Anteprima "È stata la mano di Dio": Sorrentino e Servillo difendono Napoli, bistrattata da Le Figaro
"Non saprei vivere da un'altra parte nel mondo, quindi amo profondamente questo terzo mondo", ha risposto Toni Servillo durante l'anteprima del film "È stata la mano di Dio" di Paolo Sorrentino. Il regista lapidario risponde al quotidiano francese 'Le Figaro': "Mi pare che Napoli si difenda benissimo da sola"
È trascorso poco più di un mese da quando Valerie Segond ha firmato un reportage, per il prestigioso quotidiano Le Figaro, raccontando la candidatura a primo cittadino di Gaetano Manfredi: attuale sindaco di Napoli. Nel contesto sull'allora ascesa del candidato - definito dalla giornalista un "Messia, che faccia meno politica e agisca di più" - è stata etichettata la città come il "Terzo Mondo in Europa", anche se "non si sgretola più sotto la spazzatura come nel 2008".
Parole riprese dai media locali e poco apprezzate dai napoletani. Così nel giorno della premiere "È stata la mano di Dio" di Paolo Sorrentino, film ambientato negli anni '80 nella Napoli folle per Diego Maradona, con il regista che ha girato persino nel suo palazzo, un commento ai protagonisti "sull'offesa d'oltralpe" è stato inevitabile.
"Ho, fortunatamente, tre film in sala di tre grandi autori campani ("Qui rido io" di Mario Martone, "Ariaferma" di Leonardo Di Costanzo ed "È stata la mano di Dio", ndr), quindi, mi sembra che il bilancio di questa città sia molto buono", ha difeso Toni Servillo. "Abito a Napoli e non saprei vivere da nessuna altra parte, amo profondamente questo terzo mondo", ha aggiunto l'attore nato ad Afragola a margine della conferenza stampa dedicata all'ultimo film di Sorrentino dove interpreta Saverio Schisa, il padre di Fabietto. Sorrentino è stato lapidario: "Mi pare difficile auspicare a dei cambiamenti per Napoli, non spero niente, mi sembra che Napoli se la cavi bene da molto tempo".
Sorrentino accantona subito la polemica perché l'emozione è tanta. Per lui ci sono 400 invitati al cinema Metropolitan, dalla Napoli che vinse il primo scudetto al Presidente della Camera Roberto Fico, il ministro della Cultura Dario Franceschini e lo stesso sindaco Manfredi. I numeri sono a suo favore, dal 24 novembre "È stata la mano di Dio" sarà distribuito nelle sale italiane con una cifra record di 250 copie e sul digitale tramite Netflix.
L'intervista a Paolo Sorrentino di Laura Squillaci
In questo film intimo ci sono riferimenti a Massimo Troisi regista, poco di Fellini che pure si vede. Il titolo è legato alla nota vicenda di Maradona ma anche alla storia di Sorrentino, perché fu proprio una partita del Napoli di Maradona a impedirgli di essere con i suoi genitori in montagna quando entrambi morirono per esalazioni di monossido di carbonio. Maradona e il regista non si sono mai incontrati: "Io l'ho visto un'unica volta a Madrid ma lui era distratto. Aveva passato una notte insonne e aveva avuto dei guai. Del film non sono mai riuscito a parlargli. Non era un uomo facilmente accessibile. Il mio grande rammarico è non poterglielo fare vedere".
Sorrentino è stato più prudente sulle candidature del film (agli Oscar e agli Efa): "Fa la sua marcia lenta e vediamo che succede, si vive alla giornata", dice il regista napoletano che potrebbe tornare a brillare a Hollywood, sette anni dopo il trionfo della Grande Bellezza. "Rispetto a sette anni fa c'è più consapevolezza perché ho capito come funziona e penso che ci sono così tante variabili che devono coincidere, variabili che non puoi controllare quindi devi sperare che la direzione la prendano da sole. È un processo lungo, complicato e poi è pieno di bei film", ammette "Le vie del signore sono finite".
Parole riprese dai media locali e poco apprezzate dai napoletani. Così nel giorno della premiere "È stata la mano di Dio" di Paolo Sorrentino, film ambientato negli anni '80 nella Napoli folle per Diego Maradona, con il regista che ha girato persino nel suo palazzo, un commento ai protagonisti "sull'offesa d'oltralpe" è stato inevitabile.
"Ho, fortunatamente, tre film in sala di tre grandi autori campani ("Qui rido io" di Mario Martone, "Ariaferma" di Leonardo Di Costanzo ed "È stata la mano di Dio", ndr), quindi, mi sembra che il bilancio di questa città sia molto buono", ha difeso Toni Servillo. "Abito a Napoli e non saprei vivere da nessuna altra parte, amo profondamente questo terzo mondo", ha aggiunto l'attore nato ad Afragola a margine della conferenza stampa dedicata all'ultimo film di Sorrentino dove interpreta Saverio Schisa, il padre di Fabietto. Sorrentino è stato lapidario: "Mi pare difficile auspicare a dei cambiamenti per Napoli, non spero niente, mi sembra che Napoli se la cavi bene da molto tempo".
Sorrentino accantona subito la polemica perché l'emozione è tanta. Per lui ci sono 400 invitati al cinema Metropolitan, dalla Napoli che vinse il primo scudetto al Presidente della Camera Roberto Fico, il ministro della Cultura Dario Franceschini e lo stesso sindaco Manfredi. I numeri sono a suo favore, dal 24 novembre "È stata la mano di Dio" sarà distribuito nelle sale italiane con una cifra record di 250 copie e sul digitale tramite Netflix.
L'intervista a Paolo Sorrentino di Laura Squillaci
In questo film intimo ci sono riferimenti a Massimo Troisi regista, poco di Fellini che pure si vede. Il titolo è legato alla nota vicenda di Maradona ma anche alla storia di Sorrentino, perché fu proprio una partita del Napoli di Maradona a impedirgli di essere con i suoi genitori in montagna quando entrambi morirono per esalazioni di monossido di carbonio. Maradona e il regista non si sono mai incontrati: "Io l'ho visto un'unica volta a Madrid ma lui era distratto. Aveva passato una notte insonne e aveva avuto dei guai. Del film non sono mai riuscito a parlargli. Non era un uomo facilmente accessibile. Il mio grande rammarico è non poterglielo fare vedere".
Sorrentino è stato più prudente sulle candidature del film (agli Oscar e agli Efa): "Fa la sua marcia lenta e vediamo che succede, si vive alla giornata", dice il regista napoletano che potrebbe tornare a brillare a Hollywood, sette anni dopo il trionfo della Grande Bellezza. "Rispetto a sette anni fa c'è più consapevolezza perché ho capito come funziona e penso che ci sono così tante variabili che devono coincidere, variabili che non puoi controllare quindi devi sperare che la direzione la prendano da sole. È un processo lungo, complicato e poi è pieno di bei film", ammette "Le vie del signore sono finite".