Bombardamenti e ultimatum a Nagorno-Karabakh. Presidente azero ad Armenia: "Ritiro truppe e scuse"
Il ritiro delle truppe e le scuse ufficiali sono le condizioni dettate dal Presidente dell'Azerbaigian Ilham Aliyev all'Armenia per interrompere i combattimenti nel Nagorno-Kharabakh, regione autonoma a maggioranza armena dove da una settimana sono ripresi violenti scontri
Dopo una settimana di bombardamenti su Stepanakert, la città autoproclamatosi indipendente dall'Azerbaigian e riconosciuta solo da tre stati non appartenenti all'ONU, è arrivato l'ultimatum del presidente azero, Ilham Aliyev, all'Armenia: "Interrompete i combattimenti nel Nagorno-Kharabakh e chiedete scusa. La leadership dell'Armenia dovrebbe pensare attentamente prima che sia troppo tardi", ha avvertito il leader di Baku, intimando alle forze armene di "lasciare i nostri territori, non a parole ma nei fatti". Razzi, morti e distruzione stanno segnando la regione di Nagorno-Karabakh contesa tra secessionisti armeni e forze azere.
"Erevan (Capitale dell'Armenia, ndr) deve riconoscere l'integrità territoriale dell'Azerbaigian, scusarsi con il suo popolo e ammettere che la regione contesa non fa parte dell'Armenia. "Il Nagorno-Karabakh è territorio nostro, dobbiamo
tornarci e lo stiamo facendo", ha affermato Aliyev.
Senza sbocchi sul mare, il territorio conteso potrebbe essere soltanto la scintilla di una escalation di violenza: una vera e propria guerra nel Caucaso meridionale che va avanti già da una settimana e che potrebbe deteriorare ulteriormente. Finora le ostilità erano rimaste circoscritte all'enclave armena in Azerbaigian del Nagorno-Karabakh e ora stanno coinvolgendo anche la seconda città dell'Azerbaigian, Ganja.
"L'Azerbaigian distruggerà gli obiettivi militari direttamente all'interno dell'Armenia dalla quale hanno luogo bombardamenti sui nostri centri abitati", ha detto il consigliere presidenziale Hikmet Hajiyev.
"Erevan (Capitale dell'Armenia, ndr) deve riconoscere l'integrità territoriale dell'Azerbaigian, scusarsi con il suo popolo e ammettere che la regione contesa non fa parte dell'Armenia. "Il Nagorno-Karabakh è territorio nostro, dobbiamo
tornarci e lo stiamo facendo", ha affermato Aliyev.
Senza sbocchi sul mare, il territorio conteso potrebbe essere soltanto la scintilla di una escalation di violenza: una vera e propria guerra nel Caucaso meridionale che va avanti già da una settimana e che potrebbe deteriorare ulteriormente. Finora le ostilità erano rimaste circoscritte all'enclave armena in Azerbaigian del Nagorno-Karabakh e ora stanno coinvolgendo anche la seconda città dell'Azerbaigian, Ganja.
"L'Azerbaigian distruggerà gli obiettivi militari direttamente all'interno dell'Armenia dalla quale hanno luogo bombardamenti sui nostri centri abitati", ha detto il consigliere presidenziale Hikmet Hajiyev.
NOW: Armenian armed forces are attacking densely populated civilian areas in Ganja, Barda, Beylagan and some other cities of Azerbaijan with missiles and rockets. Barbarism and vandalism. Sign of weakness and panic of Armenia's political-military leadership. #AzerbaijanStrong
— Hikmet Hajiyev (@HikmetHajiyev) October 5, 2020
Colpita Ganja, seconda città dell'Azerbaigian
"Gli attacchi contro Ganja indicano che l'Armenia è disperata e non esiterà a commettere crimini contro l'umanità", ha dichiarato il ministero degli Esteri turco, commentando gli attacchi lanciati dall'Armenia contro la seconda città più importante dell'Azerbaigian. Secondo il governo di Baku, nell'attacco almeno un civile è morto e quattro sono stati feriti.