Nuovi casi a Codogno dopo la riapertura della zona rossa. Il sindaco: "trend risale"
Dall'ultimo bollettino della Protezione Civile in cui i nuovi casi di Coronavirus in Lombardia sono saliti di circa 2500 unità, molto distanti dai 1.643 del giorno precedente, anche Codogno, epicentro del primo focolaio italiano, vede salire, anche se solo di 11 casi, il proprio bilancio. Negli ultimi giorni si era registrata crescita zero
Desta sconforto la notizia di nuovi casi di coronavirus a Codogno, paesino nel lodigiano, primo focolaio italiano a essere divenuto banco di test per le misure restrittive imposte dal governo. Dopo settimane di progressivo calo del trend e quattro giorni in cui si sono registrati zero casi, la riapertura della zona rossa potrebbe aver innescato nuovi contagi. "Abbiamo sei positivi in più - spiega Francesco Passerini, sindaco di Codogno e presidente della Provincia di Lodi. Nelle ultime giornate eravamo fermi a 268 casi. Un segnale che i divieti introdotti con la zona rossa avevano funzionato".
Codogno ripiomba nell'incubo con la speranza che il trend negativo sia estemporaneo e momentaneo: "Non è una bella notizia, probabilmente è un dato che recepisce alcuni ritardi di giorni passati, però comunque restiamo sotto la media rispetto ai picchi", commenta Passerini. "Vediamo cosa succede - dice - comunque la percezione è di una situazione non più come quella dei primi giorni di zona rossa, di emergenza continua. Vediamo un picco più che altro su Lodi, con un numero di ricoveri incredibile, bisogna capirne la natura perché i numeri sembrano davvero troppo alti, superiori ai casi positivi".
Codogno al centro dello studio sulle mappe genetiche
Virus partito dalla Germania
Il virus Covid-19, identificato anche come Sars-Cov-2, ha iniziato a circolare in modo nascosto già da fine gennaio in Europa e in Italia, prima che emergessero i prima casi di malattia a Codogno. Il punto di partenza di quella che è una vasta epidemia europea sono stati i casi tedeschi, rilevati tra il 24 e 27 gennaio, a cui sono collegati anche quelli italiani. Lo spiega Zehender Gianguglielmo della statale di Milano, il cui studio è stato ora pubblicato sul Journal of Medical Virology. Il lavoro, coordinato da Massimo Galli, ha analizzato il genoma del virus di tre dei primi 16 casi della provincia di Lodi del 20 e 21 febbraio. "La tempistica epidemiologica - osserva Zehender - mostra come i casi bavaresi abbiano preceduto la comparsa dei primi casi italiani di almeno un mese e suggerisce che quella emersa con il focolaio lombardo delinea un'epidemia di estensione europea". Le sequenze sono state pubblicate nella banca dati GISAID, a disposizione della comunità scientifica internazionale.
Codogno ripiomba nell'incubo con la speranza che il trend negativo sia estemporaneo e momentaneo: "Non è una bella notizia, probabilmente è un dato che recepisce alcuni ritardi di giorni passati, però comunque restiamo sotto la media rispetto ai picchi", commenta Passerini. "Vediamo cosa succede - dice - comunque la percezione è di una situazione non più come quella dei primi giorni di zona rossa, di emergenza continua. Vediamo un picco più che altro su Lodi, con un numero di ricoveri incredibile, bisogna capirne la natura perché i numeri sembrano davvero troppo alti, superiori ai casi positivi".
Codogno al centro dello studio sulle mappe genetiche
Virus partito dalla Germania
Il virus Covid-19, identificato anche come Sars-Cov-2, ha iniziato a circolare in modo nascosto già da fine gennaio in Europa e in Italia, prima che emergessero i prima casi di malattia a Codogno. Il punto di partenza di quella che è una vasta epidemia europea sono stati i casi tedeschi, rilevati tra il 24 e 27 gennaio, a cui sono collegati anche quelli italiani. Lo spiega Zehender Gianguglielmo della statale di Milano, il cui studio è stato ora pubblicato sul Journal of Medical Virology. Il lavoro, coordinato da Massimo Galli, ha analizzato il genoma del virus di tre dei primi 16 casi della provincia di Lodi del 20 e 21 febbraio. "La tempistica epidemiologica - osserva Zehender - mostra come i casi bavaresi abbiano preceduto la comparsa dei primi casi italiani di almeno un mese e suggerisce che quella emersa con il focolaio lombardo delinea un'epidemia di estensione europea". Le sequenze sono state pubblicate nella banca dati GISAID, a disposizione della comunità scientifica internazionale.