo si piazzò subito in testa alle classifiche, scalzando persino i Beatles dalla prima posizione. Tra i suoi successi indimenticabili e ancora oggi conosciuti e suonati in tutto il mondo vanno senz'altro citati anche 'What a Wonderful World', 'Stardust', 'When the Saints Go Marching In' e 'Dream a Little Dream of Me'.
Louis Armstrong a Sanremo (1968)
Il Sanremo del 1968 vide il debutto di Pippo Baudo alla conduzione del Festival insieme a Luisa Rivelli. Quell'edizione fu segnata anche dalla memorabile partecipazione di Louis Armstrong con un curioso retroscena. Si esibì infatti in una jam session non tenendo conto della durata limitata dei brani sul palco tanto che Baudo intervenne per interrompere lo show. Lo stesso Armstrong disse poi che per suonare una sola canzone era stato pagato troppo e pensava di doversi esibire per un tempo più lungo.
L'omaggio di Rai Teche: Armstrong in Italia
A cinquant'anni dalla morte di Louis Armstrong, Rai Teche rende omaggio all'artista che forse più di ogni altro ha reso popolare il jazz a livello mondiale, riproponendo su RaiPlay, nell'ambito dell'antologia ''I grandi del jazz'' , un suo concerto tenuto in Italia nel 1959 alla Bussola di Focette, e mandato in onda dalla Rai l'8 marzo del 1961.
Le immagini di repertorio, recuperate grazie a un nuovo riversamento effettuato dalla pellicola originale conservata negli archivi Rai, mostrano il grandissimo Satchmo ''sbarcare'' con il suo complesso davanti al celebre locale della Versilia, per poi lanciarsi in un'esibizione di oltre quaranta minuti, punteggiati da assoli e duetti travolgenti. In quegli anni Armstrong era accolto ovunque come un mito vivente, e come tale viene presentato ai telespettatori dalla stessa annunciatrice: ''Louis Armstrong non ha età, è nato quando è nato il jazz, e il jazz è nato quando è nato lui''.