Gli uffici di Falcone e Borsellino diventano un museo della memoria
Quando Falcone istruiva il cosiddetto processo Spatola, atto d'accusa al re del contrabbando, Borsellino indagava sull'omicidio del capitano Basile e la mafia uccideva il giudice Rocco Chinnici, i due magistrati vennero trasferiti in un'ala blindata del palazzo che venne chiamata "bunkerino".
Faldoni, una vecchia macchina per scrivere e trascrizioni animano il museo della memoria, allestito nelle stanze degli uffici del Palazzo di Giustizia di Palermo che nell'ottanta ospitarono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per motivi di sicurezza, in quegli anni, i due magistrati vennero trasferiti in un'ala blindata del palazzo che venne chiamata "bunkerino". I locali si trovano nel piano ammezzato e grazie al contributo di magistrati e personale amministrativo sono stati "ricostruiti" con gli oggetti dell'epoca. Su una scrivania si possono vedere ancora le fotocopie degli assegni sequestrati da Falcone durante un'inchiesta e gli atti giudiziari.
Alla cerimonia di inaugurazione del museo della memoria, presentato oggi nell'aula magna della corte d'appello di Palermo, hanno partecipato il presidente della giunta dell'Anm Matteo Frasca, il presidente della corte d'appello Gioacchino Natoli, la sorella di Falcone, Maria, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, il prefetto Antonella De Miro, il procuratore generale Roberto Scarpinato, il comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe De Riggi, il questore Guido Longo e numerosi magistrati palermitani.